Un nuovo cambio di lineup avviene con l'uscita di questo "Slaves And Masters". Prende forma così la quinta formazione, o mark, dei Deep Purple. Prodotto da Roger Glover ed uscito nel 1990, "Slaves And Masters" vede alla voce una vecchia conoscenza dei fan dei Rainbow : Joe Lynn Turner. Gillan, com'è stato preannunciato nella precedente recensione, viene, per così dire, licenziato di comun accordo. Impegnato con Glover alla produzione ed alla promozione di "Accidentaly On Purpose" da ormai due anni, preferisce dedicarsi completamente al suo lavoro e lasciare i Purples al proprio destino. Anche Glover avrebbe dovuto seguirlo, ma un po' per il fallimento dell'album, un po' per il fatto che i membri rimasti non riescono a trovare un bassista di pari livello, ritorna repentinamente in band. Tuner è un cantante di buon livello, ma che al sottoscritto non è mai piaciuto. Ha segnato, a mio avviso, la caduta stilistica dei Rainbow verso un suono più radiofonico, precisando che però i Rainbow però facevano soltanto quello che il Man In Black ordinava. La caduta avviene anche in questo disco. "Slaves And Masters" è un disco AOR che delude i fan dei Deep Purple, in quanto acquista una veste spudoratamente commerciale. Se aggiungiamo poi una serie di testi incentrati su un tema molto inusuale e proprio al di fuori dallo standard della band, allora il risultato è ovvio. "King Of Dreams" apre le danze. In realtà questo brano è di buona qualità, nonostante sia molto "leccato", contiene un ritornello melodico che si adatta bene alla particolare voce di Turner. La successiva "The Cut Runs Deep" è un buon hard rock introdotto da un ottimo fraseggio di piano by Mr. Lord. Niente da dire invece su "Fire At Basement" che sembra "Lazy" riproposta alzata di un tono : puro lavoro di mestiere. Con "Love Conquers All" e "Truth Hurts" i Deep ci regalano due brani definibili indegni. Inutile sottolineare nuovamente che si tratta di testi incentrati su tematiche passionali, ma, soprattutto la prima canzone, è indecorosa per il trademark dei Deep. Sembra di sentire un pezzo di Bon Jovi o qualsiasi altro artista che vi viene in mente dedito alle ballatone raccapriccianti che strizzano, ma lo strizzano fortemente, al pop più commerciale che ci sia. Abbastanza anonime rimangono "Breakfast In Bed" e "Fortuneteller". Stranamente l'album guadagna qualcosina nel finale con un brano rock "Too Much Is Not Enough", unica song scritta dal solo Turner in aggiunta ad altri personaggi a me sconosciuti tali Held e Greenwood. E soprattutto con la conclusiva "Wicked Ways" il sottoscritto riprende un po' fiato ed evita di spaccare qualsiasi cosa vicina ad egli a causa della delusione per il cd. La suddetta traccia ricorda molto i Rainbow che furono negli anni '80, ma in confronto ai pezzi precedenti questo è un lavoro molto apprezzato. Che dire. Questo è uno dei pochi album assolutamente evitabili della discografia dei Deep. Non ve lo consiglio manco se siete in depressione a causa di problemi affettivi.

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