David Sylvian (nato David Alan Batt nel 1958) è un musicista, compositore, cantante e produttore britannico, noto per il suo ruolo di frontman nei Japan e per una vasta carriera solista, caratterizzata da continua sperimentazione e collaborazioni con artisti di primo piano.

Ha collaborato con artisti come Ryuichi Sakamoto, Robert Fripp, Holger Czukay, Jon Hassell, Steve Jansen. È riconosciuto per il suo stile sperimentale e la sua voce calda e avvolgente. Ha iniziato la carriera con i Japan, per poi affermarsi come artista solista.

David Sylvian su DeBaser: amato, odiato, idolatrato o sbranato. Decine di recensioni passionali tra elegie poetiche, elogi della voce calda e accuse di egocentrismo estremo. Da Brilliant Trees a Manafon, una carriera dove la sperimentazione e la fusione di generi sono la regola. Le voci dei recensori ne decantano la bellezza o ne denunciano l'autoreferenzialità. Sperimentazioni minimali, collaborazioni stellari e una sensibilità fuori dal comune.

Per: Appassionati di musica colta o fuori dai binari, ex fan dei Japan, cultori di poesia sonora, critici in cerca di risse e chiunque voglia perdersi tra sperimentazioni e melodie immortali.

 La semplicità non è una forma estetica ma una conquista che richiede un grande sforzo.

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 Ogni strumento si alterna o arricchisce e impreziosisce la voce di Sylvian, qui bella come non mai per chiudere con la lenta e bellissima 'The First Day'.

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 Musicalmente è una fusione raffinata di art rock, jazz, ambient e atmosfere avanguardistiche.

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 La musica di Sylvian non è per tutti. Per le sue caratteristiche così ricercate, vagamente colte, dal sapore (ovviamente) new romantic e new age, non si presta a un ascolto veloce, ma abbisogna di tutta la calma di questo mondo.

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 La voce sempre calda e avvolgente di David Sylvian accompagnata da un soffice caleidoscopio sonoro ricorda un’inerte marea che ricopre ogni cosa e dona un senso di pace assoluta.

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 David Sylvian infatti non è più un artista, è un autoreferenzialista che si autocita, fino a fagocitarsi completamente, per essere il solo e unico sole splendente nella vuota galassia che oramai lo circonda.

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 Non posso, la prima traccia “Blemish” mi rapisce, mi devo sedere. La sua sempre calda e avvolgente voce quasi recita una litania su ipnotiche distorsioni elettroniche per 13 meravigliosi minuti.

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 Un disco che va centellinato ed assorbito pienamente in solitudine, per apprezzare ogni piccola sfumatura, ogni goccia di sapienza compositiva.

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