Mischiare due generi di musica abbastanza differenti come il rock e la classica, si sa, è solitamente un rischio. A volte i risultati sono di prim'ordine, si vedano dischi come "Days Of Future Passed" dei Moody Blues e "Concerto Grosso per i New Trolls", ove l'interazione fra l'orchestra sinfonica e la rock band riesce quasi a fondersi, quasi a trovare un'intesa. Altre volte invece i risultati sono tutto l'opposto, come nel caso di Ian Anderson che riarrangia in chiave orchestrale vecchi pezzi dei Jethro Tull, con risultati terribili, e, come per lui, il discorso è valido per tanti altri. L'orchestrazione è diventata oramai una moda per molti gruppi, così come lo erano gli unplugged acustici o i dischi di cover, soprattutto negli ultimi anni.

Ma tornando al rock orchestrale, vi sono anche casi in cui si rimane interloquiti. E questo è nello specifico il caso di "Concerto For Group And Orchestra", quando i Deep Purple di Jon Lord vengono trascinati in un'impresa dai risultati altalenanti, con qua e là qualche momento abbastanza di rilievo. Il tutto nasce dal sogno del tastierista di dare vita ad alcune sue composizioni di carattere orchestrale, cercando di integrare il tutto anche con i Deep Purple, a cui si sono recentemente aggiunti Ian Gillan e Roger Glover.

L'aspettativa di una perfetta commistione fra orchestra e band non viene però soddisfatta appieno. Insomma, è più l'alternanza fra orchestra e gruppo che non una perfetta integrazione. La qualità della registrazione, a mio giudizio non propriamente di prima scelta, fa il resto. Fortunatamente i Deep Purple hanno pensato anche a chi non è confidente con la classica: due buone versioni di Wring That Neck e Child In Time, eseguite soltanto dalla band, introducono i tre movimenti. Nella versione da due cd uscita nel 2002 troviamo il concerto per intero: sul primo cd c'è solo la band che suona, oltre alle canzoni citate sopra, anche una versione di Hush.

Il secondo cd contiene i tre movimenti a carattere sinfonico-orchestrale. First Movement, Moderato Allegro: l'orchestra inizia a suonare e soltanto all'ottavo minuto subentra la band, con l'assolo di Blackmore che è come al solito sublime, ma che è anche totalmente sconnesso e non c'entra col resto della composizione classica, se non nel finale, dove ogni tanto gruppo e orchestra suonano simultaneamente o con dei botta e risposta abbastanza efficaci. Second Movement, Andante: anche in questo caso la partenza è con l'orchestra, che tesse delle trame raffinate, e finalmente trova spazio in un pio d'occasioni anche il cantato di Ian Gillan. Nonostante ciò, non si ci si scosta di molto dal primo movimento. Third Movement, Vivace Presto: la formula compositiva è la medesima, solo che il ritmo abbastanza sostenuto della composizione la rende meno noiosa e forse un po' più orecchiabile, anche perché l'intro sinfonico è meno lungo. Belli gli intermezzini sparsi come l'intervento dell'organo hammond e l'assolo di batteria di Ian Paice. Si può dire che dei tre questo sia quello più riuscito.

Non sarò così cattivo da dire che il disco si salva solo grazie alle tracce suonate soltanto dalla band, ma il tutto suona complessivamente molto ridondante. Lo sforzo artistico è comunque notevole, Jon Lord riesce realmente anche a scrivere musica classica, tanto che trent'anni dopo, nel 1999, vi sarà una grande celebrazione dal vivo, con tanto di filamto ("In Concert With The London Symphony Orchestra"). Tuttavia, ascoltando disco del 1969 oggi, non si possono non provare sentimenti molto contrastanti. Non stupisce che Ritchie Blackmore abbia preso in mano le redini del gruppo e, l'anno seguente, abbia dato vita al mito di una della band di Hardrock più grandi al mondo, dando alle stampe il capolavoro "In Rock". In qualche modo, il primo disco ufficiale del Mark II, che è anche il primo live della storia dei Deep Purple, è ancora l'epitaffio del Mark I, un modo abbastanza singolare di staccarsi dal proto-prog dei primi dischi e aprire un capitolo completamente diverso.

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