Siamo nel 1992. Primo album per questo combo tedesco, che propone un doom-metal con evidente influenze sabbathiane ma non per questo scontato, anzi. Ritmi lenti e pesanti, atmosfere cupe e avvinghianti, il tutto condito da sferzate di tempi serrati e veloci che fanno la comparsa in quasi tutte le canzoni.

Molto buona la parte chitarristica sia sui pezzi veloci che sui tempi più tipicamente doom; assortito il drumming che spazia fra vari approcci, magari non sempre azzeccatissimi, ma che propone originali cambi di tempo e una discreta potenza; un po' in ombra il basso (coperto a volte anche dall'accordatura bassa e pesante delle due chitarre) ma che contribuisce a creare l'oscura atmosfera musicale.

Discorso a parte per le parti vocali di Christian Martens, che possono o meno incontrare le simpatie dell'ascoltatore a seconda dei gusti, ma che dal mio punto di vista si sposano bene sia con le parti cadenzate che con quelle più ritmate.

Molti a mio parere gli episodi memorabili dell'album, a partire dalla prima "Below The Holy Fatherlands", cadenzata e tetra all'inizio che poi si trascina furiosa verso il finale, sino alla magnifica "The Atmosphere" che chiude il disco con i suoi 7 minuti e mezzo di passaggi lentissimi arricchiti da arpeggi fluttuanti che rendono ancora più medievale l'alone che questo lavoro ci lascia.

Stupendo il doppio episodio "Black Literature" - "Inside The Sunburnt Thoughts Of Frost", incollate come per magia da un melmoso passaggio di organo.

Si arriva poi al momento secondo me più elevato di tutto il disco con "Father Legatus-Of Symbols, Nature And Birth", dove lo struggente pessimismo che pervade tutto il pezzo si conclude con l'invocazione "Bury my soul in the ash of the candle you light' urlata all'inizio e sussurrata nel finale.

Parlando dei testi, stupenda la connivenza (che fa da filo conduttore attraverso tutte 10 le tracce) tra un paganesimo medievale ed una profondità religiosa ("Black Literature", "Medina's Spell") che non scade mai nella banale rinnegazione ma assume un velo ancora più mistico impregnato dalla presenza magica ("Wizardry Assemblage", Beyond The Dragon's Eye) di un occultismo che prende spunto dalla natura e dalla mitologia celtica.

Non ci sono riempitivi in questo lavoro dei Dark Millennium, ed anche la breve "Disillusion" è un pietra che con la sua malinconia sfuggente si incastona perfettamente nel gioiello qual'è "ASHORE THE CELESTIAL BURDEN".

Un disco in definitiva che consiglierei assolutamente agli amanti del genere, dal mio modesto punto di vista un capolavoro assoluto.      (Jx)

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