Credo sia inutile presentare in questa sede i due artisti di cui sopra. Basterà per i più smemorati richiamare i nomi di due gruppi come i “King Crimson” e i “Japan” (o al limite i Rain Tree Crow) che la fecero da padrone anche se in campi musicali differenti tra la fine degli anni 70 e i primi anni 80, o ancora riferirci ad alcuni tra i validissimi collaboratori che nel corso degli anni hanno lavorato al loro fianco: B. Eno, A. Summers, H. Budd, P. Gabriel, H. Zazou, R. Sakamoto e così via...

Non si può certo dire che questi due autori abbiano fin’ora seguito schemi fissi ed immutevoli nel tempo e questo loro lavoro lo dimostra ampiamente. Forse in questo caso la sorpresa ce la riserva maggiormente Sylvian, che mai aveva prestato la propria voce direttamente ai sintetizzatori come questa volta, tantomeno per accompagnare col canto melodie così “tecnologiche” forse ripetitive, ipnotiche e talvolta esasperate da ritmi così poco variati. Del resto tutto questo rappresenta maggiormente il campo di ricerca dello sperimentatore per eccellenza Sua Maestà Robert Fripp che appunto alla musica sperimentale ha dedicato la maggior parte dei suoi lavori più recenti conseguendo da ciò il suo stile inconfondibile.

Chi fosse rimasto alla precedente collaborazione tra i due (datata 1986 che si componeva della metà di un doppio vinile “Gone to Earth” da annoverare tra la produzione di Sylvian ed una delle migliori, a mio avviso) in cui come ricorderà le atmosfere erano molto introspettive, decadenti e del tutto strumentali, dovrà aspettarsi da questo altro loro lavoro ben altre emozioni, poiché ben altro è lo spirito con cui è stato concepito.  Personalmente a me sembra che questo album appartenga in misura preponderante alla vena musicale di Fripp e il contributo di Sylvian rimanga un episodio all’interno della sua poliedrica carriera orientata, allora, verso un gusto forse più classico, senz’altro più romantico.

Se voleva essere un esperimento credo che l’intento sia stato pienamente raggiunto se non altro per la sua stessa “curiosità”. Tra i brani migliori tra i 7 proposti God’s monkey col suo giro incisivo di basso e Darshan, ripetitivo all’esasperazione eppure trascinante. I sostenitori di Fripp l’apprezzeranno molto, quelli di Sylvian- dimentichi dell’episodio Blemish 2003 di cui tanto si è già commentato- forse anche, ma con qualche ascolto in più.

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