Adesso i Dirty Projectors piacciono a tutti.

"Bitte Orca" disco dell'anno 2009 su molti magazine specializzati, si parla di genio nella commistione di generi, si raccontano storie e influenze di ottimi musicisti e piace molto riempirsi la bocca in questo senso. Io la penso in modo diverso e sintetizzo in due punti soggettivi (per questo opinabili) :
1. "Bitte Orca" non è il miglior disco dei Dirty Projectors, mentre lo è "The Getty Address"
2. tutta la discografia del signor Longstreth supera a fatica, ma a fatica, la sufficienza e ha poco o nulla per meritarsi di essere osannato nel settore.
Le opinioni dividono, fanno riflettere e non voglio pormi in modo gratuitamente antitetico, né voglio convincere nessuno a buttar fango sul giovane cantautore, ma cerco solo di dare una mia interpretazione uditiva a quello che leggo.

Dave Longstreth non riesce a fondere bene i due lati della sua concezione musicale: le orchestrazioni sperimentali si mescolano ad attimi intimisti, senza però risultare arricchiti a vicenda, ma risentono di sgraziati accostamenti. Ritengo a volte troppo acuti i cori e la voce stessa non mi ha mai convinto fino in fondo, le dissonanze orchestrali mi hanno creato un certo fastidio acuito dalle vocals e più volte ho provato a rivalutarlo senza successo.
Ascoltavo il cd in macchina, in camera, in salotto o altrove, ma non ne trovavo l'essenza e cercavo di giustificarlo comunque: "Non è il suo ambiente..", "Forse sono troppo stanco e distratto", "Non riesco a capire in questo momento alcune soluzioni" , insomma ero ipercritico verso me stesso perché leggevo articoli mirabolanti della critica e volevo farmi piacere le canzoni a tutti i costi.
Questi tentativi hanno anche arricchito la mia discografia, ho comprato "Slaves, Graves and Ballads", ho scaricato "Bitte Orca" e ho riprovato ancora la ricerca delle qualità di Dave Longstreth. Poco o nulla a livello di emozioni, qualcosa a livello di intuizioni, zero a livello di gradevolezza.

Su questo disco si dice che è stato concepito come una opera glitch, leggasi anche le definizioni della etichetta Western Vynil, oppure una raffinata ricerca nel mondo indie e chi più ne ha più ne metta, chi non lo avrebbe comprato in tempi di magra?
"I Sit on the Ridge at Dusk" inizia le danze con una serie di coretti intermittenti femminili, orchestrazioni sghembe e andare claudicante, non provo nulla ma attendo a formulare giudizi anzi sono già pronto a rivalutare questo incipit a seguito di uno strabiliante (spero) disco. Arrivano "Warholian Wigs" e "I Will Truck" in serie e sale l'urticaria in alcuni frangenti: la voce stessa del Longstreth stridula e poco convincente viene supportata da idee melodicamente apprezzabili, ma anche da disturbanti arpeggi e orchestrazioni fuori asse.
Vado avanti, si tratta di un concept album basato su Don Henley - fondatore degli Eagles e voce indimenticata di "Hotel California" - aspettiamo quindi a giudicare. Si profilano le altre tracce, ma le sensazioni non cambiano, proprio quando sembra indovinare la formula qualcosa si inceppa e pur capendo e apprezzando che il nostro Longstreth è persona intelligente che abbandona Yale per fare il musicista dedicandosi anima e corpo a questo progetto, la fine del disco arriva a rincuorarmi.

Quello che mi ha illuso è comunque questa aurea preziosa e colta sul disco, ogni volta che mi avvicino a queste note spero che sia la volta buona, ma ne resto puntualmente deluso e non credo ormai che in due anni possa arrivare il suo momento. Il successivo "Bitte Orca" lo trovo più accessibile, ma meno innovativo, mentre il precedente "Slaves Graves And Ballads" risulta ancora scisso nelle due anime del nostro autore.
Tra le cose da salvare nella produzione di Longstreth è il coraggio di unire ed innovare, passare dalla forma cantautoriale alla sperimentazione sgangherata e talvolta, per pochi attimi, il colpo di genio compare, ma se ne va al primo soffio di vento e forse la critica o coloro che (in buona fede) devono scrivere e recensire miriadi di album in pochi minuti, hanno percepito questi spunti positivi, ricamando sopra un hype genuino, ma a mio modo di vedere poco giustificato.

Forse arriverà il giorno atteso di rivalutazione di questi lavori, per ora mi colloco in antitesi con tanti giudizi e spero di ricredermi quanto prima e pagherò io gli studi a Yale al giovane Dave...

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