“E Satana rispose al Signore: «Pelle per pelle; tutto quanto ha, l'uomo è pronto a darlo per la sua vita. Ma stendi un poco la mano e toccalo nell'osso e nella carne e vedrai come ti benedirà in faccia!». Il Signore disse a Satana: «Eccolo nelle tue mani! Soltanto risparmia la sua vita».” (Giobbe, I, vv.4-6).

Questa è la storia di David Ackles che, nonostante tutto, non alzò mai il pugno contro il suo Signore e fu uno dei più grandi cantautori americani, ma lo sanno in pochi.

Il Signore dà, il Signore toglie, ti getta nella vita e distribuisce i ruoli. Ed è meglio non giocarci a dadi.

Si sa: non possono avere tutti la parte del protagonista e anche gli altri ruoli principali vengono presi in fretta. Allora è meglio non distrarsi se non si vuole finire a fare la comparsa, nella vita.

E David non era destinato ad essere protagonista ma neanche fare la comparsa; nato in una famiglia di artisti, ha assaggiato presto la polvere del palcoscenico: a quattro anni già si esibisce in duo con la sorella.

“My dad played the bass, and mum played the drums, and I played the piano, and Jesus sang the song” (Family Band)

E così ecco il ruolo perfetto per lui: l’amico del protagonista.

Rusty è un bel cagnone, vanno forte i cani in quegli anni (siamo nel ’49) ci fanno i film ed i telefilm; su Rusty ne fanno sette. Il padrone di Rusty è un bel bimbetto, Danny Mitchell, e Danny ha un amico, Tuck Worden . Tuck è il nostro David (anche se il suo nome non verrà accreditato). Ma Rusty non è Rin tin tin e neanche Lassie, così – dopo un po’- sparisce e non saranno in molti ad accorgersene. Perché pure tra i cani non tutti possono essere protagonisti.

E già: il Signore dà e il Signore toglie. Lui distribuisce i ruoli ed io ho il sospetto che si diverta un mondo a farlo.

"Love is not that way, dear God he'll play" (Candy Man)

Così ecco pronto il secondo ruolo per David: il magnifico perdente.

Ah quanto amo i “beautiful losers”!

Anche a Chiara piacevano quelli belli e perdenti. Io le rubavo le birre nei supermercati. Ma lei era bella ed io solo perdente. Così, alla fine, ha sposato un dentista. Ma questa è, davvero, un’altra storia.

E, allora, David prima sbanda, conosce anche il riformatorio; poi incontra la poesia, vola fino in Scozia. Ad Edimburgo studia letteratura inglese e filologia germanica. Tornato in patria, frequenta i corsi di tecnica e storia del cinema presso la University Of Southern California.

Poi fa di tutto: pianista di piano bar, venditore di automobili, giardiniere, addetto alla sicurezza in una fabbrica di carta igienica (!), detective privato. Fino a quando, indagando sulla gente sbagliata, gli capita di pestare una merda troppo grossa e si trova a rischiare persino la vita, allora decide che è meglio tornare alla musica.

“I met a man, a fine young man, in a broken down jail, And he told me "Friend, don't be afraid to live. You know it doesn't matter if you fail" Then he smiled” (Out on The Road).

Jac Holzman è uno che ha naso. Ascolta David e si rende conto che il tipo ha talento, lo prende alla Elektra e cerca di far interpretare le sue canzoni a qualcuno dei suoi artisti. Nessuno va bene. Alla fine decide che, ok, se le canterà da solo quelle sue canzoni.

E’ il 1968, David ha 31 anni e pubblica “David Ackles”, il suo primo LP. E 31 anni sono tanti nell’epoca in cui si scopre il business della giovinezza.

E’ bellissimo “David Ackles”. Fidatevi. Se non lo avete mai ascoltato, cercatelo: è bellissimo. Dentro ci sono canzoni come “His Name Is Andew” o “The Road To Cairo”.

Poi ne incide altri due, “Subway To The Country” ed “American Gothic”, altrettanto belli, per qualcuno anche di più.

Testi che sono cazzotti e musiche che accarezzano graffiando.

Ma non basta. Non basta il plauso della critica né l’apprezzamento dei colleghi. Qualcuno interpreterà i suoi pezzi, gente famosa come Julie Driscoll o Harry Belafonte, si scomoda persino Bernie Taupin per produrre “American Gothic”. Ma niente: il successo non arriva.

La Elektra lo scarica.

“Se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremo accettare il male?” (Giobbe II, v.10)

Clive Davis è il presidente della CBS/Columbia. E’ uno che ha naso. Ha ascoltato “American Gothic” e ne è rimasto folgorato. Decide che David sarà il “nuovo Leonard Cohen”.

