The Modern Lovers
PIXIES ANTE LITTERAM di più
Premiata Forneria Marconi -Chocolate Kings
Che ficata di disco, senza dubbio il mio preferito della Forneria; se "Storia di un Minuto" è in qualche modo il più affascinante, "Chocolate Kings" è semplicemente l'apice della band. In questo disco c'è la miglior formazione della PFM (Lanzetti, Mussida, Premoli, Pagani, Dijvas, Di Cioccio) nel miglior momento della loro carriera da ogni punto di vista; soprattutto, c'è Bernardo Lanzetti, ovvero finalmente una voce solista con i controcubici coglioni, questo figlio di Chapman e fratello minore di Gabriel, che porta alla PFM un carisma e un'intensità, oltre che una capacità, nel cantato che prima di allora non si era nemmeno potuta sfiorare (e infatti è un disco molto più cantato-grazie ar cazzo). Qui abbracciano del tutto il modello inglese, e per la prima volta Pagani scrive testi in inglese, con la collaborazione di Marva Jan Marrow-autrice, poetessa, compagna di Dijvas). Ci sono cinque tracce e sono cinque bombe, Franco Mussida è il gran signore di questo disco, è lui che domina come compositore principale (solo in "From Under" è affiancato da Premoli e-udite udite-l'ospite Ivan Graziani) ed è all'apice artistico della sua carriera; Mussida-e la band in generale-dimostra di tenere il passo con i maestri inglesi (Lanzetti a parte, c'è ad esempio molto dei Genesis qui dentro) e poi c'è "Paper Charms"... "Paper Charms" che vola altissima, forse l'unico brano della Forneria che mi metta "il brivido", pezzo fantastico, con un cantante-finalmente-fantastico. di più
Morgan
Mah, giusto 2-3 cosine ai tempi del suo unico e vero gruppo definibile AVANTI avranno dignità di ricordo...poi , trionfa il gossip e finiti gli anni da "scopritore di talenti mainstream improbabili", imperversarono gli stordimenti da pippature, le riabilitazioni da Maria-maximam vedovam Costantii, ed un paio di deliri sanremesi. Dopo un triennio silenzioso èriandato rialternandosi tra monologhi e cover del suo "puntofermo anglofono" infarcite di autotube (uh, grandioso, stracazzaccio!), ora ora da casa del vicino gli sentivo pure rifare tutto d'impeto (?) La Leva calcistica, La Canzone del Sole, Cosa Succederà alla Ragazza (con Dolcenera) e "Tempo di Morire" ma a tirar le somme, per egli, cosa mai succeda succeda sarebbe mica tempo di sparire? di più
Zelensky
spregevole pupazzo degli americani che ha mandato al massacro il suo popolo di più
MST -Evil Kids
Musicalmente un brano incazzoso e stimolante, opera di una band metal rap che racconta il disagio vissuto dai giovani delle nuove generazioni senza escludere nel contesto la rabbia che si trasforma in punto di forza per autoproclamarsi pronti ad affrontare un nuovo universo musicale e personale .
