Il sempre prolifico Albin Julius, dopo il recentissimo Joyride di cui ho qui parlato di recente pubblica, per il momento solo in formato promo, un’altra uscita intitolata The Wolvennest Sessions. Da tempo ormai si parla di come Albin Julius abbia ampliato i suoi interessi come dimostrano gli ultimi dischi a nome Der Blutharsch And The Infinite Church Of Leading Hand, pesantemente influenzati dalla psichedelia e da un’attitudine dichiaratamente fricchettona. Tuttavia ricordo come il suo passato oscuro martial-industrial musicalmente rimanga molto valido e ci ha donato perle come The Track Of The Hunted e Time Is Thee Enemy!: non ho problemi a definire il vecchio corso superiore al nuovo e, ogni tanto, riemerge ancora dal magma ribollente a base di acid-rock. Per intenderci non è che i nuovi Blutharsch siano scarsi ma la loro formula risulta poco originale e non sempre le idee sembrano ben a fuoco e il tutto suona troppo prolisso, anche se non mancano momenti ispirati. Questo nuovo The Wolvennest Sessions sembra meglio calibrato e prosegue ancora più radicalmente nell’operazione di recupero di sonorità vintage: nell’occasione il sound è granitico, caratterizzato da un muro di chitarre su cui svetta la bella voce di Marthynna.
Il disco è composto da 3 lunghe tracce: nella prima “Out Of Darness Deep” l’inizio è atmosferico, liquido e space-rock come potrebbero essere gli Hawkwind, poi la musica diventa psichedelica e dura e, a tratti, mi ha ricordato addirittura gli Amon Düül II . Nella successiva “Unreal” le ambientazioni non cambiano restando ancorate a un monolitico acid-rock. La conclusiva “Evil Love” è, se possibile, ancora più abrasiva nel suo incedere oscuro e psichedelico mentre la voce di Marthynna è sempre molto efficace nel condurre il rituale. Un’altra conferma di come il gruppo stia creando la sua personale formula per una psichedelia del nuovo millennio.
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