Allora, vabbè che le vie diaframmatiche sono infinite o quasi, ma a tutto c'è un limite. O forse no? Perché mi rendo conto che, di propria sponte, vedersi e rivedersi lo stesso gruppo tre volte nel giro di venti giorni venti non è proprio da tutti. A meno che tu non sia un Ultras, un Diaframma Ultras, che ti segui il ciuffo di Fiumani ovunque vada, dal circolo Arci sperduto in qualche valle bergamasca alla chiesa sconsacrata di Palermo centro.
Francamente la tessera di Diaframma Ultras non mi pare di avercela in tasca ma tra "partite in casa" e trasferte entro i violatissimi confini del Dio Po non ci possiamo lamentare. E il bello è che ogni volta che ti rivedi il nostro è un'esperienza diversa, una storia a sè, non paragonabile alle altre. Almeno se prendi "l'esperienza concerto" dal verso giusto e non solo come un (in)finito susseguirsi d note e accordi. Anche perché, vabbè che una scaletta vera e propria non c'è, ma le canzoni che Fiumani suona in questo paio di anni sono bene o male quelle (e francamente se hai la bellezza di diciotto album da studio uno sforzo in più lo potresti pure fare, eh). Salvo che, per salvarsi in calcio d'angolo, ogni tanto qualche perla la tira fuori. Mi ricordo di una bellissima serata a Bergamo l'estate scorsa, aria da pioggia imminente, parco, fiumiciattolo non so quanto artificiale, famigliole con bambini, palchetto praticamente inesistente...e questo che ti inizia a tirare fuori "Illusione ottica", "Pop Art", "I giorni dell'Ira"...roba che dici "oddio, ma ancora se le ricorda?!". A quanto pare si. Dove eravamo rimasti? Ah, si, che ogni concerto è a sè, soprattutto se ci vai con qualche Ultras davvero fissato e nel pre-concerto c'è l'occasione per qualche cenetta nemmeno tanto frugale in qualche trattoria-osteria in zona, possibilmente di quelle talmente infognate che manco il meglio navigatore riesce a trovarti, di quelle che per trovarle devi per forza rivolgerti alle dieci di sera a qualche indigeno ottuagenario in libera uscita con badante venezuelana di quarant'anni più giovane (e chiamalo fesso...). Se poi a tutto questo, e siamo ancora ai preamboli iniziali, ci aggiungi che ogni singola "trasferta" è stata più o meno funestata da simpaticissimi imprevisti che avrebbero scoraggiato chiunque (sostituire "chiunque" con "persona adulta e responsabile") capite che il quadro è completo. Perché se tu da tipo due mesi hai programmato di farti Milano-Genova solo per andarti a vedere il Nostro, ben sapendo che dopo due settimane suonerà a mezz'ora da casa tua, beh, c'è qualcosa che non va. E se quelli che avrebbero dovuto fraternamente ospitarti ti tirano un bidone due giorni prima e la tua risposta è "fanculo, al massimo dormo in stazione centrale aspettando il primo treno", tu sei da trattamento sanitario obbligatorio. Mettiamo una cosa in chiaro, questa non è una recensione, è una psuedo-riflessione su diaframmaticità, neosensibilismo (che!?) e il dedicare ad una "causa" (ehm...) il proprio tempo perso.
Ah, nota di colore: dopo l'abbuffata in quel di Genova ci si ritrova al Milk, buco Arci che più buco non si può, ricavato in una vecchia palazzina del centro di Genova (fatevi un favore e andatela a visitare almeno una volta nella vita)..pareti dipinte di nero, non si vede una mazza, "si, è molto locale dark anni Ottanta". Mi fido sulla parola e Capo Ultras non mente. Claustrofobia, sudore, botte, pogo. I pezzi sono i soliti e quelli per cui chiunque muove il culo: Siberia, L'orgia, L'Odore delle Rose, Vaiano, I giorni dell'Ira, Elena. Ah, vi ho detto che tra un pogo e l'altro siamo riusciti a dare una microfonata in bocca a Fiumani? Sulle prime non l'ha presa molto bene, affanculo tutti, scena madre e chi si è visto si è visto. Tra il pubblico facce del tipo "ops, abbiamo fatto il danno". Tensione. Chi urla "siete delle teste di cazzo". Imbarazzo, direbbe Gene Gnocchi. Poi Ciuffo torna, grandi sorrisi, sudore molto punk, ma stavolta si "poga responsabilmente", sembrava quasi il ballo della mattonella. Il tipo del locale guarda storto chiunque e tra un po' ci scappa pure la rissa da sottopalco, con tanto di Ultras a fare da cordone di sicurezza. Fa molto stadio la domenica pomeriggio. Alla fine "Scusa Fede, non l'abbiamo fatto apposta a tentare di spaccarti la faccia" "Fanculo, proprio sui denti me l'avete dato". E buonanotte ai suonatori, è il caso di dirlo.