Evil Kids sprigiona con molta forza tutto questo, delusione e coraggio che si incrociano come sentimento e vengono urlate fuori sciogliendo ogni catena come metafora di rinascita personale. di più
Locanda delle Fate -Forse le Lucciole non si Amano più
Questo disco è una delle cose più belle uscite fuori dal progressive nostrano, in "ritardo con i tempi", ma di una bellezza purissima. Quello della band di Asti è un disco del più puro e classico progressive-rock-romantico intensamente ispirato ai modelli inglesi, i Genesis in testa (a volte anche troppo- l'intro di "Profumo di colla bianca" copiaincollato dalle sonorità di "Wind and Wuthering") ma va benissimo qualsiasi band inglese esponente del pop-rock e del prog-rock più melodico degli anni '70, con in più dei Gentle Giant nel repertorio pregresso (nei dischi che raccolgono materiale della band precedente alle Lucciole-a proposito il romantico nome della band viene da un bordello, tutto questo è bellissimo-troviamo ben due cover dei Gentle Giant) e persino la splendida copertina del disco segue un preciso modello britannico, quello di Roger Dean (è praticamente un suo "apocrifo" tra gli Yes e, ancora di più, gli Uriah Heep). Le ispirazioni però sono sfruttate benissimo e il trio Conta-Gaviglio-Vevey crea un mondo pregno di melanconia e di nostalgia che si riversano su ogni nota, che raramente scivola nel troppo sdolcinato ("Non chiudere a chiave le stelle", forse) ha tante stupende melodie ed è puro "rock-romantico" con i suoi momenti elettrici, le sue accelerazioni, i suoi soli di chitarra e-anche-i momenti più acustici. La voce di Sasso, oltretutto, è una delle mie preferite della scena prog italiana. Disco stupendo. di più
David Fanshawe
Un visionario di più
Giovanni Block
Da piccolo lo chiamavano Nanni, ma oggi tutti lo chiamano Block. Cantautore, musicista, compositore. di più
Golden Hands
Siete pronti per il rock marocchino? di più
Mare Sopra E Sotto
magica struggente da morire di più
Lucio Battisti
Chi dice che il Battisti post-Mogol è inferiore al periodo Mogol, è perchè non lo ha bene ascoltato o perchè è superficiale, vuole la melodia orecchiabile al primo ascolto. Non è per i testi, la massa non ascolta i testi che siano semplici o impegnati o ermetici, il Battisti del periodo Panella, non è apprezzato solo da quelli che vogliono il ritornello tormentone, sono dei pigroni musicali, ascoltare un brano almeno 3-5 volte no? di più
Richard Thompson
Semplicemente uno dei più grandi cantautori e chitarristi nella storia della musica inglese. di più
Enzo Carella -Se Non Cantassi Sarei Nessuno
Un altro capolavoro di Enzo, la chimera della
Musica italiana di più
Premiata Forneria Marconi -L'Isola Di Niente
Be "L'isola di niente" è un bel disco, nulla da dire. Con "Photos of Ghosts" era iniziato il periodo internazionale della PFM, la collaborazione con Peter Sinfield (grand'uomo) per le versioni anglofone dei pezzi dei loro dischi precedenti. Con questo disco-il primo con il basso di Djivas-la PFM conferma di essere la band prog italiana che più tenta di abbracciare e replicare lo stile dei maestri inglesi, se non fosse per il cantato quasi sempre in italiano (la scelta di cantare tutto in inglese era comunque già andata in porto, anche per questo subito dopo arriverà Lanzetti) e per qualche momento più personalmente "peninsulare" parrebbe in tutto e per tutto un disco di prog-rock inglese, non eccelso ma molto valido. Eppure, tra il frullato di ispirazioni che copre tutto il range dei grandi nomi del progressive inglese (tornano i King Crimson-solo che si guarda ad altri KC-con suoni che richiamano i dischi coevi della corte di Fripp- e ribadiamolo, collaboravano con Sinfield in questo periodo, ma qua e la sbuca di tutto, i nomi son quelli, li conosciamo bene) e dalle quali sicuramente escono fuori dei bei pezzi, finisce che la mia preferita rimane l'acquerello bucolico e dolcissimo-da prima PFM (quella che mischiava le ispirazioni melodiche dei primi KC con quelle di un Battisti)-di "Dolcissima Maria", con un gusto melodico da dieci e lode. Un brano in inglese, sempre con liriche di Sinfield, c'è anche qui, la bella "Is my Face on Straight". di più
