Ritchie Blackmore e Jon Lord provenivano dai Roundabout, ma vi rimasero per pochi mesi. Subito fondarono un nuovo gruppo nel '68, insieme all'intramontabile Ian Paice alla batteria, Nick Simper al basso e un bravo Rod Evans al microfono, provenienti entrambi dai The Flowerpot Men and their Garden.

Un esordio non dei migliori, quello dei Deep Purple. Le diverse influenze musicali dei due fondatori (pop sinfonico, e una grande attrazione per il rhythm & blues americano, condivisa con gli altri componenti. ), sono probabilmente la diretta conseguenza del risultato di questo disco (e del successivo "The Book Of Taliesyn"), risultato che in parte convince, che getta le basi per quello che sarà negli anni successivi il sound della band, che è ancora molto acerbo.

Il disco è costituito da quattro cover ("Hush", "Help", "Hey Joe", "Prelude: Happiness - I'm So Glad", che contiene appunto "I'm So Glad", riproposta anche dai Cream) e tre brani composti dalla band, più un intro strumentale. È proprio tale intro a calarci con il primissimo singolo, "Hush", cover di Joe South, che riceve un grande successo soprattutto in America. "Prelude: Happiness-I'm So Glad" rappresenta uno specchio sul futuro della band, con le prime incursioni strumentali che diventeranno marchio di fabbrica soprattutto in sede live. Un ulteriore preludio è rappresentato da "Mandrake Root", dove tutte le potenzialità dei musicisti vengono messe in evidenza, a favore di un sound più cupo e aggressivo, che troverà però sfogo solo negli anni (e nella line-up) successivi. "One More Rainy Day" è un brano puramente beat, dove possiamo apprezzare la voce di Rod Evans, qui veramente intensa.
Perfettamente calato lo è anche in "Help", cover dei Beatles, brano dall'inizio alquanto psichedelico. Fantastica anche la versione di "Hey Joe", resa famosissima da Jimi Hendrix. La restante "Love Help Me" è l'episodio più trascurabile, a tratti sembra di ascoltare i Beach Boys. Penalizzata inoltre dall'aggressività di Blackmore in netto contrasto con il cantato allegro di Evans.

Un disco che mette in luce solo un minimo di ciò che saranno i deep purple. Un esordio acerbo, come già detto, che getta buone basi. Ma non si può ancora parlare di Deep Purple. Ci vorranno un paio di anni di gestazione e un cambio di line-up che sconvolgerà letteralmente il mondo della musica.

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