Bauhaus -This Is for When...
Un live del cristiddio "This is For When..." Rimasterizzazione e remix delle registrazioni originali del 9 novembre 1981, è stato fatto un lavoro eccellente di rinfrescata sui suoni (e quindi è palesemente rifinito in studio, ma è tipico di molti live e anche sti cazzi) e viene esaltata la band che è in uno stato di forma eccezionale. Insomma, 'sto live è una bomba. Naturalmente, "Mask", fresco di pubblicazione, è il più rappresentato, proposto quasi integralmente (8 pezzi su 10, quasi metà delle tracce del live, che sono 17) e quanto meglio rendono qui le già bellissime canzoni della Maschera, la veste live dona loro più energia, una forza nuova, tanto in quelle eseguite fedelmente alle versioni studio quanto in pezzi ai quali i Bauhaus donano davvero un abito nuovo (la versione live di "The Man With the X-Ray Eyes" è strepitosa); poi ci sono chicche come l'antipasto del disco successivo con una splendida "Silent Hedges" e la cover di un altro nume tutelare della band, John Cale, "Rosegarden Funeral of Sores" (altrimenti contenuta solo in raccolte di singoli). E ancora fenomenali versioni di "Dancing" (con Daniele Cenere che si diverte al sax con molta più libertà che in studio) e "Stygmata Martyr" e via dicendo. Live eccezionale di una band piena di fantasia e in un momento di forma esaltante. Capolavoro. di più
Tangerine Dream
Favolosi ho quasi tutti gli album uno dei miei gruppi preeriti. di più
Gianluca Grignani
Cocaina mischiata con plastica e sniffata dal nulla.. di più
Gorillaz
Gruppo superfluo come pochi. Tolti i singoli che passavano in radio e su mtv le tracce del resto del disco erano più che discutibili e il biascicare le parole di Albarn (tipico della maggior parte dei cantanti Inglesi dei gruppi brit-pop e indie anni '90 e 2000, salvo rare eccezione) peggiorava ancora di più la cosa.
Negli anni sono peggiorati ulteriormente. Basti pensare che il brano di lancio del nuovo album rassomiglia incredibilmente a sexyback di timberlake (...e ho detto tutto) di più
Pussy Galore -Groovy Hate Fuck (Feel Good About Your Body)
Ricetta per la Pussy Galore: prendete un grosso tocco di Garage-Rock del più crudo possibile, possibilmente un po' rancido, cugino dei Cramps e nipote dei garagisti più selvaggi degli anni '60, mescolatelo col suo gemello naturale del R'n'R rollingstonesiano, bagnatelo con un litrozzo buono di Blues, ma il Blues lasciato a marcire incupito, quello paludoso e sciamanico fratello di culto della deriva blues dei Birthday Party e farcitelo con una generosa dose di tutto ciò che era stata la furia del Punk (e forse persino dell'Hardcore-Punk) di dieci anni prima circa. Bene, ora frullate il tutto; fa rumore il frullatore ? Ottimo, perché di "Noise" a ricoprire il risultato finale ce ne vuole parecchio, insieme ad un cantante, Jon Spencer, che è voce selvaggia e sciamanica, cantante-bestia degno figlio dei padri Morrison-Iggy, fratello minore della Caverna e della Luce Interiore; certo, questo quando le tre chitarre divise tra riff garage e sferragliate noise deliranti (Hagerty, Cafritz, lo stesso Spencer) non ne coprono quasi del tutto le furiose performance. Alla batteria ancora John Hammill e non Bob Bert.
Quindi, che suona 'sta Pussy Galore ? Il Garage più feroce, violento per assalto sonoro e sporco che si possa immaginare. O Garage/Noise/Blues/Punk/R'n'R per fare il collage di termini. di più
Pussy Galore -Live: In the Red
Il vero epitaffio dei Pussy Galore. Live incendiario datato agosto 1989, band che si stava già smantellando, Hagerty perso tra droghe e Royal Trux, la Cafritz già fuori dal gruppo, Bert per i cazzi suoi, la coppia Spencer-Martinez tra Boss Hog e gli ultimi tentativi di tenere in piedi sta band di sciroccati. Ne esce fuori un live favoloso, sporco e grezzo come pochi, i maggiori sussulti li regalano i 4 brani di Right Now! Il garage-blues-noise che mette tutto a ferro e fuoco. di più
Bauhaus -In The Flat Field
Capolavoro. Per la bellezza trascinante delle canzoni in esso contenuto e per le strade che ha aperto; "In the Flat Field" è sicuramente l'opera nella quale spingono maggiormente il loro lato gotico-dark, quella che li identifica come pilastri del filone "Dark-Wave" e del Post-Punk dai toni più lugubri; eppure i loro scenari da horror gotico, la loro estetica vampiresca (soprattutto quella di Murphy) la cupezza drammatica del suono, i toni disperati e furiosi di molti pezzi, sono sempre, evidentemente, delle teatrali sceneggiate costruite con cura e senza mai prendersi eccessivamente sul serio, trainate da un figlio del Glam-Rock come Peter Murphy, che prende l'estetica esagerata del Rock e del Glam (spruzzata di VU, perché no) e la imbeve nell'horror gotico (e dunque = Gothic-Rock), con la sua teatralità imperdibile e la forza sciamanica delle sue interpretazioni (uno dei performer-sciamani principali di quegli anni, uno che nella scena "post-punk" stava al Glam come un Nick Cave o un JLP stavano al Blues), liberando anche il suo lato più istintivo e animalesco in alcune occasioni. Ossessioni tribali, paranoie moderne, sferraglianti chitarre irregolari, ritmiche pulsanti, sciamanici riti sessuali, estatiche visioni di sangue ("Stygmata Martyr" è il massimo esempio del loro teatrale gioco di post-punk gotico), sfuriate improvvise, toni dolorosi nella voce, chitarre che squittiscono come ratti... O come pipistrelli. Epocale. di più
Marco Travaglio
Il più grande cialtrone, inaffidabile, saccente, arrogante, spocchioso nonché buffone del 'giornalismo' Italiano.
