Bootleg che riporta il penultimo concerto della Mark II anni ’70. Purtroppo la registrazione non è impeccabile, anzi, in alcuni momenti è decisamente scarsa, ma l’energia che fuoriesce dalle casse dello stereo è incredibile.

Si parte con una “Highway Star” potentissima: peccato che per tutta la prima strofa non si senta la voce di Gillan, ma all’inizio dell’assolo di Blackmore l’audio si sistema. Clamoroso buco di Ritchie verso la fine dell’assolo che comunque nel resto del concerto si farà perdonare… “Smoke On The Water” è un po’ senza tiro: la band non sembra convintissima e il pezzo passa via senza infamia e senza lode. Comunque si continua con un’ottima versione di “Strange Kind Of Woman”, con la band che sembra divertirsi mentre suona uno dei pezzi che secondo me incarna al meglio il lato cazzone dei purple.
Quello che colpisce è la voce di Gillan, che esce in maniera davvero portentosa: la sua interpretazione di “Child In Time” ha una tale potenza drammatica da mettere realmente a disagio l’ascoltatore. Sarà stata la tristezza per l’avvicinarsi della “separazione” (i Purple avevano già deciso che alla fine di quel tour giapponese Gillan e Glover se ne sarebbero andati), fatto sta che il risultato lascia letteralmente a bocca aperta. Per quanto riguarda “Child In Time” è obbligatorio citare la parte centrale, tiratissima, con Blackmore e Lord che suonano davvero alla grande.

"Lazy", introdotta come al solito a quei tempi da un intro un po' pischedelico di Jon Lord è fantastica: il fraseggio tra organo e chitarra ti comunica immediatamente allegria, impossibile non battere il tempo con il piede... quando poi entra la fender di Ritchie è davvero una goduria! Si continua poi con l'asolo di batteria di Ian Paice e a "Space Truckin", un pezzo che più passa il tempo e più si lascia ascoltare volentieri!
Questa volta c'è spazio anche per un assolo di Roger Glover, ma il delirio vero e proprio comincia quando con Blackmore e Lord maltrattano i loro strumenti alla follia per arrivare ad un'orgia finale in cui suoni e rumori si fondono.

Si chiude con "Black Night", peccato per la chitarra di Ritchie che si sente poco...

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