Il primo passo verso il techno-death. Con questa semplice frase possiamo definire un altro grande lavoro targato Schuldiner.

Uscito nel 1991, anno dell’esplosione del genere, “Human” è il primo album dei Death che va oltre le classiche sonorità death-metal. Questo disco, insieme a “Unquestionable Presence” degli Atheis e a “Testimony of the Ancients” dei Pestilence, inaugura l’inizio del prog/death, più comunemente chiamato techno death.

Techno sta per “technical”, è indica quel genere contaminato da influenze jazz, fusion e prog. La band, originaria della Florida, non cerca di mutare il proprio sound, ma lo arricchisce, evolvendo la tecnica posseduta. Chuck Schuldiner guida i suoi in un intricarsi di melodie e ritmiche complesse e tecnicamente proibitive. Oltre al solito “attacco frontale” che i Death sferrano nei precedenti dischi, si nota un elaborazione musicale molto complicata. Infatti la tecnica assurda e le sonorità “celebrali” rendono l’ascolto del disco affascinante.

Soprattutto nella base ritmica, basso – batteria, si sentono i cambiamenti apportati. Non a caso la presenza del mitico Steve Digiorgio, che esegue linee di basso fuori dal comune. La batteria, diretta da Sean Reinert, sfonda qualsiasi cosa, entrando prepotentemente in qualsiasi pezzo, devastando così, i nostri eccitatissimi timpani! I riff creati da Schuldiner e Masvidal, sono sempre rabbiosi e velocissimi. Chuck, oltre a compiere elettrizzanti assoli, esplode con la sua voce puramente distruttiva. Canzoni come “Lack Of Comprehension” o “Togheter As One”, sono la prova “vivente” della ferocia del disco! Pesantissimi i testi, con contenuti riguardanti le interiorità più profonde dell’anima e della mente umana.

Veloce, potente, malinconico, rabbioso, elaborato, tecnico, psicopatico e devastante! A livello emotivo il miglior album death metal mai esistito. Meraviglioso da ascoltare, ma difficile da interpretare, se non con una buona concentrazione.

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