La parola "Devotional" sottende in sè non solo il tour solenne, maestoso e corroboratore di nervi e forze psicofisiche che i quattro Depeche Mode intrapresero tra il 1993 e il 1994, seguito all'uscita dello storico album "Songs of Faith and Devotion", la perla rock-sacrale del gruppo di Basildon, con gli annessi e connessi, ma vuol dire anche parlare di un disco live omonimo all'album di studio (a parere di molti inutile - forse è stato l'unico disco live nella storia che ha riproposto la tracklist di un album da studio, con interpretazioni che però non vanno taciute, vedi "I feel you", "Condemnation" (canzone preferita tra quelle del gruppo dal frontman Dave Gahan), la superba "In your room", "Higher Love", etc.

Più pertinente è invece recensire il Dvd (nel '93 uscì la VHS dello stessissimo concerto). Il Dvd fa eccezione perché allega bonus-tracks come "Policy of truth" e "Halo", e contenuti speciali nel disco 2. Ma quello che voglio recensirvi è il concerto, forse uno dei più belli e memorabili dei Depeche Mode assieme al "For the Masses" documentato in 101 (con la stessa formula del doppio Dvd) e al "Singles Tour 1998".

È questo il periodo in cui Dave Gahan comincia ad entrare nel tunnel dell'eroina. I compagni hanno in seguito più volte dichiarato:
"Pensavamo che certi atteggiamenti fossero fatti apposta ad imitare rockers del calibro di Mick Jagger (da Gahan molto stimato), ma poi tutto tornava normale, sia durante le registrazioni dell'album in studio, che nei concerti, fin quando nell'ultima data del tour Dave si gettò a fine concerto tra il pubblico, rischiandosi di rompersi le ossa andando a urtare contro le transenne".
Un Gahan sempre più misterioso, di poche parole, di atteggiamenti da rocker puro, con lo spirito punk di un tempo mai sopito ora all'acme, un Gahan incosciente, troppe volte con la bottiglia in mano. Poi sappiamo tutti com'è andata a finire....

Ma quegli anni (1993-1994) furono davvero pittoreschi nella loro tragicomicità, più tragica ovviamente che comica. Dave, il ragazzino di Basildon, che lanciava urla da far spavento. Aveva voluto un sound più rock per il gruppo. Martin Gore e Alan Wilder l'avevano accontentato, altrimenti l'ultimo disco dei Depeche Mode sarebbe stato "Violator". Ora doveva interpretarli quei pezzi, quella magistrale "I feel you", che già guardando il video di "I feel you" ti accorgi di avere di fronte non più il Dave Gahan che faceva il re in "Enjoy the silence", ma un tossico che faceva il sex-symbol a modo suo, collegando la materia sacrale dei nuovi pezzi di Gore allo spirito dannato del rock.
Basta coi giri di parole. Sono questi atteggiamenti che solo se visti con l'occhio del fan forse si possono comprendere. Capelli lunghi lui, il Dave, giocava a fare il mito, e per me lo è diventato un mito, anche prima che rasentasse la morte per overdose. Lui in fondo nella sua incoscienza totale cantava per noi.

Quel concerto magistralmente filmato da Corbjin è una testimonianza, un documento, un pregio. Forse una delle migliori performance degli anni '90. Lo si capisce già dalla canzone di apertura "Higher Love" che Dave canta coperto da un velo (scenografia da urlo!). E poi, senza dover scandagliare le singole canzoni, in rilievo sono sicuramente il nuovo tormento "Walking in my shoes", con la creatura demoniaca di Corbjin che si muove sullo sfondo, e ancora "Condemnation", "I feel you", vissuta come un orgasmo.
Tra i pezzi del passato emergono "Stripped", interpretata con l'emotività di sempre, "World in my eyes", che vede gli altri tre Depeche farsi il mazzo alle tastiere, e ancora "Enjoy the silence", con l'assolo di Martin Gore che manca nella versione di "Violator", un altro motivo di eccitazione, e ancora, come non citare "Personal Jesus", che i Depeche hanno ormai fatto come la loro bandiera "rock", con quegli urlacci di Gahan, quel riff blues, miscelato all'ebbrezza dell'elettronica.

"Everything counts" sa un po' di dance anni '90 qui (scherzo), ed è però la testimonianza che i DM si sanno reinventare ogni volta. Ebbene sì perché Alan Wilder si improvvisa batterista (ad ascoltarlo dite: ma non è che si improvvisa, c'è che questo è un batterista nato!). Insomma il quadro Depeche non fa una piega. Fletch, nonostante sta per vivere la depressione più nera della sua vita, appare concentrato.
I Fab Four dell'elettronica appaiono come stars sotto i riflettori e dinanzi alla camera di Anton Corbjin che firma un capolavoro. "Devotional" è tutto questo. Un Dvd da avere e guardare 101 volte fino a capire che momento stava attraversando la band britannica: l'acme del successo che coincide come sempre con lo stress e con la depressione (da questi anni c'è anche lo spettro dell'alcol per Martin e Fletch). Tutti ne usciranno provati da questo tour. Dave Gahan si metterà a fare la star eroinomane in un hotel a Santa Monica prima, visto nelle sue pietose condizioni anche dal cantante dei REM Michael Stipe, che era lì di passaggio, e che dà avvisa Corbjin e gli altri, in prossimità col tentato suicidio del 1995. Lo spettro del rocker dannato incomberà sino alla morte clinica per overdose nel 1996, con un miracoloso caso di risurrezione. La rinascita per i Depeche Mode, orfani del fratello maggiore Alan Wilder sarà sofferta con "Ultra" (1997).

"Devotional": un mito documentato su un Dvd.

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