Mal di vivere.
È lo stato d'animo da cui il francese David Grumel riesce a trarre linfa vitale per regalarci un gran bel disco come questo suo "Beaurivage". Partendo da atmosfere tipiche di un genere musicale ormai (purtroppo) inflazionato, il trip-hop, il francese David Grumel riesce a trovare un'ottima sintesi tra moderno e vintage e sfodera il suo gusto per la canzone d'autore anni sessanta, riuscendo a sorprendere per la qualità del risultato raggiunto. C'è un senso di paranoia latente che caratterizza ogni suo pezzo, rendendolo speciale, e i sontuosi arrangiamenti curati da Bardi Johannsson non fanno che esaltare il grande talento del francese.
Disco di facile ascolto ma per nulla banale, contiene pezzi che si fissano nella mente e non ne escono più, come "Freerush", lo strumentale "Departure Area"(che col suo Theremin sembra veramente uscito da una spy-story anni sessanta) e "Overground", ma tutto è di gran classe e rappresenta l'ideale colonna sonora della vita dell'inquieto autore. Fantastico l'artwork (veramente di una paranoia unica!) e fortemente consigliato l'ascolto, anche per rendersi conto che non tutto l'odierno trip-hop è buono come sottofondo per i lussuosi negozi d'abbigliamento del centro cittadino.
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