Nel 1982, a San Francisco si formò una band thrash metal. La cosa curiosa era che i membri erano tutti cugini filippini. Quando nell'87, ancora adolescenti partorirono "The Ultra Violence", si addentrarono nel successo, venendo spesso citati come tra i migliori artisti del thrash attuale.

I Death Angel un anno dopo produssero "Frolic Through The Park" ma cercarono di cambiare le loro sonorità inserendo elmenti più "raffinati", e il risultato non piacqe molto alla gente. Nel 90, misero in luce "Act III", e recuperarono grazie a questo violento album di aggressività madornale, che li rimise subito in pista, rendendoli protagonisti di un lungo Tour. È proprio un Tour a stravolgere il futuro del gruppo; infatti in Arizona fecero un incidente con il pullman rendendo il batterista incapace di suonare per un anno. il gruppo si sciolse.
Con il passare degli anni, molta gente sentiva la mancanza di questi filippini che in due giorni e a soli quindici anni di età avevano creato un album di autentico thrash metal distruttivo; ma nel 2001 si celebrò il "Thrash Of The Titans", una cerimonia musicale di artisti thrash che suonavano con lo scopo di aiutare Chuck Billy cantante dei Testament affetto da una rara tipologia di tumore, e in mezzo a tanti artisti, loro, i Death Angel si rincontrarono per suonare insieme.

La cosa bella è che non suonarono per l'ultima volta, e dopo ben quattordici anni di assenza, i negozi di musica nel 2004 esponevano un loro nuovo album: "The Art Of Dying", o meglio: l'arte di risorgere. Non si può negare un cambiamento di stile, e nemmeno un abbassamento di potenziale distruttivo, insomma è innegabile che i Death Angel non sono più quelli di una volta, ma ciò non sta a significare che questo risorgimento non sia valido se considerato a se stesso.
Insomma non eccede ma nemmeno delude, è una via di mezzo, contiene canzoni che sono delle figate, e altre che si ascoltano giusto per, momenti alti e bassi dunque, ma nel complesso godibili. È straboccante di aggressività e violenza, di giochi tecnici complicati e di fuoriuscite dagli schemi classici. Da una dolce introduzione in chitarra acustica pizzicata si passa a 'Thrown To The Wolves', veloce grezza e spietata con un ritmo sostenuto da un chorus e sostanziali riff con cambi di tempo inclusi, presenta un bellissimo assolo sul finale.

"Step From Freedom" ha un'aria molto più contenuta, placata e melodica, con poco movimento e una lirica divergente, ricorda pienamente gli Anthrax mentre la successiva "Thicker than blood" è molto più cattiva e incalzante, con un ritmo simpatico e una sonorità ribelle. "Devil Incarnate" ha dei ritmi lenti e assoli docili, e si basa sulla voce lenta e i chours che alternano pezzi semi poetici ad altri in cui l'ottima coppia Cavestany-Aguilar crea un pò di sano rumore. "Famine" è un altro buco nell'acqua, una canzone che non si illumina in niente, che sinceramente non mi sarei aspettato dai fautori di un thrash unico al mondo ma per fortuna recupera "Prophecy" annunciandosi con un assolo fluido ed elettrico che anticipa una combinazione di riff e rabbia allarmante.
Molto graziata ma di piccola considerazione è la scanzonata "No" che riprende molte caratteristiche dall'album “Act III” mentre 'Spirit' colpisce subito all'orecchio per la strana presenza della voce protagonista di Andy Galeon, una canzone con sfocati riff in sottofondo atmosferico e con una batteria martellante che cambia continuamente tempi e ritmi. ottimo anche il ruolo del basso, protagonista in "Land Of Blood", canzone spettacolare dal ritornello melodico e il ritmo travolgente e ironico, con un pezzo sul finale da spasso. L'Album conclude con "Never Me" canzone lenta e tranquilla con un dolce assolo, ma che di certo non perde l'occasione di mostrate tecniche sperimentali e soprattutto improvvisi cambi di tensione e 'Word To The Wise', dal meccanismo molto analogo alla precedente canzone, e con una particolare tintura passiva.

Che altro dovrei aggiungere in conclusione... io penso che gli ultimi album thrash metal hanno il grave difetto di non includere quella secca aria "anni 80" che ha generato il genere, e questo album non è assolutamente il top della loro breve discografia. Però tutti i Thrasher sono appassionati a questi di S. Francisco e forse per questo li accogliamo in maniera sempre un pò aperta, fatto sta che è ancora ignoto se questo "calo di temperatura" sia un fattore voluto o comunque legato a un lungo periodo di inefficienza.

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