Prendimi la mano. 

Il vociare confuso di una sera qualunque si allunga sulle ombre dell'anima. Il fumo delle sigarette cela le passioni, gli sguardi rapiti degli amanti, un sentimento strisciante avanza a ritmo di marcia e l'inquietudine si riflette sulla luce grigia sparsa lungo le strade. Non abbandonarmi, restami vicino prima che tutto finisca.

"Prends Ma Main" apre come d'incanto l'ultimo lavoro dei Dernière Volonté, progetto del francese Geoffroy D., da anni militante all'interno dell'area grigia nota come neofolk. Un senso di attesa passa attraverso le canzoni, la nebbia di una grande città immersa in un'oscurità irreale, le fotografie in bianco e nero e atmosfere sospese come fantasmi sui tetti delle case. Il crepuscolo dipinto da Geoffroy è un quadro in chiaroscuro dove le reminescenze belliche tanto care alla grey area si sposano ad emozionanti ricami melodici, spiazzanti aperture orchestrali e potenziali hit da discoteca. Nessun passaggio sofferto, nessun baratro scuro in cui precipitare, soltanto la spiazzante facilità d'ascolto per un disco appartenente ad una delle correnti musicali più oscure e complesse della musica leggera contemporanea.

"Au Travers Des Lauries" è una trascinante cavalcata elettrica, pervasa da nostalgie decadentiste e straziata dalle drammatiche incursioni degli archi. Una solenne apertura orchestrale introduce le percussioni selvagge di "Nos Chairs", un evidente e pomposo rimando ai lavori precedenti di Geoffroy. Echi profondi di timpani sembrano riemergere dal nulla come antichi colpi di cannone, il ritmo si fa sempre più serrato fino ad esplodere nell'apocalittico finale, simbiosi perfetta tra melodia e percussioni da battaglia. A questa oscura parentesi segue l'apoteosi metafisica di "L'Eau Pure", forse la prova più evidente dello straordinario talento dell'artista francese.

Ma è con "Douce Hirondelle" che Geoffroy mostra il suo lato più innovativo e, contemporaneamente, eccessivo. Un incedere solare caratterizza quella che potrebbe facilmente diventare una scanzonata hit da classifica, da trasmettere in tutte le radio e in tutte le discoteche. Un delicato motivetto pop dal vago sapore anni '80 dimostra l'intento del musicista francese: chiudere nell'armadio i tragici propositi bellici per virare verso territori più accessibili e meno impervi. Con "Cran D'Arret" vi è un temporaneo ritorno agli antichi toni epici e tesi, mentre con "La Nuit Rèvient" si ripresentano le più evidenti attitudini pop del musicista.

L'ultima parte del disco alterna delicati momenti introspettivi ("Mes Faiblesses", impreziosita dai malinconici ricami del violino) a brani che accarezzano la new wave elettronica ("L'Ombre Des Réverbères", "Verbes Fragiles" e "La Joie Devant La Mort"), fino al visionario episodio finale ("Maitre De Ma Peau").

"Devant Le Miroir" appartiene ad un mondo sospeso, ad uno scorcio nell'anima, ad una sera qualunque nelle fumose capitali d'Europa agli inizi del '900, appoggiato su un confine, tra il grigio più scuro e il bianco più brillante.   

Carico i commenti... con calma