Come ci si deve sentire a dividere un cognome con un fratello di sangue che non solo lavora nel tuo stesso campo, ma suona nel tuo stesso gruppo e cattura interamente l'immagine della musica che assieme producete, ricevendo elogi ed ammirazioni mentre tu figuri solo fra i nomi contenuti nei crediti dei dischi? Può rispondere Alex van Halen dei Van Halen, o ancora di più in questo caso David Knopfler, che assieme all'immensamente più noto Mark fondò i Dire Straits nella seconda metà degli anni Settanta e vi suonò nei primi due album prima di lasciare quello che sarebbe diventato di lì a poco uno dei gruppi più noti ed economicamente redditizi del panorama musicale per seguire un'ignorata carriera solista.

Sentendo le sue dichiarazioni, il piccolo David ha ottenuto pienamente il suo scopo: a detta sua decise infatti di abbandonare i Dire Straits quando il tipo di musica della band si orientava più verso il sound da classifica, lui che odiava le luci dei riflettori e preferiva che la sua musica rimasesse un prodotto di nicchia da ascoltare e basta, senza le copertine delle riviste o i demoniaci giornalisti a caccia di star. Ammirevole, ma i motivi di tale scelta vanno anche, e più verosimilmente, ricercati nella sottomissione che all'interno del gruppo David subiva da parte del fratello, il quale voleva e riusciva ad essere l'unica e sola mente creativa della musica prodotta dai Dire Straits, con gli altri membri relegati a semplici esecutori delle sue creazioni; le canzoni scritte da David venivano sistematicamente scartate e Mark era solito reincidere personalmente le parti di chitarra ritmica affidate inizialmente al fratellino, al che prese la decisione, comprensibile e coraggiosa, di provarci da solo per dimostrare il proprio valore.

Così, passata un po' di acqua sotto i ponti e messi insieme un gruppo di validi musicisti, nel 1983 pubblica l'esordio solista, passato in secondo piano nel grande mercato musicale come del resto tutti i suoi lavori successivi; e dire che David Knopfler di materiale buono ne ha sempre fatto tanto, ad oggi sono una decina gli album di inediti rilasciati senza contare le numerose collaborazioni e colonne sonore. Questo "Release" mostra un artista piccolo, ma volenteroso di un'affermazione che da parte delle masse arriverà più per compassione che per riconosciuti meriti personali. Le canzoni scivolano via piacevolmente, senza mai lasciare veramente il segno ma facendosi apprezzare per la loro semplicità, sono morbide, non danno mai fastidio e godono di arrangiamenti pregevoli dal sound prettamente 80s ricchi di chitarre, tastiere e talvolta sax: "Roman Times" e la delicata ballad finale "The Great Divide" sono lì a dimostrare che anche David, l'altro Knopfler, può dire la sua. Lo stile canoro utilizzato nella maggior parte dei dieci pezzi presenti in questo disco è ancora molto vicino a quello secco e ruvido del fratello Mark nei primi due album dei Dire Straits (vedi "Little Brother" o "Night Train"), al che si è portati a pensare che molto del materiale qui presente possa provenire da tutti quei pezzi scartati appartenenti al recente passato di David. Al di là dell'evidente impronta musicale, comunque, ci sono due veri e propri membri dei Dire Straits che prendono parte alla realizzazione di questo album: il bassista John Illsey partecipa all'iniziale "Soul Kissing", un coinvolgente e raffinato pop-rock, mentre (udite udite!) il fratellone compare in "Madonna's Daugther"; il Knopfler famoso ha appena pubblicato l'immenso "Love Over Gold", sta producendo "Infields" di Bob Dylan e lavora alla colonna sonora di "Local Hero", tuttavia decide di dare una mano al sangue del suo sangue suonando la chitarra ritmica in un pezzo che assieme come ospiti porteranno anche al Festival di Sanremo, e la differenza ad essere onesti si sente eccome. Questo episodio potrebbe far pensare ad un lieto fine nella vicenda dei fratelli coltelli ma rimarrà un episodio isolato, con i due destinati ad allontanarsi sempre di più negli anni.

A scanso di equivoci, sia chiaro: Mark Knopfler ha meritato di essere in prima pagina e David Knopfler in seconda, questo è indiscutibile, ma le leggi del mercato che regolano l'arte e distribuiscono i ruoli hanno deciso per David una posizione che è fin troppo detrattoria nei suoi confronti, non si parla di seconda pagina ma di quinta o sesta e se solo lo show business gli avesse dato qualche soldo in più probabilmente pagherebbe per non dover essere ogni volta paragonato a Mark, ai Dire Straits, e ricadere quindi nella conseguente ombra sotto cui è sempre vissuto, vorrebbe solo fare dischi che vengano ascoltati e apprezzati, o criticati, senza i riferimenti che viene spontaneo fare. Tuttavia per questo primo lavoro, fresco di divorzio e ancora intrinso del sound che avrebbe voluto per la sua ormai ex band, il confronto è inevitabile.

David Knopfler è come questo disco: non lascerà il segno, mai, ma è una piacevole conoscenza da frequentare di tanto in tanto, da lui non ci si aspetta nulla di rivoluzionario e forse proprio per questo difficilmente delude.

Elenco e tracce

01   Soul Kissing ()

02   Come to Me ()

03   Madonna's Daughter ()

04   The Girl and the Paperboy ()

05   Roman Times ()

07   Litle Brother ()

08   Hey Henry ()

09   Night Train ()

10   The Great Divide ()

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Altre recensioni

Di  claudio carpentieri

 "È palese la predilezione per atmosfere che per lo più infondono tranquillità, anche per via della particolare tinta narrativa che... costituisce un tratto distintivo dell’intera carriera di David."

 "Circa 40 minuti di musica semplice che ha potuto propendere... per il massimo dei voti magari per un leggero arrotondamento in eccesso, senza mai dimenticare che il fascino di certi lavori vada ben oltre l’arduo compito di cambiare la storia della musica."