Maledetti DEVO!

Vi ascolto da così tanto che non posso non considerarVi una minima ma pur sempre significativa porzione di me, di questa scempiata anima derelitta sulla quale i Vostri sgangherati anthems e i Vostri obliqui pezzi proto-POP hanno contribuito allo stato di perenne idiozia della labile mente.

Sono passati vent’anni dall’ultimo disco in studio, non esattamente imperdibile, dei cinque De(vo)cerebrati di Akron e le speranze per un ritorno quantomeno decoroso non erano esattamente qualificabili al livello di certezza. Dopo un silenzio prossimo all'infinito nell'ultimo lustro hanno ripreso a empire le balere prospicienti i palchi di mezzo globo terracqueo, riportando perlopiù alla luce il materiale primordiale che li ha resi imprescindibili - dal caposaldo “Q: Are We..” al Pop avulso di “Oh, No..” - a tanti.

Cotanto nuovo invitante manicaretto radioattivo, nono album della serie in quasi quarant'anni di discendente carriera, non v'è dubbio che ben poco aggiunga (ma neppure sottrae) a quanto già si sapeva di Loro: pur tuttavia risulta un disco giocoso, frizzante, divertente: portatore sano di spensierate e allegre synth-POP canzoncine che colmano l’aere circumnstante di umori gioiosi et benefici: la teorizzata Devoluzione portata alle proprie più estreme conseguenze.

L’effetto che produce presenta i medesimi risvolti che ingenererebbe l’inatteso incontro con una vecchia (evidentemente non sopita del tutto) fiamma da cui il vile fato ha determinato la scissione; poco importa delle rughe che solcano il volto, alcun peso hanno le occhiaie, il doppio mento: il fatto che entrambi portate sulla gobba quella doppia decade in più e che non tutto sia andato esattamente come ci si attendeva; infatuazione allo stato puro che prescinde da qualsivoglia considerazione spazio-temporale: è in casi come questo che le regole della attrazione (gravitazionale) divengono lettera morta.

Nondimeno poco è dato sapersi sé questo disco sia in grado di dispensare effettivamente qualcosa (di positivo) a tutti: per quanto concerne il solitario neurone che (stoicamente) mi sorveglia, decisamente sì.

E tanto, poco o molto che sia, basta.

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