A volte accadono piccoli miracoli discografici che come per magia tentano di rimescolare le certezze ormai consolidate del panorama musicale. Nel 2021 parlare ancora di Hardrock è infatti molto difficile, vuoi perche' sembra un genere decisamente distante dall'essere di tendenza, ma sopratutto per una mancanza atavica di ricambio generazionale. Sono ancora i big (perlopiù in una fase discendente) a tirare avanti la carrozza del rock e nuove leve all'orizzonte in grado di prenderne le redini non se ne vedono. O quasi. I Dirty Honey sono un gruppo californiano fondato nel 2017 da Marc LaBelle (cantante) e John Notto(chitarrista solista). Questa band è esplosa all'improvviso e in modo del tutto inaspettato nel 2019, trainata da un singolo come "When I'm Gone" che è riuscito a piazzarsi addirittura nella prestigiosa classifica Mainstream Rock di Billboard. Risultato che assume un'importanza addirittura maggiore se consideriamo che questa band non aveva firmato alcun contratto con nessuna casa discografica e che "When I'm Gone" (e il relativo ep) è stata autoprodotta e non ha benificiato di una campagna marketing adeguata. Da lì in poi la band ha aperto i concerti di gruppi come The Who, Guns N' Roses, Alter Bridge e Slash. Inevitabile dopo un inizio così promettente che l'attesa per il primo album sia schizzata alle stelle. Complice la pandemia, la band ha dovuto annullare una serie di concerti (sold out) e ha dedicato il tempo libero per scrivere e registrare il proprio esordio discografico. Esce così "Dirty Honey" con la collaborazione di NickDiDia già ingegnere del suono di un certo Brendan O'Brien, produttore che ha lavorato con artisti del calibro di Pearl Jam e Rage Against The Machine. L'album prosegue la strada tracciata dall'ep già pubblicato delineando la cifra stilistica della band. Chiarissime influenze dalla golden age del rock, con riferimenti ai Rolling Stones, ai Guns N' Roses e sopratutto agli Aerosmith. E' palese l'amore incondizionato della band verso i giganti di Boston. Attenzione però, qui non si parla di scendere nel plagio ma di influenze ben riconoscibili sia nel songwriter che nell'impostazione generale della band. Molte canzoni ricordano i migliori momenti dei primi Aerosmith, sopratutto per i riff del chitarrista John Notto. "California Dreamin" è il singolo scelto per promuovere il disco. La canzone parla della disillusione del sogno americano(fin qui nulla di nuovo) con una chiara matrice rock/blues e un riff che entra immediatamente in testa. Sarà una costante di tutta l'offerta dei Dirty Honey. La grandezza di questo lavoro è proprio il sottile confine tra canzoni mainstream e di personalità, una caratteristica degna di un lavoro maturo. Fà pensare che questa maturità si senta così evidente già dal primo album. Il lavoro strabiliante e' di MarcLabelle. Un singer dotato di una tale versatilità onestamente non si sentiva da molto tempo. Si possono riconoscere chiare influenze del primo Axl Rose, ovviamente di Steven Tyler e anche un pò di Robert Plant. Quello che stupisce è come interpreta le varie canzoni mettendosi al servizio della melodia senza mai strafare ma impreziosendole con notevoli acuti e graffianti linee vocali. Come ad esempio nella splendida "Tied Up" dove c'è anche una coda finale cantata a cappella. L'album si contraddistingue per essere molto essenziale con canzoni dotate di riff aggressivi e melodici sempre di stampo blues, impreziosite da un ottimo lavoro del batterista Corey Coverstone. Le otto canzoni e la durata breve garantiscono estrema immediatezza resa tale anche dall'eccellente lavoro produttivo. "No Warning" è la canzone meno ispirata se non fosse che specialmente il riff portante ricorda troppa la hit "When I'm Gone". L'album si chiude con l'eccellente "Another Last Time" ballad dalla forte impronta blues che ricorda molto da vicino i mentori Aerosmith. E' nata una nuova stella nel firmamento del rock? Ovviamente è troppo presto per dare una risposta. Certo la strada intrapresa dalla band sembra essere quella giusta. La spontaneità dei migliori esordi è presente in grande quantità e non mi stupirei se questa band facesse parlare di sè nei prossimi tempi. Dopo l'esplosione mediatica ( grazie anche al supporto di una big come la Sony) dei Greta Van Fleet si è riacceso l'interesso verso il rock mainstream, genere dove i Dirty Honey potrebbero avere una grande importanza a patto di non snaturarsi troppo e rimanere fedeli alla propria proposta musicale. Una proposta che guarda al passato con estremo rispetto, ma ha un occhio ben focalizzato verso il futuro. La band è cosciente dei propri mezzi e non sembra per il momento voler fare il passo più lungo della gamba. Ora però arriva il difficile perchè dopo un ottimo album di debutto come questo la popolarità della band e' destinata a crescere. Vedremo come si evolverà il percorso di crescita di questi ragazzi sperando di poterli ammirare il prima possibile dal vivo.
Elenco e tracce
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