Dopo l'album del disincanto "Construction Time Again" i Depeche Mode (Dave Gahan, Martin Gore, Alan Wilder, Andrew Fletcher) non riposano sugli allori di canzoni come "Everything Counts" (tanto per citarne una), ma si mettono al lavoro nei Music Works Studios di Londra e negli Hansa Studios di Berlino con il produttore del precedente lavoro Gareth Jones e con il loro pigmalione Daniel Miller boss della Mute. Il risultato delle loro fatiche è "Some Great Reward", un album bellissimo e particolare, scritto quasi interamente da Martin Gore, che li allontana ancora di più dalla spensieratezza degli inizi e in alcuni episodi ("Blasphemous Rumours" per esempio) risulta una sorta di preludio al successivo e cupo "Black Celebration".
La tracklist si apre con "Something To Do" e il suo beat incalzante e i suoi rumori metallici, quasi un marchio di fabbrica dell'album, che fanno da contraltare a un testo che riflette la durezza del lavoro operaio e la voglia di evasione da questo. A seguire c'è uno tra i migliori episodi del disco a mio avviso, quella "Lie To Me", dal cui testo è tratto il titolo dell'album, interpretata dalla voce suadente e calda di Dave Gahan che invita la sua partner a mentirgli in una riflessione sull'importanza della verità. Con la terza canzone "People Are People" si torna ad atmosfere più leggere, musicalmente parlando, mentre le parole descrivono una storia di incomprensione che sfocia in violenza narrata dal canto di Gahan e Gore. Segue una canzone d'amore dolcissima, "It Doesn't Matter", con un testo toccante reso magistralmente dalla splendida voce di Martin Gore e un accompagnamento sonoro di matrice quasi "ambient". Nella successiva "Stories Of Old" torna a cantare Gahan che ci racconta le perplessità di un uomo che non vuole sacrificare nulla all'amore, consapevole della precarietà di questo sentimento, mentre la traccia numero sei, "Somebody", è una raffica di emozioni che arriva dritta al cuore e che lascia stupefatti per la disarmante sincerità della richiesta di amore e comprensione espressa in essa. Si capovolge tutto nell'arrembante e famosissima "Master And Servant" che segue, dove il sadomasochismo è il tema principale di un quantomeno singolare rapporto a due, con la "classica" sottomissione volontaria di chi ama farsi dominare dall'altro; ci si avvicina alla conclusione del disco e prima del capolavoro finale c'è l'unico pezzo firmato da Alan Wilder, quella "If You Want" che secondo me abbassa un pò il livello del lavoro. Eccoci giunti finalmente alla canzone migliore dell'album, la già citata precedentemente "Blasphemous Rumours". Si tratta di un connubio riuscito straordinariamente tra musica e testo, dove suoni cupi e metallici da brividi fanno da sottofondo a racconti di suicidi mancati e tragedie tutti orchestrati da un Dio con "uno strano senso dell'umorismo" secondo la visione religiosa dei DM.
"Some Great Reward" secondo me è un disco favoloso, da ascoltare e riascoltare prestando attenzione a come sonorità orecchiabili fanno da contraltare a liriche introspettive. In definitiva, un album da riscoprire a più di vent'anni dalla sua pubblicazione e imperdibile per i fan dei Depeche.
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