Ascoltare questo disco nelle giornati piovose è particolarmente sublime. Non che non lo sia anche nelle giornate soleggiate, ma la sua bellezza la sua capacità di infatuare viene mostrata attraverso le giornate piovose, perchè bastano i primi accordi per parere di essere in una giornata estiva.

"Charmin" è l'album di una giovane chanteuse francese Daphné, che ha la straordinaria capacità di mettere il sorriso a chiunque lo ascolti e proprio per questo lo si apprezza di più durante i momenti tristi. Non è pop e per questo è ancora più incredibile, è una musica rarefatta, spesso affine ai mondi di Kate Bush o Nina Simone: in cui jazz ed elettronica si mischiano per non lasciare scampo in un elisir di bellezza compositiva davvero impressionante.

La voce della giovane cantautrice si rivela davvero unica, a metà tra il falsetto kate bushiano e la classica lolita francese: piroetta, sale, scende, compie acuti, in una girandola di suoni gutturali da non lasciare indifferenti. Niente sperimentazioni avant-garde alla Yoko Ono, per carità, quindi chi è in cerca di cripticità e sperimentazioni davvero incredibili non troverà nulla in questo disco, ma per chi ama la musica in tutta la sua generalità e completezza non potrà non essere attratto dal secondo album di un'artista da tenere d'occhio. Si ha comunque un grande eclettismo davvero personale e creativo: soul, pop, jazz, indie, alternative rock, elettronica, classica, clavicembali, canzone d'autore: un miscuglio che si adatta perfettamente alla ugola dal taglio jazzy che la giovane ci propone. Basta l'incipit "Musicamor" per sentire i grilli estivi: chitarra spagnoleggiante, rimandi dei Gotano Project, per poi tuffarsi in una canzone acustica molto riuscita, sorretta da decisi colpi di batteria. Spunto latino, quasi etnico, per una canzone che ha la potenzialità di essere un successo radiofonico: in patria, infatti,  è primo singolo e hit, uno dei rari casi in cui classe e business camminano a braccetto.

Quindi "Big Daddy Boy", brass Bjorkiano era "Drawing Restraint 9" e voce ancora personalissima, che in questo frammento ricorda non poco la nostrana Meg. Molto diverso dal precedente e molto più sperimentale e jazz, il pezzo è un quasi capolavoro: batteria e basso che marciano, carillon e maracas che entrano timidamente, archi a condire il tutto. Billie Holiday regna sovrana.

"Abracadabra" è introdotta dall'intercedere quasi valzereccio, di imponenza wagneriana con Daphné che rischia con la voce quasi operesca, riuscendo tuttavia a centrare il bersaglio, mentre si perde in un jazz-rock che riesce a coincidere anni '50 e 2000 con estrema facilità. La successiva "Declaration A Celui" è incredibile: uno dei picchi dell'album, una dolcissima canzone d'amore acustica, con qualche intervento di tablas, batteria e clarinetto.

A questo punto del disco si è già in aperta campagna, persi nel blues di Daphnè: la vedi danzare con un abito campagnolo, in mezzo a campi fioriti e farfalle che le volano intorno. Improvvisa qualche goffo passo di danza classica, ma è comunque aggrazziata e sensuale. "Mourir d'un oeil" è una salda ballata costruita sul tintinnio di un carillon insistente e di incredibile goduria. La ragazza mostra la sua sensualità con la voce, femminile e lolitesca, ma anche molto matura. Quando finisce la canzone ci si commuove: è il turno di "Les Phenix", una bellissima canzone d'amore (consigliatela alla vostra ragazza...vi sposerà!): semplicemente acustica e dolce, dove gli archi entrano abbracciando la gracile Daphnè, che solo sul ritornello si destreggia in un aggrazziato pianoforte.

Con "L'Homme Piano", Kate Bush squarcia l'orizzonte: clavicembalo e  falsetto "Wuthering Heights" per una breve e godibilissima canzone rurale.

E il secondo singolo "Le Petit Navire", assolutamente irresistibile nella sua frivolezza estiva con dolcezza tipica francese: trombette allegre e simpatiche, ritornello godibilissimo e orecchiabile.

Si è ammaliati a questo punto, i papaveri danzano al ritmo delle melodie rustiche di questa talentuosa donna, quando, quasi per gioco, ci offre a conclusione del disco i quattro migliori pezzi della sua carriera: "Penny Peggy", incredibilemente malinconica e scarna con il suo andamento acustico fa male al cuore, è dura e strazia. Ispirazione Fiona Apple.

"Les Yeux Commanches" non può non ricordare "Medùlla" di Bjork, per l'acappella, le voci corali che accompagnano il tutto, incredibile, nonostante la brevità.

"Par La Fenetre" è la canzone che avrebbe scritto Tori Amos se fosse più romantica: qui ci sono le emozioni della rossa cantautrice inglese: pianoforte spettrale, archi che entrano e accompagnano la splendida voce di questa enfante terrible. Turba: è completamente diversa dagli altri pezzi dell'album, ma è estremamente bella. Bellissima.

Chiude "Le Sogne De Neptune": Spettrale canto delle sirene su una chitarra acustica che pizzica la pelle: pizzica come la pioggia estiva.

Infatti il disco sta per finire, ricomincia a piovere.
Fa freddo.
Ma basta rischiacciare "Play" per rituffarsi nell'estate.

Elenco tracce e video

01   Les Phénix (03:34)

02   Musicamor (03:38)

03   Big Daddy Boy (03:46)

04   Abracadabra (04:17)

05   Déclaration à celui (03:33)

06   Mourir d’un œil (03:49)

07   L’Homme piano (03:01)

08   Le Petit Navire (03:41)

09   Penny Peggy (04:00)

10   Les Yeux comanches (02:09)

11   Par la fenêtre (03:38)

12   Le Songe de Neptune (04:43)

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