1988 A. D.
Probabilmente non lo scorderò mai. E, questo, per una serie di ragioni. La prima, tra tutte, era il divieto assoluto di frequentare certi postacci come sale giochi e/o bar impostomi da quelli che chiamo "mamma" e "papà". Divieto che, francamente, ho sempre ignorato pur avendo solo 8 anni. Seconda, questo videgame è stato il mio PRIMO videogame. Quella che ha dato inizio all'ascesa dell'adrenalina da videogame da bar, con una predilezione particolare per i picchia duro. Terza: non so perché ma, DragonNinja era, all'epoca, il gioco più affollato all'interno del bar nel qual mi rintanavo, prima di andare a scuola e prima di rincasare dopo la scuola (andando ad accumulare ritardi mostruosi sulla tabella di marcia).
Non so neppure io quale forza arcana attrasse il mio spirito e corpo verso quel gioco ma, cazzo, me ne innamorai. Tutti attorno a guardare mentre il protagonista menava mazzate a destra e sinistra a tutti i milioni di ninja che gli saltavano addosso.
A quell'epoca (e anche dopo) ci capivo poco, anche perché, a disposizione, avevamo la versione giapponese nella quale, all'inizio del gioco, appariva il faccione di uno strano tizio che ci diceva quali erano gli ordini da eseguire. Tutto rigorosamente in lingua giapponese.
Bene, fatta questa premesse, ho dovuto aspettare un po' di tempo per riuscire a capire che cazzo dovessi fare, oltre che spaccare il culo agli innumerevoli ninja blu, rossi e neri che sbarravano la strada al "Ken Shiro" di turno (così soprannominato per la possibilità di espandere la propria forza ai limiti estremi, concentrando il proprio colpo in un unico possente micidiale pugno!!!!!!).
Tornando a noi, la storia è molto semplice. Storia che avrebbe potuto ispirare uno tra i tanti Hollywoodiani film di mazzate, con protagonisti i vari Jan Claude Van Damme e soci. In sostanza, il presidente degli U.S.A. ("Ronnie", chiaro riferimento a Ronald Regan) è stato rapito dal clan dei ninja. Clan mafioso il cui capo è, appunto, DragonNinja (nonché boss finale). Invece di chiamare le forze speciali, la SWAT, l'esercito o i Marines, la Casa Bianca, che più bianco non si può ("Omino Bianco", sei un Nerd!!!!), decide di ingaggiare due fighters: "Striker" e "Blade" che, praticamente, sono identici (saranno gemelli?) e, il cui unico punto di differenziazione tra i due è la t-shirt (una azzurra, l'altra verde).
Game playing molto, ma molto elementare. In sostanza, tutto basato sul dare mazzate a chiunque (uomini, donne, cani), con l'ausilio dei propri pugni e, a volte, con alcune armi che beccavi sul percorso (nunchaku o pugnali). E, se avevi un po' di culo, riuscivi anche a farti un drink a metà strada per ricaricarti un po' di energia, grazie all'altrettanto energica lattina di "Coca Cola" (così battezzata da noi giocatori).
Gioco a scorrimento orizzontale, con l'unica possibilità di poter saltare sul piano inferiore o superiore, a seconda se decidevi di voler pestare o non voler essere pestato. Game playing elementare, basato esclusivamente sull'utilizzo di due pulsanti, uno per il salto, l'altro per il pugno (o calcio, a seconda della posizione. In genere, per aria, volavano calci).
7 livelli, infinite probabilità di crepare, poche di sopravvivere e infiniti ninja da menare (tra i quali, oltre agli inutili ninja azzurri, vi era quel bastardo shinobi che saltava come una molla, la ragazza che correva come una forsennata a destra e sinistra, il ninja rosso che si infiammava e i cani, pure loro, a morderti palle e arti).
