The Gun Club
Immani fino a "Las Vegas Story". di più
Le Orme -Collage
Disco favoloso, il primo grandissimo lavoro di un'altra delle mie band italiane preferite (e per quanto mi riguarda uno dei grandi nomi della scena prog internazionale di quei primi anni '70). Con questo disco hanno fatto il vero salto di qualità ("Ad Gloriam", per carità, era già un bel disco beat-pop-psych-rock, ma non mi fa impazzire particolarmente) secondo me, 7 brani tra il buono e l'eccelso, che si tratti dei pezzi più "prog" ed elaborati (e qui strepitosa doppietta con "Cemento armato" e "Evasione totale") o di quelli che rimangono vicini alla forma canzone (o che lo sono proprio, "semplici" canzoni) della quale Le Orme erano gran maestri, tenendosi sempre in equilibrio tra la sensibilità pop e quella "progressiva" che loro tra i primi, nel 1971, stavano portando in Italia con tanta maturità, capacità e consapevolezza. E qui ci sono pezzoni come "Era Inverno" "Sguardo verso il cielo" ecc. C'è la bellissima title-track strumentale, che paga il pedaggio (tipico a parecchie band o artisti dell'epoca) dell'ispirazione classica. Un disco molto completo, c'è potenza elettrica (dell'Hammond) e sferzate toste così come delicatezza melodica e raffinatezza. Ci sono passaggi (pochi) solari, musicalmente e c'è (tanta) cupezza. Soprattutto nei testi, sempre molto belli e sempre così allegri e ottimisti da far sembrare i Joy Division una band da trenino di Capodanno. di più
Le Orme -Felona E Sorona
E che gli vuoi dire. Chiude il trittico di capolavori delle Orme, è il disco più profondo, dove le allegrissime tematiche e i gai testi del gruppo assumono dimensioni planetarie, letteralmente. L'inconfondibile ottimismo nelle liriche, i temi e lo stile vicini a quelli da lui espressi, avevano attirato l'ammirazione e l'apprezzamento di Peter Hammill, nientemeno, che le tradusse e adattò in inglese per la versione in lingua anglofona del disco. Testi di alto livello, musiche anche meglio, passaggi strumentali e melodie, cantate e non, sono il massimo prodotto dal serenissimo trio, per quanto-puri dettagli di preferenza personale-in realtà gli preferisca di un niente almeno "Uomo di Pezza" di sicuro e forse anche "Collage"... Forse è perché "Felona e Sorona" trasmette anche troppa angoscia in alcuni momenti; ma è un capolavoro, di una bellezza, una profondità e una maturità incredibili. di più
Mel Brooks
Chi lo odia è Stronzo di più
Mario Biondi
A COSA SERVE ESATTAMENTE? di più
Banco del Mutuo Soccorso -Io sono nato libero
Ultimo della triade eccelsa (ma di certo non ultimo disco valido del Banco) della band romana/laziale. Come detto per "imprinting" con il gruppo, il cuore mi indica il Salvadanaio come loro disco migliore, tuttavia il cervello direbbe questo, il disco della maturità definitiva, probabilmente il più completo ed eclettico dei tre: dai 15 minuti prog del Canto Nomade al BMS che si scopre come mai prima d'ora forse anche eccellente autore di canzoni, pure e lineari canzoni di altissima qualità, con la splendida "Non mi rompete" (titolo leggendario, anche solo quello...) e poi Gianni Nocenzi tira fuori l'altra mia canzone preferita del Banco, la surreale e inquieta follia de "La città sottile", pura meraviglia col gusto del teatrale e dell'assurdo, che pezzo favoloso. Tanta varietà in questo disco, per stile, atmosfere, testi ("Dopo...Niente è più lo stesso" chiude il cerchio riunendosi al prog classico e al testo d'impegno antimilitarista e "politico" di Canto Nomade). Tra l'altro, oltre ad un teatralissimo Di Giacomo e alle tastiere dei Nocenzi Bros, proprio nel disco in cui avviene il passaggio di consegne tra Marcello Todaro e Rodolfo Maltese ci sono le più belle parti e intrecci di chitarre che io abbia mai sentito nel Banco. di più
Tom Waits -The Heart Of Saturday Night
