Nel 1985 la riunita Mk II dei Deep Purple fa ritorno in Gran Bretagna, dopo il successo immenso del tour mondiale che seguì l'album "Perfect Strangers" (rilasciato l'anno precedente). I Purple si esibiscono al festival di Knewborth e nonostante i problemi tecnici e il forte acquazzone che si scatena, danno vita ad un live infuocato.
Il titolo nasce da una frase detta da Ian Gillan prima di una canzone che, lamentandosi dei continui intoppi di natura tecnica, disse: "What we all need now is a tremendous amount of pink. But, in the absence of pink, here's some blues".
L'album viene rilasciato nel 1991 sottoforma di doppio CD e risente anche di un audio piuttosto scadente, ma non intacca minimamente la splendida performance dei Deep Purple.

La scaletta è un misto tra vecchi successi e nuove canzoni, il risultato è ottimo.
Si comincia con la classica "Highway Star", introdotta dalla "Toccata e fuga in Re minore" di Bach eseguita da Jon Lord; Ritchie Blackmore esegue l'assolo più veloce che mai, con la sua Fender rinforzata da un sound ancora più elettrico. Dopo la performance di "Nobody's Home", ecco un altro classico: "Strange Kind Of Woman", ma qui si ripresentano gli attriti tra Blackmore e Gillan. Il chitarrista, nella consueta sfida con il cantante, suona note troppo alte per la bistrattata voce di Gillan, un tiro mancino che si ripeterà negli anni.
Spazio a due canzoni dell'album Perfect Strangers: con "A Gypsy's Kiss" sembra quasi ascoltare i Rainbow dell'era Turner. C'è tutto: intro blues, Hard Rock e passaggi neoclassici; successivamente la title-track: "Perfect Strangers", l'ultimo grande capolavoro dei Purple, ascoltata dai fan in religioso silenzio.
Il primo CD si chiude con una velocissima "Lazy" superbamente eseguita (con tanto di assolo di batteria di Ian Paice) e con un'altra song del nuovo album: predomina di nuovo l'influenza AOR con "Knocking At Your Backdoor".

I Deep Purple sono in gran forma e lo si nota nel secondo CD, che si apre con un classico dei Rainbow e della musica Rock: "Difficult To Cure", Blackmore lascia la scena a Lord e il suo assolo è da preludio a "Space Truckin'". Nella consueta esibizione di Lord, il tastierista tocca picchi di bravura mai visti, riprendendo anche la "Fanfare Of The Common Man" degli ELP; anche qui Blackmore mostra la sua insofferenza, eseguendo un assolo di chitarra cacofonico, molto fastidioso alle orecchio del pubblico.

Oramai, però, è un trionfo, dopo "Speed King" e Black Night" (due classici dell'album "In Rock"), i Purple chiudono il concerto con una delle canzoni più famose, di sicuro quella con il riff più abusato da tutti i chitarristi: "Smoke On The Water", semplicemente perfetta, con il pubblico che canta il ritornello e Gillan che ringrazia i fan, un momento unico.

Ritorna più forte che mai (sul palco) la Mk II dei Deep Purple, un periodo felice destinato a durare poco.

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