Ma quello è un ruolo da protagonista, non è la parte per David.

E, insomma, David si mette al lavoro per il suo quarto disco. “Five & Dime”. David vuole comporre un affresco, un piccolo concept sulla vita di tutti i giorni. Piccole istantanee di gente comune nell’America del 1973. Non va agli studios, le registra in casa con un quattro-piste. E’ il solito David Ackles: classe cristallina, arrangiamenti raffinatissimi (Van Dyke Parks?), stavolta un po’ meno barocchi, parole, musica e quella voce. Quella voce tra Scott Walker e Fred Neil,. Quello stile un po’ Leon Russell ed un po’ Leonard Cohen ed un po’ Randy Newman. Il suo baritono profondo ed espressivo. E i testi sempre straordinari, forse solo un poco meno duri di altre volte.

Qualcuno dice che questo è il suo disco più debole. L’unica pecca di “Five & Dime” è di venire dopo tre capolavori assoluti come “David Ackles”, “Subway To The Country” ed “American Gothic”, ma quanti cantautori darebbero l’anima per un disco così? “Aberfan” cantatela al mio funerale.

Perché uno così non ha avuto successo? Non era né troppo strano, né troppo poco strano, né troppo complicato, né troppo facile, né troppo brutto o troppo poco simpatico né qualunque altra fesseria vi venga in mente. Perché?

“Ecco, Dio è sublime nella sua potenza; chi come lui è temibile? Chi mai gli ha imposto il suo modo d'agire o chi mai ha potuto dirgli: «Hai agito male?».” (Giobbe, XXXVI, vv. 22-23)

“Five & Dime” potrebbe essere l’album della svolta. E invece la CBS silura Clive Davis (una brutta storia di rimborsi e soldi), l’unico che credeva in David. Il disco non viene supportato. E’ un flop. A David non viene rinnovato il contratto. Dici: il Caso, la Sfortuna; che stronza la Fortuna.

Il Signore dà, il Signore toglie, lui ti getta nella vita e poi decide i ruoli, ed il ruolo di David non è quello del protagonista.

Ma la fede di David rimane salda, l’unica cosa realmente salda nella sua vita.

“He sang in the arms of God as he strummed” (His Name Is Andrew)

Così prende la sua Janice e va a vivere a Tujunga, vicino Los Angeles, in una fattoria, con i loro figli. Scrive per la televisione ed il cinema, insegna teatro. Insomma va avanti.

“Che parte mi assegna Dio di lassù e che porzione mi assegna l'Onnipotente dall'alto?” (Giobbe, XXXI, v2)

Ecco un nuovo ruolo: il reduce.

Ma non è mica finita qui.

“Il Signore disse a Satana: «Ecco, quanto possiede è in tuo potere, ma non stender la mano su di lui». (Giobbe, I, v.12).

Ed ecco che, una mattina del 1981, un ubriaco si lanciò con la sua auto contro la macchina di David. Il colpo gli staccò quasi via il braccio.

Janice urlava ai dottori “salvategli il braccio, è un pianista!” Ci volle fatica e sofferenza, dolore e rieducazione, quattro anni per tornare a suonare il pianoforte, anche se per brevi periodi. Il braccio, però, non guarì mai del tutto.

Mai lui compose ancora. Un musical (il sogno di tutta una vita), “Sister Aimee”. E poco conta se non fu mai edito su disco, lo rappresenteranno a Chicago ed a Los Angeles. Diresse pure “l’Opera da tre soldi” di Brecht per una compagnia universitaria.

E mi piacerebbe chiuderla qua.

Ma c’è la scena finale, il suo ultimo ruolo. Il piccolo Tuck Warden lo reciterà in modo eccelso. David non distoglierà lo sguardo dal Signore neanche quando gli toglieranno via un polmone un pezzo alla volta, per combattere il tumore.

E quando la malattia se lo porta via ha solo 62 anni. E’ il 2 marzo del 1999.

Ora tu mi chiedi: e il senso, qual è?

“Dov'eri tu quand'io ponevo le fondamenta della terra? Dillo, se hai tanta intelligenza! Chi ha fissato le sue dimensioni, se lo sai, o chi ha teso su di essa la misura? Dove sono fissate le sue basi o chi ha posto la sua pietra angolare, mentre gioivano in coro le stelle del mattino e plaudivano tutti i figli di Dio? (Giobbe, XXXVIII, vv. 4-10)

Non chiedere: non c’è senso.

(A tutti quelli che, quando assegnavano i ruoli da protagonista, erano distratti).

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