Questo disco nasce allorquando la parentesi del supergruppo CS&N (&Y) volge ad un primo stallo, ovvero nel 1972 e dopo l'uscita di  un ottimo disco live che pareva sancire la fine di quel che a suo tempo apparve quale un estemporaneo, sebbene folgorante, consorzio artistico. Per farla breve, Young è un loner nato e cresciuto mentre alla corte di Stephen Stills arriveranno i suoi "soliti" grandi session men, "prezzemolino" Chris Hillman e quasi quasi verrà tentato anche Bill Wyman per il progetto Manassas.

David Crosby e Graham Nash, invece, scelsero di continuare assieme l'avventura, e pubblicarono il loro debutto in coppia. Non è un disco azzeccatissimo, ed agli amanti del leggendario collettivo questo lavoro sembrerà pressoché una mezza delusione. Young a parte, è la mancanza del Texas cowboy Stephen Stills a pesare maggiormente, e dal punto di vista musicale e da quello compositivo. Di quel celebre terzetto, infatti, David e Graham costituivano le anime più contrapposte stilisticamente, gli antipodi, e cioè la psichedelia hippie ed il "post-powerpop frangettone". Pare dunque incombente il vuoto, l'assenza di Stills, capace col suo strumento e con la sua penna fatata di fungere da trait d'union tra i due eterogenei se non antitetici compositori, sebbene fossero grandi amici, e di tenere entrambi a briglie sonore tirate, riuscendo ad incorniciare la produzione dei due compagni dentro ad un perimetro di musica californiana e/o occidentale.

Come due controparti senza mediatore e moderatore, la distanza tra le suggestioni scaturenti dalle canzoni di Nash e di Crosby paiono non riuscire a trovare un collegamento fra di loro. E così ci si trova (sempre e comunque pressoché piacevolmente) costretti a passare da una marcetta true british ad un acquarello lisergico. Così è sin dall'inizio: il powerpop americanizzato di "South Bound Train" mal si mischia col jazz blues lisergico e stiracchiatissimo della seguente "Whole Cloth". La dolcezza infinita di Nash nel piccolo gioiello "Blocknotes" ed in "Strangers Room" sembra stridere col folk meditabondo ed anche esageratamente trasognato di "Where Will I Be?" dello smemorato baffone losangelino.

Occhio, i pezzi buoni ci sono eccome, e lo sdolcinato dandy dei poveri sa sempre fare la felicità di noi canzonettari, a partire dalla saltellante "Frozen Smiles". Quelle di Graham sembrano, ancora una volta, canzonette che poi magari scopri essere grandi canzoni, mentre per quasi tutto il disco pare l'ex-Byrds a difettare, perlomeno fino a quando non arriva "Games", in cui ritrova il suo mood e la sua migliore espressione. Ecco che Crosby si riscatta alla grande con la deliziosa blues ballad "Girl To Be On My Mind", caramello tiepido che ti cola addosso, e con la desertica, sudata, assetata, disidratata, Stillsiana direi, "The Wall Song", ed il peyote ha nuovamente una ragione artistica per essere consumato.

Nash regge il livello del suo compare e piazza la conclusiva "Immigrant Man": il rock Nashiano è sempre merce non consueta, di impatto sonoro ed emotivo sempre inferiore a quello dei rockers puri, ma in questo episodio Nash rende a dovere, non c'è che dire, grazie ad un'intelaiatura intrigante ed all'apporto di Crosby, il quale ci mette sopra un sapiente jingle jangle, roba a cui è stato addestrato a dovere, si direbbe.

Un disco fatto di belle canzoni ma di caratura inferiore a quel che fu nel recentissimo passato, un lavoro per metà irresoluto e scollegato, difetti ai quali i due dimostrano (tardivamente) di saper porre rimedio venendosi incontro, nel pressoché riuscito (tardivamente) tentativo di colmare il gap stilistico e d'atmosfera tra di essi. Vuoto anche sonoro, che i due proveranno a riempire dando fondo alla propria esperienza, non potendo ricorrere ad amici-intermediari.

Il risultato è quello che è, ma è incoraggiante per i prossimi tentativi. I due, infatti, continueranno ad incidere insieme, con o senza Stills e Young.  E' solo che, nell'immediato, David Crosby (e l'altro David, Geffen) vorranno qualcosa di più delle resta di un supergruppo. Qualcosa di più ambizioso.

I Byrds, insomma, riproveranno a volare assieme. Tardivamente.

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