Una linea nervosa, sempre sul chi vive. La tensione costante. E poi l’onda, l'onda esplosiva.

Aggiungi il ritmo bianco, aggiungi gli scarabocchi free, il laboratorio dove l'alchimista incrocia ogni possibile alterità.

Il post punk quindi, tra A Certain Ratio, Pop Group e la New York con il No davanti

Ma non è tutto. Che i Detonazione, pur fulminati dalle sonorità post 77, avevano un imprinting piuttosto progressive jazz ed erano cresciuti con gente tipo Zappa, tipo Area, tipo Napoli Centrale. E questo si sente.

Si sente eccome.

Gustoso, a proposito dei Napoli Centrale, l'epifanico incrontro tra il tredicenne Bruno Romani, sassofonista e leader dei nostri, e James Senese:

“Lo vidi scendere dal furgone coi jeans, i capelli afro, quell'attitudine sfrontata e capii che avrei voluto essere come lui”.

Ecco, se c'è uno lontano dall'estetica anni 80 quello è James Senese e tutto ciò è fantastico, no? A volte tenere un piedino nel passato salva dal pedissequo abbeverarsi alle sole fonti del momento.

Ecco allora un bellissimo “si sa come si comincia, ma non si sa come finisce”. E un meccanismo termoregolatore che tiene insieme imprevedibilità e eleganza, calore e gelo, cervello e cuore.

Poi le parole. La dissonanza dei suoni diviene dissonanza di pensiero, descrizione del vuoto, assoluto senso di estraneità.

Evitando di fare analisi seriose, basterà citare titoli come: “L'arido utile” o “Assenza di ideali”.

Senza dimenticare quel “Sorvegliare e punire” che rimanda a una delle opere più note di Foucault.

Ecco, Foucalt. Io un suo libro a casa ce l'ho. E' un tomo sulle 500 pagine che temo non leggerò mai. Meglio, molto meglio ascoltare i Detonazione.

Ah, il disco riunisce il primo album, un paio di EP e una manciata di brani finiti in raccolte collettive.

Un piccolo grande classico dell'italica Wave...

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