La copertina è solo leggermente modificata rispetto a "Homework" l´esordio del 1996, fattore scatenante della scena francese (Air, Cassius, Modjo). Cinque anni dopo il seguito. Se ancora hanno il gusto per le dinamiche secche tipo Kraftwerk, i suoni analogici ed i campionamenti di chitarre come in "Aerodinamic" molto è andato perduto della originaria freschezza. Cinque canzoni su 14 sono cantate (troppe), non solo uniche frasi ripetute come in "Around the World" da "Homework", ma vere e proprie canzoni; ben 5 canzoni hanno un testo articolato riportato addirittura nel booklet! Ma quando un testo non dice nulla, è brutto, perchè riportarlo? Ego malato? È così che si giustificano le canzoni cantate direttamente da T. Bangalter e da G.M. de Homem-Christo? è per questo che cantano in maniera pessima 3 canzoni loro stessi? Non erano questi i Daft Punk di "Homework"; va bene evolversi, necessario anzi, ma non in peggio. Le canzoni cantate sono inutili "One more Time" è una canzone del sabato sera, cantata invece da Romanthony (chi è???), qui anche coproduttore ( con brutta voce à la Eiffel 65!) che riesce a rovinare alla fine anche "Too Long". "Digital Love" cantata dai Daft Punk stessi con voce à la Buggles, fastidiosa. A parte le autocitazioni e le citazioni dai Kraftwerk e dall’elettronica 80’s, il disco è brutto, lo abbiamo ascoltato più volte aspettando che ci prendesse, ma non ha il carattere. Le canzoni cantate irritano e gli strumentali non hanno le palle. La produzione ovviamente è ineccepibile, ma mancano le canzoni. È questo i problema. Non ci è rimasto niente.
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