Non è mai facile.

Dopo decenni di carriera, tra palcoscenici, fiumi di spartiti e tanti, tanti successi, non è mai facile trovare gli stimoli giusti per continuare a scrivere qualcosa che possa continuare a piacere: a sé stessi e/o al pubblico, poco importa. Poco importa se hai suonato nei Deep Purple, nei Dixie Dregs o nei Jethro Tull... non è mai facile.

L'ultima "Mark", dopo il buon "Rapture Of The Deep" (2005, Edel), è tornata in studio dopo 7 anni con clamoroso entusiasmo, tanto da saltare diverse date del loro tour targato 2012 (tra cui quelle italiane) per completare la loro ultima fatica, regalandoci un lavoro che ha destato, in fase di progettazione, diverse perplessità tra i fan più sfegatati: riusciranno Ian Gillan, Roger Glover, Ian Paice, Don Airey e Steve Morse a regalarci un nuovo "classico"?

Ad una domanda simile, il vocalist storico della band ha risposto: "Now What?! ha l'eccellenza e l'eleganza di Perfect Strangers e la libertà selvaggia di Made In Japan". Un doppio paragone incredibilmente scomodo, forse azzardato, ma che evidenzia la sicurezza e la fiducia che Gillan ha riposto su tale lavoro. Se tale raffronto appare esagerato o meno, lo potremmo scoprire solamente ascoltando l'album in questione.

C'è da dire che la varietà sonora proposta dai brani è notevole, nessun pezzo assomiglia all'altro, nonostante l'utilizzo della solita forma-canzone ("Strofa-Ritornello-Strofa-..."), ma ciò che spicca è, ovviamente, l'incredibile tecnica messa in gioco da dei musicisti navigati che, nonostante tutto, sembrano ancora in cerca di soluzioni diverse ed ispirate, che a volte appaiono prevedibili, altre meno. Gli arrangiamenti sono massicci e, in alcuni casi, particolarmente pomposi (tra archi, violini, e chi più ne ha ne metta), ma non appaiono mai fuori luogo, e si fondono alla perfezione con il mood Hard Rock del lavoro, non selvaggio, ma sicuramente elegante e di gusto. Da una band di "vecchietti terribili" non ci possiamo forzatamente aspettare le schitarrate di un "In Rock" o di "Machine Head", ma tanta esperienza ed eleganza, elementi che in "Now What?!" (2013, Edel) abbondano e come.

C'è comunque qualche bel tuffo nel passato come in Hell To Pay, una canzone dall'intro Goth tutta dedicata alla storica figura di Vincent Price, celeberrimo attore famoso soprattutto per una serie di film horror, e ben due pezzi dedicati alla memoria di Jon Lord, storico tastierista dei Deep Purple scomparso nel 2012: Above And Beyond (la cui intro ricorda molto quella di Kashmir dei Led Zeppelin) e Uncommon Man, composizione ispirata a sua volta dalla Fanfare Of The Common Man di Aaron Copland, e contornata da uno splendido assolo iniziale di Steve Morse. Spicca, tra le altre, anche la bella ballata rock All The Time In The World, uno tra i migliori pezzi della Mark VIII.

Ci troviamo, quindi, di fronte ad un album assolutamente al di sopra delle aspettative, che dimostra quanto la classe e l'ispirazione possano perdurare anche dopo tanti anni d'attività, paradigma spesso infranto da mosse meramente commerciali di cui, francamente, ne abbiamo poco bisogno.

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