Nel panorama musicale, sono sempre esistite quel tipo di persone che sono rimaste impresse nella mente dei fan, vuoi per qualche loro dichiarazione che ha fatto discutere, vuoi per il carisma e l'energia che trasmettevano sul palco, oramai quando si parla di un genere musicale, alla fine di una discussione si andrà quasi sempre a dire che i bei tempi in cui padroneggiavano icone immortali di quel genere non si potranno più rivivere, ignorando forse i gruppi e gli artisti musicali underground che ogni giorni si fanno un mazzo tanto per cercare di farsi conoscere. Dichiarazioni senza senso, quindi. Come però dicevo ad inizio scritto, queste icone ad un certo punto della loro carriera devono dire addio, salutare una volta per tutte quel mondo che li ha resi famosi, e che li ha resi anche immortali nella memoria di chi liconosce e li apprezza, ma che ora ha bisogno di una separazione.
Nella scena musicale heavy metal, Udo Dirkschneider è forse l'artista che più rientra in questa introduzione. Anzi, forse ci rientra a metà. Emerso nel mondo della musica nella fine degli anni 60', dopo una breve parentesi con un gruppo chiamato "Band X", nel 1979 vede la luce il debutto dei suoi Accept, gruppo che si dimostrerà come uno dei più influenti nel panorama heavy in Germania, assieme a Scorpions e Running Wild. Gli Accept vedranno la prima metà degli anni 80' come il loro apice di popolarità e di massima ispirazione compositiva, per poi sciogliersi prima nel 1989, e poi nuovamente nel 1996. Recentemente, la band si è riformata nel 2012 con un nuovo cantante, e che quindi ha lasciato Udo libero di comporre musica assieme al suo gruppo in attività da più di 25 anni, gli U.D.O. , gruppo che è sempre stato etichettato come il degno sostituto degli Accept. In questi 25 anni di attività, gli U.D.O. hanno sempre proposto nella loro scaletta tre o quattro pezzi degli Accept, eseguite perlopiù per accontentarei nostalgici, ma da qualche mese a questa parte qualcosa è cambiato.
Chi segue Udo da un po', sa che è sempre stato abbastanza fastidioso per lui suonare pezzi degli Accept dopo lo sciogliemento, in quanto risiedeva in lui la voglia di distaccasi completamente da quel gruppo. E così, negli ultimi giorni di Agosto è uscita la notizia che gli U.D.O. avrebbero intrapreso un tour, cominciato a Settembre e che vedrà la sua fine agli inizi di Marzo, dedicato solamente ai classici degli Accept, in modo di potersi liberare una volta per tutte di questo "fardello", se così vogliamo chiamare", e dedicandosi così finalmente, alla fine di questo tour, solamente agli U.D.O., senza più riproporre i pezzi degli Accept.
Per l'occasione, il monicker con cui Udo e la sua band promuoveranno questa tour sarà solo "Dirkschneider", abbandonando il nome U.D.O., e confermando quindi che questo tour è stato intrapreso da Udo con il solo ed unico scopo di cancellare una volta per tutte gli Accept, togliendoli quindi anche da ogni attività che si sarebbe altrimenti ricollegata agli U.D.O. Viene annunciato, poche settimane più tardi, l'uscita di un CD Live per l'occasione, intitolaato "Live - Back To The Roots", che avrà il compito di testimoniare ulteriormente, e definitivamente, ai fan che non hanno potuto assistereal tour di persona, che questa sarà un'occasione unica di poter risentire per l'ultima volta Udo cantare i pezzi che hanno fatto la storia degli Accept.
Accompagnato da una copertina abbastanza scarna, ma efficace nel suo messagio, il disco è privo di qualsiasi punto debole. Seppur vicino ai 65 anni, Udo dimostra che la sua voce è ancora in grande spolvero, che come un buon vino, più invecchia e più migliora, spaziando facilmente da pezzi dirompenti come "Breaker", "London Leatherboys", e la strepitosa "Princess of The Dawn", ad altre canzoni di maggiore impegno dal punto di vista vocale come "Up The To The Limit", Screaming For A Love-Bite", e la spiazzante "Son Of A B*tch". Trova spazio anche la piu cadenzata "Neon Nights" e la sempre eterna "Metal Heart", con una partecipazione del pubblico veramente strepitosa. Chiudono il disco la trascinante, seppur breve, "I'm A Rebel", la divertente "Burning (Just Like Fire)", e un pezzo che è universalmente riconosciuto come la nascita della prima canzone speed metal, oltre che come canzone più conosciuta degli Accept, parlo ovviamente di "Fast As A Shark". Da segnalare, oltre alla voce di Udo che sembra non esser mai invecchiata, la prestazione di tutta la squadra, dal basso di Fitty Winehold, strepitoso in "Head Over Heels", dalle chitarre graffianti e di impatto di Heikkinenen e Smirnov, fino all'ottimo lavoro dietro le pelli del figlio di Udo, Sven Dirkschneider, che in più di un momento si è rivelato come vero intrattenitore del pubblico. Un ulteriore pregio è ovviamente la produzione, che mette in risalto tutti i partecipanti a questo live, dai musicisti al pubblico, con quest'ultimo veramente coinvolto in tutta l'esibizione.
Udo dimostra con questo live non solo di aver chiuso in modo definito il capitolo dedicato agli Accept in un modo decisamente fantastico, ma che a 65 anni suonati, sa ancora come tenere un concerto, non intrattenendosi molto con il pubblico certo, ma facendo sentire la sua passione e la sua energia sempre distintamente. E diamine, per un ometto di appena un metro e sessantacinque è tanto. Difetti nel concerto vero e proprio non ne trovo, ma se devo andare a trovare il pelo nell'uovo direi forse che la scaletta pecca di canzoni da album come "Objection Overruled", o dall'album omonimo, e da album secondari come "Death Row" e "Predator", ma questo è piu un mio rammarico che una critica vera e propria mossa verso questo live. Gli Accept, dal canto loro, sembrano come aver iniziato una sorta di guerra fredda verso il loro ex-leader, siccome fra poco meno di un mese rilascieranno anche loro un album live, "Restless And Live". Al di fuori di tutte le critiche possibile verso la figura di Udo, una cosa è sicura. Per quanto questa uscita possa essere messa in secondo piano da altro, per quanto possa essere ritenuta una mossa puramente commerciale, niente può cambiare il fatto che questo live segnerà indelebilmente anche gli Accept stessi, poichè quello che questo album ci lascia alla fine dell'ascolto, è una consapevolezza enorme, ovvero la certezza che non risentiremo più cantare i classici degli Accept con la sua voce storica. E che ci crediate o meno, questo live segnerà la storia.
Elenco e tracce
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