Mi capita ormai sempre più spesso di essere fermato per strada, al supermercato o mentre il cane mi porta a fare i bisognini, da gente che mi pone più o meno le stessa domanda:

"Perché, Bartleboom, all'alba del terzo millennio, ti ostini ad ascoltare muffa-rock?"

Finora mi sono limitato a trincerarmi dietro un ostinato "No comment", oppure a mimetizzarmi tra i culatelli del reparto salumi, ma oggi ho deciso di infrangere il bozzolo di silenzio in cui mi sono autorelegato e dire cosa penso.

Io penso che certe cose, in musica come nella vita, sono come le tette.
O le vongole nella pasta con le vongole.O i soldi. O lo spazio in casa. O i GB liberi nell'hard disk. O la carta igienica. O il vino. O la benzina nell' auto. O i parcheggi, gli pseudoparcheggi o le aiuole parcheggiabili in centro. O i colleghi che ti diano cambi turno. O le osterie. O le sagre paesane.**
Insomma: non ce n'è mai abbastanza

Puoi anche conoscere a memoria Led Zeppelin I, II, III, IIII; IIII, IIIII e IIIIII.
Puoi anche aver chiesto al tuo amico chitarrista di insegnarti come si suona "Smoke On The Water" e tutte le volte che lo vai a trovare ti metti lì con la faccia da tonto a fare "Da! Da! Daaaa! ...Da! Da! sdleeeng! - cazzo ho sbagliato!" mentre lui ti parla dei suoi problemi.
Puoi anche avere lo zio fricchettone che ha visto dal vivo Hendrix senza avere assunto allucinogeni.

Poi, però, dalla piovosa Portland, stato dell'Oregon,  arrivano sti quattro pulciosi con certi baffi, ma certi baffi, che ti viene voglia di buttare per sempre le lamette.

Li guardi, e nella testa ti si forma tutto un nugolare di pensieri e parole, opere e omissioni: "Sudore, whiskey, petto nudoGilda Texter che va in moto nuda in "Vanishing Point", sigari puzzolenti, scritte oscene sui muri del bagno, tramonti, peli pubici femminili rasati a forma di stella marina, risse da bar, stanze di motel, donne di facili costumi a tariffe popolari".

Ascolti questo quasi palindromico "UnonoU" ('08), che dei Danava è il secondo full length, e ci puoi quasi giocare a "Indovina Chi?".
Ci sono distorsioni telluriche à là Blue Cheer ("A high or a low"), ma anche tastieroni a dir la verità un po' invadenti e cafoni ("Where beauty and terror dance") e qualche trombetta che un po' fa storcere il naso e un po' no. Ci trovi brandelli di dell'hard rock tirato e un po' oscuro della Flower Travellin Band e qualche reminiscenza dell'heavy medal primordiale, quello anni '80, che a volte assomiglia tanto ad un miscuglione ben riuscito di hard rock, punk e distorsioni pesade ("The emerald sword of sleep"). Qualche effettuccio space (nemmeno troppi a dir la verità) e il 4/4 in battere, fotonico e stordente, degli Hawkwind ("Spinning Temple Shifting") E, ancora, i giri di Iommi, qualche linea vocale presa in prestito dall'Ozzy d'annata e un plagio-omaggio clamoroso ad "Achilles Last Stand" ("One mind goes separate ways").

Insomma: un vero e proprio manifesto del muffa rock più voncio e polveroso.
Il manuale del perfetto rockettaro reazionario.
La guida pratica alla calligrafia della musica rocciosa anni '70.

Assolutamente non indispensabile.
Ma quante volte ti sarebbe piaciuto avere ancora una vongola nel piatto? O spazio in casa? O GB liberi nell'hard disk. O carta igienica? O vino? O benzina nell' auto? O parcheggi, pseudoparcheggi o aiuole parcheggiabili in centro? O colleghi che ti diano cambi turno? O osterie? O sagre paesane?

 

** Un sentito ringraziamento a Jurix e Alfredo.

 

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