A metà anni ’80 seguivo in maniera maniacale la cosiddetta scena neo ’60: incominciavo ad affinare i miei gusti musicali e, sentendomi lontano dalle sonorità post-punk e new wave, trovai naturale buttarmi a capofitto in gruppi che mi sembravano vitali e freschi. Collezionavo tutti i dischi di garage-punk e neo-psichedelia che potevo. Anche l’Italia vantava gruppi di tutto rispetto: in particolare, in ambito psichedelico, mi piacevano molto i Birdmen Of Alkatraz e i No Strange . Poi le mode sono cambiate e la musica, negli anni ‘90, ha preso altre direzioni. Tuttavia qualcosa è rimasto: la riscoperta di quella che era la cultura degli anni ’60 mi ha aperto un mondo e, proprio grazie ai No Strange, mi sono poi interessato ai Corrieri Cosmici tedeschi e al progressive italiano meno allineato, quello, per intenderci, del primo Battiato, del primo Alan Sorrenti, di Claudio Rocchi e degli Aktuala. I No Strange in realtà, a parte qualche pausa, non hanno mai cessato di esistere a testimonianza del loro essere al di sopra di qualsiasi moda del momento: il loro è stato ed è un approccio filosofico all’esistenza che nasce da un brodo culturale che affonda le proprie radici nella cultura psichedelica: un universo cangiante fatto di filosofie orientali, di colori e suoni, di disegni psichedelici, di musica “progressiva” nel vero senso della parola. Il gruppo di Salvatore D’Urso “Ursus” e Alberto Ezzu ha sempre rifuggito le etichette musicali, spesso limitanti e vuote, anche se appartiene a buon diritto alla psichedelia, vista però non come la solita parola usata magari per ingabbiare qualcosa di cui si fatica a capire i riferimenti culturali ma come “un metodo per approfondire la conoscenza del proprio io”, per citare le parole che stesso Salvatore D’Urso ha usato rispondendo a una domanda sull’argomento nel libro No Strange e sogni correlati.

Si tratta di un volume – pubblicato dalla meritoria Area Pirata di Tiziano Rimonti - che ripercorre tutta la loro storia a partire dalle prime incarnazioni del gruppo denonimate Ra-Gebel e No Strani. Le testimonianze di Salvatore D’Urso e Alberto Ezzu sono ricche di aneddoti e ci portano alla riscoperta di un’epoca non così lontana in cui la spontaneità, la voglia di sperimentare e la creatività erano il modo naturale con cui approcciarsi all’arte. Si parla di Timothy Leary e di Albert Hoffmann, di fumetti e di fantascienza, di musica di avanguardia, del beat italiano, delle Stelle di Mario Schifano e della musica tedesca dei ‘70. Il libro è uno spaccato della vita culturale nel nostro paese in un particolare periodo: il contesto storico in cui hanno vissuto i membri dei No Strange è ben delineato così come vengono esplorate le loro radici culturali. Oggi non esiste più nulla di simile, tutto è omologato e viviamo un un’epoca oscura: tuttavia, per chi ne ha voglia, esiste sempre la possibilità di essere se stessi. No Strange e sogni correlati è un libro imperdibile e un regalo alla Cultura. Il testo è arricchito da numerosi disegni e foto oltre che dalle testimonianze di personaggi importanti fra cui, fra gli altri, Jutta Taylor Nienhaus, la cantante degli Analogy, Lodovico Ellena, storico leader degli Elefanti Effervescenti, Matteo Guarnaccia, artista psichedelico, Cosimino Pecere, boss della Psych-Out Records, Twink, mitico personaggio della psichedelia inglese, Peter Daltrey dei Kaleidoscope britannici, Brian Godding dei Blossom Toes, James Lowe degli Electric Prunes e Marco Conti dei Technicolour Dream. Ci sono poi interventi di giornalisti come Aldo Chimenti, Roberto Calabrò e Antonello Cresti. Le interviste sono a cura di Fabrizio Dela Porta.

Comprate assolutamente No Strange e sogni correlati, di sicuro vi farete più cultura che in tanti anni di scuola.

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