Gli albionici Cubanate esordirono nei primi anni '90 e furono tra i fautori di quel rock industriale tanto caro a mostri sacri quali Ministry, Nine Inch Nails e Skinny Puppy. Chitarre taglienti come spade, sintetizzatori e sostenuti ritmi techno.

Il cantante Marc Heal è sempre stato un personaggio burbero, noto per le sue invettive contro il mondo intero e per la sua megalomania. Ai tempi, ricordo, era solito inveire contro rockettari e metallari rei, a suo dire, di non comprendere la grandezza della musica elettronica. Famosa, in questo senso, la partecipazione del nostro a una trasmissione radio diretta dal gioviale Bruce Dickinson (Iron Maiden), occasione nella quale Heal sfogò il proprio risentimento contro gli amanti del metallo pesante.

Il gruppo ha prodotto cinque album ma, nonostante la discreta validità della proposta, non ha mai raggiunto il successo che forse meritava.

"Barbarossa" vede la luce nel 1996 e, nel bene come nel male, ricalca gli stilemi techno-industrial-rock ben collaudati e definiti nei precedenti capitoli. Il disco è un concentrato di rabbia, odio e frustrazione. Dalla prima all'ultima traccia, infatti, possiamo udire potenti beat techno, chitarre abrasive e una voce ringhiosa. Canzoni come "Vortech I" , "Barbarossa" e "Joy" si dimostrano autentici attacchi al vetriolo. Nessun compromesso con forme di grunge, crossover e altri generi che ai tempi andavano per la maggiore. Unico difetto: nei Cubanate la componente techno è quella predominante. I beat vengono usati con assidua frequenza e , sicuramente, questo aspetto distanzia la band dai nomi citati all'inizio della recensione. Eppure la claustrofobica tensione sprigionata da "Barbarossa", potrebbe fare a gara con le malate sonorità di Al Jourgensen & company, anche se i maestri rimangono qualche gradino al di sopra degli alunni. Non si tratta certo della migliore espressione in ambito metal-industrial, non dite a Heal che ho usato questo termine, ma è innegabile l'impegno e la dedizione del gruppo inglese.

Se volete ballare e fare headbanging, qui c'è tutto il necessario.

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