Da quando poi è diventato 'conte-progressista' facendo da anni sul suo cesso di giornale propaganda spicciola al suo eroe nazionale (facendo un caloroso dito medio a tutti i fessi che credevano nella 'democrazia diretta' e nel 'né di destra né di sinistra' o alla 'politica come servizio civile per un periodo di tempo' e alle tante baggianate sparate da grillo) mi ha fatto quasi rivalutare sallusti, che non è mai arrivato a un tale livello di zerbinaggio.
Nessuna considerazione o rispetto per chi ancora paga per sentire nei teatri le ca.ate di costui o gli compra i libri. di più
Bauhaus -Bela Lugosi's Dead - The Bela Session
Una chicca preziosa per chi adora i Bauhaus come il sottoscritto, un'EP che riunisce finalmente la prima sessione di registrazioni in studio del gruppo, è il 26 Gennaio 1979 e naturalmente da qui fu estratto il leggendario singolo che li vide esordire come un terremoto sulla scena "post-punk" di fine anni '70, quella "Bela Lugosi's Dead" che be, anche in anni di totale sperimentazione di quella "nuova musica rock e pop" una roba così non si era ancora sentita, la forte componente "dub" che fa da esoscheletro, dipinto dalle pennellate irregolari dei suoni di chitarra di Ash che certificano l'appartenenza a quel caleidoscopio sonoro del "post-punk/new wave", unita all'atmosfera dark-gotica, segnata dalle essenziali, cupe note di basso di David J, che omaggia l'iconografia dei vecchi personaggi e figure dell'horror in bianco e nero, il tutto con un cantante che, come ciliegina, ha la teatralità di un glam-rocker però virato tutto nell'oscurità. Una roba sublime, un capolavoro; ma con questo EP abbiamo anche il resto, l'altra chicca "post-ska-punk" che è "Harry" (pubblicata per la prima volta solo nel 1982 come b-side) ma soprattutto il loro lato più rock'n roll/glam, le loro basi di partenza. Senza questo disco, ci saremmo persi una bomba come "Bite My Lips" e che cazzo, rock'n roll (vagamente post-panchiano) dove Murphy il vampiro tira fuori la sua più scatenata verve da glamer-sciamano del rock. EP capolavoro, ci voleva proprio. di più
Björk
Non ho ancora capito come si fa ad associare sperimentazione a Bjork. di più
John Grant
Cantautore di vocazione apolide, tra l'Elton John più ispirato e le sperimentazioni elettroniche nord europee, inedito mix sorretto egregiamente dall'innegabile talento vocale e compositivo di John Grant. di più
John Grant -Queen of Denmark
La copertina dell'album è un po' fuorviante, fa pensare a un'artista punk anni 70, mentre una volta ascoltato tutto il CD, l'immagine che viene in mente è quella di un tipo elegante e colto con voce da crooner e uno stile pianistico tra B.Joel ed E.John impreziosito da riferimenti di classica. I testi sono innovativi perché affrontano tematiche da uomo gay di mezza età, punto di vista ascoltato molto raramente in musica. di più
Le Orme -Storia o leggenda
Il disco parigino delle Orme, che dalla capitale francese nella quale è stato registrato prende ispirazione nelle ambientazioni dei testi, nelle atmosfere, volendo seguire anche un po' di luoghi comuni, nell'eleganza melodica che costella il disco e nel suo mood raffinato e malinconico, sempre presente nel gruppo ma qui vero centro di gravità del disco; è anche il disco Pop per eccellenza delle Orme, composto da canzoni, raffinatissime e mai banali ma comunque "canzoni", in tutto e per tutto, esaltando un lato della loro musica che, anch'esso, è sempre stato presente anche negli anni '71-'74, quelli più "progressive". All'artwork torna Mazzieri, cinque anni dopo "Uomo di Pezza", e io gioisco perché adoro queste copertine e questa è anche più fica della precedente. "Storia o Leggenda" è molto bello, ma molto (classico esempio di bisogno di "votazioni di mezzo" nei pallini, qui sopra) rispetto all'altrettanto ottimo "Verità nascoste" vive meno di alti picchi ma è nel complesso più omogeneo e compatto, forse giusto un po' troppo incentrato sulla lenta melodia dolce-malinconica (ma che melodie!)... Fino al rush finale di "Al mercato delle pulci", strumentale elettrico, nervoso e incalzante che riporta dritto indietro ai tempi di "Collage" e "Uomo di Pezza". di più
Piero Ciampi
“Ascoltato” da poco … una volta non l’avrei preso in considerazione, non “avevo tempo”, ora “ho tempo”. Sarei andato d’accordo con lui… forse troppo d’accordo; litigate tra esauriti e abbracci fraterni subito dopo, qualche bicchiere lontano da tutti, avventure senza essere eroi… di più
Antonio Albanese -Personaggi
La follia italiana vista attraverso al comicità, le maschere e i fantastici "mostri" di Antonio Albanese, dall'inizio della sua carriera ad oggi. Ci sono tutti: il Ministro della paura, Alex Drastico, Perego, Epifanio, Cetto La Qualunque, il sommelier. di più
Phil Collins -Hello, I Must Be Going!