Hank Williams
Il più grande artista country di sempre, privo di qualunque definizione?! O debaseriani, così mi deludete! di più
Watchtower -Control and Resistence
ogni volta che li ascolto ho i brividi!! nn riesco a trovare dei degni sostituti... eppure arzigogolati come loro .. ogni volta che li ascolto, bisogna selezioni ogni artista per seguire la traccia..., fantastici!!e'dire che ci sono poche clip e video live dei loro concerti.. di più
Big brother & the holding company -Cheap thrills
Un discone. Direi praticamente l'unico dei Big Brother e principalmente grazie ad una straripante, immensa Janis Joplin ovviamente, che subito dopo intraprenderà la carriera solista (brevuccia, ma questo è un altro discorso...). Ci sono qui alcuni dei brani più celebri e giustamente celebrati del repertorio della Joplin, interpretazioni meravigliose e commoventi di canzoni come "Summertime" (Gershwin, niente meno) e soprattutto un'immensa versione di "Ball and Chain" in assoluto tra le vette più alte raggiunte da Janis. Diciamo che, rispetto ai successivi, questo album ha un piglio complessivamente più rock-acidulo tipico della California del '68, tuttavia va alla grande quando la Joplin si cimenta con il Blues, il Soul e si, anche il Rock, mi convince meno quando prende direzioni di puro psych-rock californiano, come in "Sweet Mary", che è bellina per carità, ma i pezzi da 90 dell'album stanno altrove. In ogni caso, grande disco. Immensa Janis. di più
Elton John -Here and There
Rimane IL live per eccellenza che marchia a fuoco gli anni della Elton John Band, anche se sarebbe stato ancora meglio se fosse rimasto un disco unico, il primo, quello di Londra alla Royal Festival Hall del Maggio '74; questo live è una bomba e vede la Elton John Band in forma smagliante (Dee Murray al basso è fantastico) con un'ottima selezione di brani soprattutto tratti da "Elton John" e "Tumbleweed Connection" più qualcosa del '72-'73, con rese fenomenali di pezzi come "Burn Down the Mission" "Bad Side of the Moon" "Your Song" o "Honky Cat", per dirne qualcuna. Purtroppo mettere anche il secondo disco (al MSG di NY del Novembre dello stesso anno con tanto di ospitata speciale di John Lennon, importante storicamente ma onestamente è la parte che mi annoia del live) allunga forse un po' il brodo, anche se il concerto di NY parte forte come quello di Londra ("Funeral for a Friend", "Grey Seal") e, quindi, alla fine a "Here and There" lo status di live della madonna del miglior Elton John di sempre (intendo in generale quello '69-'75) non glielo toglie nessuno. di più
Quella Vecchia Locanda -Il Tempo Della Gioia
Una copertina bella quasi quanto quella del precedente disco incornicia un lavoro ancora più bello del precedente disco. Ne "Il tempo della gioia" i Jethro Tull hanno lasciato ormai la vecchia locanda, in compenso vi hanno sostato brevemente i fratelli Shulman (nella title-track sono palesi le ispirazioni ai GG in un paio di momenti, è una vera "gentlegiantata") e, in certe melodie, l'orecchio va ai primissimi King Crimson; per il resto, nello stile la band rinuncia alla loro parte più rock (solo i passaggi di chitarra elettrica e la sezione ritmica ci ricordano di essere ancora vicini ai territori del "rock-pop elettrico" degli anni '70) e al ridondante pessimismo dei testi (che restano un punto debole, ma sono di quelli che-capita spesso nel prog-si lasciano scivolare via di fronte all'importanza centrale del telaio musicale), pianoforte e violino sono protagonisti assoluti, lo scheletro del disco è molto più acustico e dai toni "classici", il flauto fa lavoro di raccordo, o si esibisce in momenti solisti di bellissima quiete ("E' accaduto una notte"). In pratica ci si ritrova in territori di forte ispirazione classicista (soprattutto "Villa Doria Pamphili" e la splendida "A forma di..." con il suo crescendo costante di volume e la partenza che è un sussurro) e poi si sfocia in netti toni di quel Prog-Jazz-Rock tipico di quegli anni, soprattutto nella bellissima "Un giorno, un amico" (martoriata solo da quei coretti idioti, sul serio, ragazzi... Perché ?). di più