Lasciamo poi perdere Bergamo e Milano di due settimane dopo. Scaletta pressocché invariata, almeno che la mente del sottoscritto non tragga in inganno, stesso sudore, stessa passione, davvero che l'età che c'hai riportata sulla carta d'identità è un numerino senza senso, qui ci sono cinquantenni che saltano, urlano e gridano di gioia, in un parola "vivono", altro che certi ventenni che conosco io, sempre lobotomizzati davanti a Feisbuc e autentici signori e padroni del "non c'ho proprio sbatta". Morte cerebrale, il sonno della mente. "Il mondo va avanti senza te", avrebbe detto il Fiumani ai temi di "In perfetta Solitudine". Ah, l'ultimo cd, dopo qualche lavoro un po' sottotono, non pare niente male, belle musiche, bei testi, ben suonato, un piccolo gioiellino di artigianato, si chiama "Niente di serio", compratelo. Bergamo, che città. Non mi hai mai detto nulla, mai sentito il bisogno di "scoprirla" più di tanto, ma la Città Alta è un must, poche storie. Naturalmente loro si suonava in una zonaccia della Bassa, sia chiaro. Diluvio universale su Brianza e Bergamasca come non se ne vedeva da anni, roba del tipo "il navigatore dice di andare sempre dritto e dritto davanti a me c'è un'enorme nuvola nera", roba che davvero si faceva prima ad arrivare in pagaia che in auto. Pioggia torrenziale, ci si deve vedere per una pizza, naturalmente viene diffuso l'indirizzo sbagliato e ognuno finisce in una parte diversa della città, cose che tu dici "ma in mano a chi cazzo stiamo?!". Giro di telefonate al volo e ti ritrovi in una osteriaccia, di quelle che di sicuro non ci sono sul Gambero Rosso, cappa di fumo che manco la nebbia in val padana, te, il tuo socio e...cinquanta ultras dell'Atalanta che festeggiano la salvezza. Un quadretto idilliaco. "Scusi, polenta e arrosto quanto viene?" e dal tavolo di fianco "oggi posso morire perché so che l'Atalanta è salva". E vai di coro da curva. Tutto molto "pittoresco". L'unica cosa forse realmente degna di nota del Confidenziale (zero gruppo, solo voce e chitarra) dei Navigli di Milano era la bella idea di avere un pittore in, ehm, sala (un pertugio) che dipingeva figure ispirate alle liriche di Fiumani, proiettate alle spalle del Ciuffo mentre lui strimpellava di "buio che si avvicina" e "di lui che ama un'altra". Unica cosa degna di nota nel senso che per il resto è stata la solita bolgia di passioni, eh, anche se stavolta più "riflessiva": culo per terra, fare sognante, si ascolta il cantore in ammirato silenzio. Bello bello, 5 euro, peccato che c'è gente che pensa che per vedere un "concerto figo" ne debba spendere almeno 40.
Chiudo questo diario di viaggio con un'immagine. Due meno venti di notte, vicolo dei Navigli di Milano, quattro sbandati, età che vai dai venticinque ai cinquant'anni, ma che nella testa e nel cuore non se ne sentono più di diciotto, toh, venti nei momenti di massima maturità, attaccano a cappella "Falso amore", la cantano tutta e nemmeno tanto male. "Non la suona davvero mai, peccato". Ancora mi chiedo come mai non ci abbiano tirato una secchiata dal piano di sopra. Questi sono i Diaframma, gruppo e fan sono tutt'uno, la stessa cosa. Fatevene una ragione, sempre che siate arrivati a leggere fin qui (dubito). E il prossimo concerto? Boh, ma visto che qui ogni volta è come la prima potrà essere in un solo modo, bellissimo.
I concerti:
6 aprile, Milk Club, Genova
24 aprile, Druso Circus, Bergamo
28 aprile, Spazio Concept, Milano
I musicisti:
Federico Fiumani, Lorenzo Moretto, Luca Cantasano e tutti noi
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