Per me, il miglior disco di Collins, leggermente sopra anche al precedente. Si tratta di un buon disco pop dove il Philco ancora sembra ricordarsi di essere un musicista e non un mero stampatore di lagne. Al suo fianco il fedelissimo Stuermer alla chitarra e come in "Face Value" di nuovo John Giblin al basso in alcuni pezzi, suo compagno di ritmica nei Brand X o in "III" di Gabriel. "I Don't Care Anymore" e "Do You Know Do You Care" sono probabilmente i brani migliori del Collins solista con "In the Air...", "Thru These Walls" subito dietro, "You Can't Hurry Love" è così perfetta che si coverizza da sola, "Why Can't It Wait 'Til Morning" invece con i suoi flauti, oboe e corni sembra più vicina a certi Genesis pop degli anni subito addietro. Bel dischetto, un paio di pezzacci evitabili ma gli inciampi non vanno oltre. di più
Phil Collins -Face Value
Oh, io continuo a dire che Philco da solista era partito bene, con due bei dischi di quel pop-fusion-blue eyed soul-r&b che gli piace tanto, a lui, intrattenitore nato. Questo primo disco è uno delle mille facce di Collins (nello stesso 1981 c'è stato anche "Abacab", ma nello stesso periodo ci sono stati anche i Brand X, la collaborazione con John Martyn, insomma il solito uno, nessuno e centomila) e soprattutto la prima metà devo dire che è una bombetta, con in cima quel pezzone che è "In the Air Tonight" ovviamente; ci sono le idee, come il riportare qui il batterismo secco e senza piatti dovuto all'esperienza dell'anno prima con Peter in "III-Melt". Le ballad/i lenti a volte son proprio bellini altre volte sono dei lagna-Collins ma 10 volte più gradevoli delle lagna-Collins che verranno. Dalle sessioni "crisi coniugale" del '79-'80 sono venuti fuori bei pezzi, qui c'è groove, una gran sezione ritmica (c'è il compare John Giblin, per dire eh, per dire...) un cantante all'apice della maturità e dell'espressività, un musicista che non aveva ancora dimenticato di essere tale. Certo, nella seconda metà un po' cala ma resta gradevole nel complesso. E comunque è proprio ovvio che dei pezzi suoi ai Genesis riservava gli scarti, basti pensare a "No Reply at All" sul coevo "Abacab". di più
The Gun Club
Immani fino a "Las Vegas Story". di più
Le Orme -Collage
Disco favoloso, il primo grandissimo lavoro di un'altra delle mie band italiane preferite (e per quanto mi riguarda uno dei grandi nomi della scena prog internazionale di quei primi anni '70). Con questo disco hanno fatto il vero salto di qualità ("Ad Gloriam", per carità, era già un bel disco beat-pop-psych-rock, ma non mi fa impazzire particolarmente) secondo me, 7 brani tra il buono e l'eccelso, che si tratti dei pezzi più "prog" ed elaborati (e qui strepitosa doppietta con "Cemento armato" e "Evasione totale") o di quelli che rimangono vicini alla forma canzone (o che lo sono proprio, "semplici" canzoni) della quale Le Orme erano gran maestri, tenendosi sempre in equilibrio tra la sensibilità pop e quella "progressiva" che loro tra i primi, nel 1971, stavano portando in Italia con tanta maturità, capacità e consapevolezza. E qui ci sono pezzoni come "Era Inverno" "Sguardo verso il cielo" ecc. C'è la bellissima title-track strumentale, che paga il pedaggio (tipico a parecchie band o artisti dell'epoca) dell'ispirazione classica. Un disco molto completo, c'è potenza elettrica (dell'Hammond) e sferzate toste così come delicatezza melodica e raffinatezza. Ci sono passaggi (pochi) solari, musicalmente e c'è (tanta) cupezza. Soprattutto nei testi, sempre molto belli e sempre così allegri e ottimisti da far sembrare i Joy Division una band da trenino di Capodanno. di più