Ricetta per la Pussy Galore: prendete un grosso tocco di Garage-Rock del più crudo possibile, possibilmente un po' rancido, cugino dei Cramps e nipote dei garagisti più selvaggi degli anni '60, mescolatelo col suo gemello naturale del R'n'R rollingstonesiano, bagnatelo con un litrozzo buono di Blues, ma il Blues lasciato a marcire incupito, quello paludoso e sciamanico fratello di culto della deriva blues dei Birthday Party e farcitelo con una generosa dose di tutto ciò che era stata la furia del Punk (e forse persino dell'Hardcore-Punk) di dieci anni prima circa. Bene, ora frullate il tutto; fa rumore il frullatore ? Ottimo, perché di "Noise" a ricoprire il risultato finale ce ne vuole parecchio, insieme ad un cantante, Jon Spencer, che è voce selvaggia e sciamanica, cantante-bestia degno figlio dei padri Morrison-Iggy, fratello minore della Caverna e della Luce Interiore; certo, questo quando le tre chitarre divise tra riff garage e sferragliate noise deliranti (Hagerty, Cafritz, lo stesso Spencer) non ne coprono quasi del tutto le furiose performance. Alla batteria ancora John Hammill e non Bob Bert.
Quindi, che suona 'sta Pussy Galore ? Il Garage più feroce, violento per assalto sonoro e sporco che si possa immaginare. O Garage/Noise/Blues/Punk/R'n'R per fare il collage di termini.
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