Dopo un periodo di riflessione mi prendo la bega di scrivere la Recensione.Benchè i miei gusti vadano già da un po’a smollarsi ho deciso per “IN ROCK”: innanzitutto perché ha aperto i miei orizzonti musicali (i Nirvana erano ancora in me), poi perché riassume l’idea di armonia musicale in un contesto elettrico.

Icona dell’Hard Rock, il disco sigla il felicissimo sposalizio tra scale Blues/Pentatoniche e tra sonorità d’avanguardia(m.Medioevale) che vengono esaltate dalla Strato di Blackmmore e dall’Hammond del mitico John Lord. In un impasto cupo e quasi macabro, la voce di Ian Gillan troneggia e rende molte delle esecuzioni (es.Speed King)travolgenti: l’apice nella ballata “Child inTime” dove bastano tre accordi a plasmare un brano tra i più belli di sempre(grazie anche al leggendario assolo dell’uomo nero).

Cercando di dare uno schema preciso alle canzoni,che poi segna la stile inconfondibile dell’Hard Rock,si nota il contrasto tra tratti morbidi e tratti casinari;il tema centrale è il riff sempre aggressivo,travolgente e basato sulla scala blues(do,re#,fa,fa#,sol,la#,do:provateci e vedete);un assolo di una certa taratura(K.Hammet è un idiota); una voce tirata e diabolica.Tutto questo si riassume in un’atmosfera surreale e fuori dal tempo che lascia quasi d’incanto,mescolando in se la perfezione del blues e l’orecchiabilità del Rock più raffinato.

A volte c’è da pensare come sia possibile che nel giro di un decennio la musica sia nata e sia morta(’65-’75) e tutti i talenti musicali si siano sviluppati in questo periodo,forse Jim Morrison aveva ragione a parlare di superamento delle porte della percezione.

E’ certamente il miglior lavoro dei Deep Purple che riescono a consumare il 90% della loro creatività in un solo album, forse il migliore di tutto il panorama musicale di allora(i Led Zep li vedo forse più bravi ma meno Hard).Odio chiunque pensa che il metal derivi da da qui e sono sicuro che a Gillan & Co. non farebbe proprio piacere.E’ come fare un fottuto graffito sulla Pietà di Michelangelo!




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