Premessa: perché mai, o caro Deep-Frenk, ti ostini a recensire i live più sconosciuti dei Deep Purple. Insomma, cosa ce ne fotte a noi del concerto suonato a Frattaminore nel 1971? Non pensiamo sia rimasto nella storia. Balle! Vi rispondo con la frase-standard di tutti gli amanti dei Deep Purple: "Ogni live fa storia! Ogni live è una storia indipendente!". Terminata la premessa

Nel 1993 le cose non erano poi cosi rosee (cit) per il gruppo britannico. Non passava petosecondo che Gillan e Blackmore non litigassero: "Come osi andare nello stesso cesso dove sono stato io cinque minuti fa, eh, cantante da strapazzo!"; "Quest'uomo pretende di poter scolare la pasta quando non sa mantenere una chitarra in mano!" e cose così. Insomma l'idillio era terminato da un bel pezzo, dal 1973 circa, ma la passione per la musica si sa (ahahahahah) scalda i cuori e accorcia le distanze e così ecco di nuovo i Deep Purple cavalcare i palcoscenici di tutta Europa.
L'album qui recensito è stato pubblicato appena tre anni or sono ed è la testimonianza del tuor dell'ultimo album registrato dalla cd. Mark II: "The Battle Rages On...".
Tutto sommato i concerti proseguivano bene, nonostante qualche volta Blackmore si divertisse a tirare tiri mancini ai suoi compagni, come a restare bloccato in camerino per metà concerto, oppure ad abbandonare il gruppo durante il tuor. A parte questi scherzi goliardici, però, il risultato musicale era sempre di gran livello.

Nel "Live a Stuttgart", però, Ritchie non combina nessun guaio, anzi suona divinamente. Abbandonate le sonorità cacofoniche degli anni '80 (a dimostrazione che quel decennio fu così merdoso da far suonare male anche lui), il chitarrista inglese ritorna a suonare con maestria, unendo in una sintesi unica tutti i vari stili musicali espressi durante la sua carriera.
La scaletta è ben fornita, per un concerto che supera le due ore di durata. Sono presenti, ovviamente, la maggior parte dei "classici": dall'opener-track Highway Star, passando per Black Night e Lazy, fino ad arrivare a Speed King e Smoke On The Water (che chiude il concerto). Rispolverate canzoni come Anyone's Daughter (direttamente da "Fireball") e Hush (riadattata in "Nobody's Perfect"). Le performance sono sempre d'autore, nonostante l'età e n'è la prova Child In Time: Ian Gillan riesce ancora a sorprendere e ad interpretare magicamente la canzone e le sue celebri urla (anche se si sentono i segni dell'età). Blackmore e Lord si passano il testimone dell'improvvisazione svariate volte, accompagnati dall'incessante velocità di Ian Paice. C'è tempo anche per una gustoso medley di Space Truckin' (con intro di The Hall Of The Mountain King di Edvard Grieg. Idea di Ritchie)-Woman From Tokyo e Paint It Black dei Rolling Stones (con tanto di assolo di Lord).

Direttamente dagli anni '80 provengono Perfect Strangers e Knocking At Your Backdoor e Blackmore prende in prestito dai Rainbow Difficult To Cure, ben interpretata sul piano del drumming da Ian Paice, per poi lasciare il palco al solito Jon Lord che offre una lezione di Musica applicata all'Hammond.
Presenti anche tracce di "The Battle Rages On...": Twist In The Tale, Talk About Love, Anya e la title-track. L'album doveva essere interpretato da Joe Lynn Turner, ma non fece in tempo a registrarlo che fi silurato da tutti i Deep Purple (eccetto Blackmore) e sostituito dall'ennesimo ritorno di Gillan, la cui voce mal si presta alle sonorità AOR e Epic. Ciò nonostante il risultato è eccellente per quanto riguarda Anya e The Battle Rages On...: la prima performance è ricca di passione e l'improvvisazione di Blackmore è divina; la seconda, invece, è più possente e imponente che mai e nonostante le corde vocali malridotte, Gillan ci regala una bellissima prova, a dimostrazione del fatto che può ancora dir la sua (ma non per troppo a lungo).

Forse Stoccarda e l'aria teutonica fanno bene a Ritchie (che in Germania ebbe un figlio nel 1964, Jurgen, anch'egli chitarrista), fatto sta che questo concerto fila liscio come l'olio. Una preziosa testimonianza di una delle ultime grandi performance del gruppo inglese.

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