Dopo gli anni degli esordi esoterici e sperimentali, i Current 93 di David Tibet diedero una svolta decisiva al loro corso creativo con "Swastikas for Noddy", un album controverso che ufficializzò i paradigmi della cosiddetta Chiesa dell'Apocalisse di Noddy e fece virare la musicalità del progetto verso il cosidetto apocalyptic folk. Il genere, detto per inciso, che dagli anni '90 in poi caratterizzò la galassia ruotante attorno a Tibet e ai vari colleghi del suo entourage ripulendo all'essenziale un sound fatto di chitarre acustiche, violini e flauti che in forma di ballad lascia spazio alle voci per cantare lunghe litanie.

In "Swastikas for Noddy" l'elemento esoterico permane più che altro nei testi e nelle filastrocche che intermezzano in vari momenti l'album, spesso con un tono più beffardo che realmente filologico. I riferimenti a Crowley e ad altre figure più o meno legate all'universo parallelo delle sette e dei movimenti alchemici diventano marcati, con tutta una serie di evidenze enigmatiche ed emblematiche che non lasciano capire quanto seria sia stata la fondazione della Chiesa di Noddy.

Si passa dalle schitarrate della oscura "Coal Black Smith" e della ridondante "Beau Soleil" - con trasversale riferimento a Bobby Beausoleil, uno dei personaggi chiave della setta Manson - alla ninna-nanna nichilista di "Since Yesterday" - già portata al successo negli anni '80 in versione pop dalle Strawberry Switchblade; e dai lamenti sperimentali di "Panzer Rune" ai sarcastici formulari cripitici di brevi rituali come "Valediction", fino alle volutamente infantili folkeggiate di "(Hey Ho) The Noddy (Oh)" o "Scarlet Woman", che sembrano quasi delle conte per giocare a nascondino. Il tutto con un condimento altalenante di arrangiamenti artigianali e minimalismi ossuti, che andarono a perfezionarsi negli album successivi, pur lasciando sempre un senso di incompiuto paraculistico che è diventato la vera cifra stilistica di David Tibet.

Certo è proprio in album successivi come il pregiato "Thunder Perfect Mind" che questa provocazione si diluisce e assume contorni più acculturati e poetici, lasciando alle spalle vagheggiamenti psico-politici in bilico tra serio e faceto. Un disco di svolta, questo "Swastikas", che ha pagato un prezzo alto per dare modo ai suoi creatori di traghettarsi verso un lido nuovo: lido che del resto ha garantito loro lunga sopravvivenza.

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