Derek Bailey. Ovvero come se il suono diventasse liquido. O come se la musica si sciogliesse come un'immensa fetta di camembert al sole, come un orolologio di Salvador Dalì.

Come se voi prendeste un esercito di grilli e di cicale e sostituiste delle chitarre al posto delle elitre. La musica che ballanno gli alieni di alpha centauri contorcendosi sulle loro 37 zampe. Speriamo solo che non resusciti il semidio Cthulhu e non ci faccia secchi tutti quanti, che debbo dire.

Oppure prendete una chitarra e chiudetela in una camera di tortura medioevale in preda di pazzi psicopatici e registratene la lenta agonia. Hendrix che brucia la chitarra sul palco diventa un bambinone ingenuo al confronto. Ogni goccia di suono e di dolore della chitarra agonizzante viene centellinata e distillata. Tutto ciò per arrivare al canto del cigno. Perchè i suoni più belli come per i bianchi cugini pennuti arrivano quando la chitarra sta per morire. I concetti di nota, accordo, armonia non si applicano più. Prendeteli e fatene un bel falò mentre torturate la chitarra. Distruggete e bruciate, i roghi a volte sono benefici.

Vi ricordate "L'immortale" di Borges? In quel racconto il protagonista, un soldato romano, incontra un troglodita che ha bevuto dalla fonte della vita eterna e che quasi non riesce a parlare. Alla fine si riesce a estrargli alcune faticose parole di greco zoppicanti, dalle quali si evince che il pover'uomo conosceva i poemi omerici. Alla domanda di cosa sapeva dell'Odissea questo gli risponde: -Molto poco. Meno del rapsodo più povero. Saranno passati mille e cento anni da quando l'inventai.-

Lo stesso si potrebbe dire di questo disco. Qua e la ci sono delle traccie che potrebbero ricordare della musica melodica e del jazz. Ma sono così lontane che è come se il nostro musicista fosse vissuto da eremita solitario per mille anni e si fosse dimenticato praticamente tutto, creando nel frattempo un proprio linguaggio con parentele sempre più labili con l'indoeuropeo.

Il presente disco, registrato a Milano nel 1975, contiene 14 improvvisazioni allo stato puro, ciascuna di 2-3 minuti. Un flamenco impazzito di lamiere accartocciate.

Atonale, aritmico, amelodico
, folse un pochino analgesico pure. Uno dei più grandi terroristi musicali di sempre, un vero originale. Musica di sicuro indigesta e spiazzante, ma alla fine gratificante.

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