Devo dire la verità, mi sono avvicinato a questo concerto con un certo timore reverenziale. I Deep Purple sono rimasti gli unici dei primi grandi gruppi storici dell'hard rock a non aver mai mollato il colpo. Line-up sempre diverse, hanno ruotato intorno al buon Paice, nel corso della storia, abbandoni e ritorni hanno sempre caratterizzato la vita della band, inevitabili sono state le ripercussioni sulla musica che però bisogna ammetterlo non è mai caduta sotto la sufficienza.

Da qualche anno la band sembra essersi stabilizzata intorno alla figura di Steve Morse su cui aleggia l'ombra dell'uomo in black.

Questo tour invernale è stato, incredibilmente sponsorizzato dai media, articoli sui quotidiani, dirette via radio e interviste sembrano aver portato nuova vita a questa band di sessantenni. Il concerto di Milano segue a ruota quelli di Jesolo, Bolzano, Roma e Perugia e precede l'atto finale in quel di Bologna, insomma tour d'altri tempi per un gruppo di questa caratura.

La prima vera sorpresa, anche se anticipata la mattina stessa da un articolo di Repubblica, è la presenza di padri dai quaranta in su in compagnia di figli e figlie adolescenti e addirittura in età da elementari. Roba da non crederci ma che sicuramente ti fa tirare un sospiro di solievo augurando loro tutto il bene possibile per la loro vita futura in campo di ascolto musicale. L'inizio è perfetto.

Preceduti dalla performance di Maurizio Solieri e la sua band (con Michele Luppi), che hanno avuto l'onore di aprire questo lungo tour italico dei Purple, l'avvio è da lasciare senza fiato il numeroso pubblico del Forum."Highway Star" viene sparata a mille e purtroppo viene anche confermata la voce di Gillan che aspetti trepidante sempre sù nelle vette...ma che invece non arriverà mai. Gillan dopo un inizio incerto riuscirà a prendere la retta via , dando il meglio di sè sui toni medi e compensando la carenza di voce con la bonarietà, la simpatia e un buon movimento sul palco. "Machine Head", con mia somma goduria è stato setacciato per bene, "Lazy","Picture Of home", "Smoke On The Water" e "Space Truckin'" rappresentano uno dei migliori dischi rock di sempre e dei classici assoluti.

Chi invece non senbra risentire del tempo che passa è Roger Glover, sempre perfetto, tecnico, in continuo movimento e simpatico, autore di un bel assolo, così come tutti i membri, autori di assoli misurati e mai strabordanti o noiosi. Nota di merito per quello di Don Airey, sempre più a suo agio davanti alle tastiere che furono del mostro-Lord. Airey tra fughe classiche inserisce motivetti natalizi che fanno il paio con gli addobbi presenti nella scenografia del palco, semplice ma d'effetto. "Thing I Never Said", "Bloodsucker", "Strange Kind Of Woman", "Fireball", "The Battle Rages On" sono solo alcuni dei titoli proposti nelle due ore tirate di concerto.

Poi, oltre a grandi classici, alcune chicche come "Wasted Sunset" e "Sometimes I Feel Like Screaming". Peccato per l'esclusione di "Speed King", suonata però a Bologna, nell'ultima data di concerti.

Certo la presenza di Morse, alcuni problemi di suono hanno un pò offuscato la sua performance e il suo umore, ha portanto modenità al suono dei Purple per buona pace dei puristi e nostalgici di Blackmore, sempre più perso tra i suoi boschi abitati da gnomi e folletti.

Il pubblico partecipa alla grande e le finali "Hush" e "Black Night" sono torrenziali e giusto suggello ad una serata che oserei dire magica. I Deep Purple sanno trasmettere ancora calore e soprattutto umanità, insomma si divertono ancora a suonare e gli estenuanti tour che portano in giro per il mondo lo confermano.    Ancora rapiti da questi simpatici nonni del rock, i ragazzini per mano ai genitori escono dal forum, e in data 2009 potranno dire di aver visto i Deep Purple, quelli di "Smoke in the water"... non è mica da tutti a quell'età!! 

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