La nostalgia, secondo me, è il sentimento che ti fa vivere peggio. Ti aliena, Ti estranea, del tutto dalla realtà e spesso finisce col divenire insopportabile. Alzi la mano chi non ha mai pensato di scaraventare fuori dal finestrino del metrò in corsa un vecchio che ripete in loop: << Hai tempi miei... i giovani d'oggi... blablabla...>>. Quelli invece che dicono che quando c'era Lui i treni partivano in orario vanno direttamente torturati come solo Mr. Blondie sa fare. La nostalgia è una rottura di palle ma al giorno d'oggi, dove si vive schizzando, dove tutto deve essere bello e pulito, dove un comunista è per forza di cose un reazionario, è assolutamente inevitabile e cosa ancora più triste è essere nostalgici verso qualcosa non vissuta realmente... in questo sono un campione. Nessuno mi batte.

Ormai si è in molti a pensare che la musica attuale, al di là del genere, sa di poco o quasi nulla. Un mio amico dice che è una cosa fisiologica in quanto, per una valutazione storica, le cose vanno catalogate e giudicate con un certo distacco sentimentale e temporale. Per me è una grossolana stronzata. La musica attuale, più che per l'opera stessa, fa cagare per una questione di formato. Ora si ha a disposizione ottanta minuti di CD e una qualsiasi etichetta ne pretende almeno cinquanta, cioè un doppio vinile, uno "Zen Arcade", un "Double Nickel On The Dime"... ovvero si pretende un'opera sovraumana.

Vittima della modernità [anzi della post-modernità (il post fa sempre molto intellettuale)], oltre l'uomo, è l'EP, miglior tramite per le miniaturizzate canzoni hardcore.

I Descendents prima di realizzare il loro capolavoro ("Milo Goes To College"), tanto utile ai qualitativamente sotto terra complessini "punk-rock (notare le virgolette, please)" americani degli anni 90, diedero alle stampe, nel 1981, questo EP: "Fat" (poi allargato a Bonus Fat).

Sono otto canzoni in appena sei minuti e sono solo hardcore, quindi niente strofe o ritornelli rilevanti, zero assoli, zero di tutto e se non hai niente da dire te ne stai a casa senza chiamare tizio a produrre, caio a reggere la chitarra e sempronio a premere il distorsore. La loro vena melodica, fantascienza per l'hardcore del tempo, in questo EP non è ancora presente. Volendo fare gli sboroni si può dire che non erano ancora un gruppo maturo, ma chi se ne frega. I Descendents erano un gruppo di Nerds sfigatissimi e sono persone senza creste o buchi (Milo, il cantante, lasciò il gruppo per tornare all'università. Dopo il dottorato in biochimica ora è un ricercatore).

L'hardcore, insomma, era solo passione, rabbia, incosapevolezza, onestà e adolescenza... ovvero, tutto quello per cui provo nostalgia.

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