Questo disco si compone essenzialmente di due parti ed è il punto di incontro tra il precedente Stormblåst e il successivo Spiritual Black Dimension.
Tra l'altro d'ora in poi i titoli dei cd dei Dimmu inizieranno ad essere composti da tre parole, di cui due (spesso)sono aggettivi piú un nome (nella testa di Shagrath doveva essere scattato, o essersi staccato, qualcosa).
Non è un mistero che questo sia il cd che piú piace ai fan dei Dimmu e ai metallari in genere.
Difatti questi cinque pagani (per usare un eufemismo) norvegesi si sono infurbiti e, abbandonate le mazze ferrate, hanno mischiato un po' le carte in tavola creando un capolavoro (per me comunque inferiore a Stormblåst) per tutti i palati.C'è chi magari avrebbe voluto gli stessi Dimmu di Stormblåst, poetici e melodici, e chi avrebbe voluto i Dimmu piú incazzati con meno fronzoli classici e cupi accordi di tastiera (quasi sempre in tonalità minore) al posto del dolce pianoforte di Stormblåst.
I Dimmu hanno fatto entrambe le cose, mischiandole e creando qualcosa di unico e irripetibile. Se da un lato troviamo riff di puro black metal davvero devastanti accompagnati dall'immenso Tjodalv (ora leader dei Susperia) con blastbeats al limite dell'umano (come in Relinquishment of Spirit and Flesh o Tormentor of Christian Soul), dall'altro abbiamo le "dolci" e malinconiche melodie di Entrance o Prudence's Fall, giusto per fare qualche esempio.
Sul genere è inutile spendere troppe parole, diciamo che si tratta di un symphonic black metal molto melodico con qua e là alcuni sprazzi gothic, dovuti soprattutto alle eteree atmosfere ricamate da Stian, sicuramente il migliore tastierista che il black sinfonico abbia mai conosciuto.
Un disco da avere, sia perché vi terrà compagnia per molti mesi prima di stancarvi sia perché è un disco che cambiò il black metal sinfonico e che diede vita a migliaia di copie carbone (non ultimi i Cradle of Filth) che tentarono inutilmente di emulare questo capolavoro.
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