Bello quasi quanto "Closing Time" questo secondo capitolo della carriera del Tommaso che Aspetta, solo che le canzoni qui affondano con molta più decisione sui territori del Jazz, Jazz ben swingato, Jazz da Jazz-Club, anche se quando la canzone d'autore "folk" mette la testa fuori (come nella stupenda title-track, con quel suo andamento da cantautorato notturno, intimo, un poco Fredneilliana quasi) è un attimo ed è subito un classico e non si disdegna neanche il lento crooneristico uscito paro-paro dal disco d'esordio, con altrettanta qualità ("Shivers Me Timber" soprattutto); il Jazz però straborda, ed è piuttosto godurioso, tanto nelle ballad ("Drunk on the Moon") quanto in pezzi esplosivi ed esaltanti come "Fumblin' With the Blues" o "New Coat of Paint". La malinconica, a tratti esplosiva, a tratti commovente, camminata notturna che compiamo insieme al giovane vecchio 24enne attraversa una serie impeccabile di canzoni bellissime, senza possibilità di caduta, musiche, melodie, arrangiamenti e testi. I primi due dischi di Waits per un cantautore "classico" avrebbero già valso una carriera, e una di gran valore, per lui erano solo l'antipasto dell'antipasto. di più
Paolo Belli
Lasciando stare la scelta di musicare (per) certi futili inni di calcio, il Fred Buscaglione del terzo Millennio. di più
The Smiths -Rank
Grazie alla mia Rosaspina! (23/02/2023) di più
Sparks -Kimono my house
Grazie alla mia Rosaspina! (23/02/2023) di più
Death -Individual Thought Patterns
Grazie alla mia Rosaspina! (23/02/2023) di più
Brian Eno -Discreet Music
Grazie alla mia Rosaspina!* (23/02/2023) di più
Antonio Albanese
Antonio Albanese è un attore, regista, comico, scrittore, cabarettista, imitatore e doppiatore italiano. di più
Anthony Phillips -Sides
Il terzo disco, volendo considerare la serie delle "PPP" come una sezione a se stante della sua discografia, di Ant nel complesso è un disco molto bello, solo che la sua qualità si divide nettamente a metà. Nella prima metà c'è un Ant che concede più di qualcosa ad un pop leggero con forse un occhio speranzoso alle classifiche e con risultati altalenanti (un paio di canzoni sono francamente bruttine, soprattutto "I Will Love You", un lento-pop ruffiano davvero lontano dalle sue corde, ma altre sono belline, come "Um & Aargh" e "Lucy Will") ma nella seconda metà di "Sides" il livello cresce in modo evidente, Ant si allontana dai tentativi "pop-rock" tentennanti e si alterna tra il tornare nei suoi territori acustici tipici oppure sperimentare sonorità più dure e corpose ("Nightmare" è molto Hackett, per esempio), decisamente più elettriche e decisamente lontane dalle pop-song della prima metà. In questa metà i pezzi sono tutti ottimi, solo grandi canzoni per Ant, che elevano "Sides" a disco assolutamente valido, con giusto un paio di cazzatine all'inizio. Ant come sempre suona tutte le chitarre e le tastiere ma qui, tranne in qualche brano, lascia spesso il microfono a vari altri cantanti. Ah, bellissima la copertina col biliardino. di più
Grinderswitch -Pullin' Together
Non posso competere con certi commenti e quindi mi limito al minimo.
Solido gruppo di southern rock, bel disco, con almeno un paio di pezziveramente notevoli di più
Anthony Phillips -Wise After the Event
Disco cresciuto negli anni nella mia considerazione. Da opera molto valida è passata ad essere per me un'opera stupenda, intrisa di tutta la particolare sensibilità di Ant, della sua intima delicatezza melodica, armonica e compositiva; lo stile di Ant in questo disco si svela più che mai come figlio dei Maestri della grande melodia POP degli anni '60 e '70 così come del folk britannico in generale e il suo irraggiungibile gusto melodico, il tutto però filtrato da uno stile personalissimo e immediatamente riconoscibile, lo stesso che marchiò indelebilmente la fase primigenia della carriera dei Genesis; Ant è così unico, nel suo essere così classico, che in alcune occasioni, in alcune di queste bellissime canzoni, le melodie, il suo cantato, i tocchi di note timide, discrete, suonano così fragili, così effimeri quasi, da ricordarmi spaventosamente le delicate e spesso dolorose melodie di molto cantautorato o di molto folk-pop "indie" (diciamo così...) degli anni '90 e '00, cosa alla quale tempo addietro non avevo fatto caso ma che ora suona abbastanza evidente, non sempre, ma a volte spunta fuori con forza. Ant, che qui comincia già a destreggiarsi con tastiere e pianoforte oltre alle sue chitarre soprattutto acustiche, e che presta la sua voce, perfetta per queste canzoni, all'intero disco, crea un capolavoro di canzone intimista e dal senso melodico semplicemente sublime. Stupendo. di più
Metallica -Master Of Puppets
L'album più recensito del reame di più