7 boss, ognuno da affrontare in maniera specifica. I primi tre non particolarmente difficili (ai quali avevamo dato anche dei soprannomi...). Il ciccione che sputava fiamme, il ninja armato di artigli alla fine della seconda stage, mentre ti ritrovavi su di un camion e venivi assalito da tutti e da tutto (mitica la song da sottofondo!). Terzo livello, nelle fogne, boss finale una specie di ninja moltiplicatore che, oltre a moltiplicarsi, non poteva sperare che prendere un sacco di mazzate. Una volta impratichiti in questi primi 3 livelli, iniziavi a pensare di essere diventato bravo.
E invece no, perché i cazzi amari (o, meglio, "i volatili per diabetici", tanto per parafrasare uno dei tanti eufemismi del mitico Lino Banfi) iniziavano dalla quarta stage in poi, ossia dalla foresta, laddove incontravi i ninja più pericolosi e, soprattutto, quei cazzo di cani che abbaiavano e ti mordevano. Non riuscivi a fare tre passi che crepavi e, per riuscire a trovare una maledetta lattina di Coca Cola, dovevi fare i salti mortali! Per non parlare del boss finale, una specie di demente sottosviluppato e calvo, ricoperto di un'armatura, quasi volesse imitare Robocop, che urlava come un coglione "Aaah!!!!" ad ogni colpo che sferrava. Colpo che, se andava a segno, ti faceva crepare all'istante.
E così via, passando tra un "tranquillo" viaggio sui vagoni di un treno, per poi ritrovarsi nelle grotte ad affrontare l'odioso "boss ballerino" (quante bestemmie saranno volate per riuscirlo a finire?) e, infine, il covo di DragonNinja, nel quale, oltre ad essere pieno zeppo di ninja e compagnia, ci ritrovavi le brutte copie dei boss finali! Li dovevi riaffrontare tutti, daccapo, per poi riuscire a giungere in salute (col piffero!) al boss dei boss, DragonNinja, il quale si trovava appostato su un elicottero che scendeva e saliva. Boss con una maschera da Oni e un'armatura da Samurai, boss invincibile, dato che il suo livello di energia era semi-illimitato mentre il tuo era molto limitato. Senza contare che i nostri colpi, quando andavano a segno (che culo!) gli facevano il solletico; i suoi, invece, erano abbastanza letali. Che bastardo!
Quante bestemmi mi ci saranno volute per riuscire a giungere a quel fottuto boss finale per poi aprirgli un altro buco in fondo al sedere? Non so. Anche perché, le bestemmie, non potevano di certo essere commisurate alla montagna in quantificabile di 200 lire che contribuivano ad alimentare gli introiti del bar.
Fatto sta che non sono mai riuscito a gustarmi il finale, salvo poi quando, diversi anni dopo, grazie al MAME32, ho scovato la Rom, l'ho caricata, e mi sono detto: "Vi spiezzo in due!". Ergo, finalmente, gustare il finale. Finale idiota, nel quale, i due "bad boys", dopo essersi rotti il culo e rischiato la vita per salvare il loro presidente, ricevevano una sorta di cerimonia e tanti saluti a tutti.
Ma che ci volete fare.... La nostalgia è una bella cosa e io sono un nostalgico. Anche questo alone di mistero ha contribuito a far crescere una discreta fama del gioco che, tutt'oggi, rimane uno dei più grandi picchia duro a scorrimento primordiali mai esistiti (assieme a "Double Dragon" e al micidiale "Final Fight", nel quale, la violenza, iniziava a diventare sovraumana).
Gioco che non può permettersi di beccarsi il massimo dei voti (anche perché la grafica era abbastanza penosa. Ma siamo nel 1988, che cazzo volete?). Gioco che, però, mi riporta in mente parecchi ricordi, in primis quello che potevo ancora frequentare i bar prima di scoprire che ogni cibo ingerito, attualmente, può rivelarsi come un'arma letale. Periodi nei quali i ragazzini erano liberi di scorazzare per le strade. Periodi in cui i giochi con i super-pixel tali da sembrare reali e da rincoglionire i ragazzini e, al contempo, renderli più obesi di Obelix, sono ormai un (tra)passato ricordo.
Tutto molto bello. Ma le 5 stelle non te le do' comunque....
Carico i commenti... con calma