Novità dalle serie "Alla scopertà del Death Metal dimenticato"; la parte undicesima la dedico ai Decomposed, band per la quale l'aggettivo "dimenticato" credo non sia nemmeno abbastanza.

Prima di iniziare occorre una precisazione; mi vengono in mente almeno altri due gruppi omonimi quindi se cercherete notizie è meglio che citiate nella ricerca il titolo dell'album altrimenti vi potreste ritrovare tra le mani dischi che di Old School non hanno proprio niente. Questi Decomposed sono quelli Inglesi, in attività fino al 1993, anno in cui pubblicarono "Hope Finally Died": i nostri, come solo i veri gruppi Death Old School sanno fare, bruciarono alla velocità della luce lasciando dietro di sé solo  tre demo ("Sermons Of Morbidity" -1990- "Ego Sum lex Mundi" -1991- , "The Funeral Obsession" -1992-) e questo loro unico Full Lenght edito dalla Candlelight Records. Inutile dire che questo disco è un vero e proprio culto e, anche se misconosciuto, rappresenta secondo me uno degli apici più alti mai raggiunti dal Death Doom.

Death Doom, signori miei, sulla scia dei conterranei Benediction (che nei due anni precedenti avevano pubblicato "The Grand Leveller" e "Transcend The Rubicon") o dei compari d'oltreoceano Accidental Suicide; oppure, se preferite rimanere in Europa, è impossibile non citare gli Asphyx, autentici pionieri di questo filone. Ma che cos'è esattamente il Death Doom? E soprattutto, come è possibile che il Death Doom sia nato in contemporanea se non prima del Doom in senso stretto?

Ebbene, è sostanzialmente un Death molto lento e cadenzato, generalmente dotato di un mood molto forte e soffocante ma completamente privo di atmosfere Goticheggianti (insomma, pochissima melodia e niente voce pulita). Il Death Doom nel giro di pochi anni (all'incirca nel 1994) scomparve dalle scene e rinacque dalle proprie ceneri sotto il nome di Funeral Doom (mi è impossibile non citare i  Thergothon, i Disembowelment e gli Esoteric tra i "Pilgrim Fathers" del Funeral Doom).

Il Death Doom, dunque, scomparve rapidamente dalle scene e perfino dal parlato; oggi tutti sono restii ad usare questa catalogazione perché non si sa bene chi mettere nel mazzo dal momento che quasi tutti i gruppi che vi appartenevano sono scomparsi e che spesso si preferisce inserirli (a fatica, aggiungerei io) nel Death.

Ricordo che nel medesimo periodo iniziava a nascere il Doom vero e proprio: band come Anatema, My Dying Bride e Paradise Lost (vi cito i più famosi perchè sul Doom non sono ferratissimo) avevano appena fatto la loro comparsa, specialmente, come dimostra il mio picciolo elenco, sul territorio inglese. Ma se le band succitate effettivamente suonavano diverse da tutti gli altri gruppi Metal, le band sullo stile dei Benediction o dei Decomposed di fatto sembravano solo gruppi Death molto molto lenti, cosa che di certo non facilitava la loro gavetta.

Nonostante tema di offendere la vostra intelligenza, specifico che il Death Doom è un genere che mi piace veramente molto.

In particolare questi Decomposed si fanno portatori di una proposta carica di un'intrinseca decadenza, fisica e morale, che costringe l'ascoltatore a misurarsi con la caducità della vita; paroloni sprecati per cinque ragazzini scalmanati? Forse sì, ma dando una veloce lettura ai testi e lasciandosi un po' trasportare dalla musica potreste cambiare idea anche voi.

Certamente è ancora presente l'influenza del recentemente (all'epoca) deceduto Thrash Metal; in particolar modo gli assoli, conservano la "presenza scenica" tipica del Thrash ottantiano mettendo però da parte la volgarità di suddetto genere; avete presente gli assoli alla Asphyx? Quelli dei Decomposed sono simili, impregnati di una tristezza derisoria e di quella disillusione quasi beffarda; e "la speranza finalmente morì". Ma le canzoni dei Decomposed, per quanto vi facciano perno, non puntano tutto sull'assolo: questo è infatti preceduto e seguito da arpeggi esangui, accordi così pesanti e oscuri da rassomigliare la tenebra spessa che si trova la notte in un cimitero. Quel buio che, al di là di infantili paure, è oggettivamente inquietante.

La struttura delle canzoni non è delle più tradizionali; generalmente infatti, le song partono con classici riff Death per poi trasformarsi verso metà in mattonate Doom. Da lì in poi, il riffing rallenta e riprende tono solo sul finale, in cui di solito vengono riprendono i primi giri di chitarra.

Se si condisce una proposta musicale di questo tipo con testi non propriamente "easy", credo che possiate farvi un'idea della portata emotiva di questo lavoro.

Se cercate qualcosa di tecnico è meglio se vi dimenticate dei Decomposed: i nostri infatti non si rivelano grandissimi musicisti. I chitarristi non regalano scale veloci o virtuosismi ma un riffing abbastanza lineare e sempre contenuto come tempi; non arrivano emozioni particolari nemmeno da dietro le pelli, da dove invece arriva un uso moderato della doppia cassa e una predilezione ancora evidente per i tempi più Thrashy. Tuttavia, considerato che si tratta di una Release che privilegia il Mood, credo che non solo non ci sia da aspettarsi nulla di tecnico, ma che tendenzialmente si debba prestare più orecchio all' aspetto compositivo che non a quello strettamente musicale.

Ci tengo a puntare il dito sulla lunghezza delle sette tracce (una media di sei minuti ciascuna) e la presenza di due strumentali, "Lying In State" e la conclusiva "(Forever) Lying In State".

E ci tengo a puntare il dito sulla tripletta "Taste The Dying", "Falling Apart" e "At Rest": tre perle allineate che mi restano nella testa da settimane.

Due parole vorrei spenderle anche sulla produzione, che calza a pennello alla materia proposta, e sul cantante, un Growler che non può che mandare in sollucchero gli amanti del genere.

Quaranta minuti di "Memento Mori" è quello ciò che si deve aspettare chiunque decida di dedicarsi a "Hope Finally Died" (si spera che sia per lo meno un fanatico dei Benediction): la litania di un simbolico funerale della Speranza di Baudleriana memoria.

"...Is This My Funeral?..."

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