"Ogni cosa ha il suo posto / Il tuo​ è l'ultimo / Lontano dalle luci del circo / Ed è perfetto"

Li avevamo lasciati così, i Discomostro, in chiusura alla loro personalissima ‘trilogia della sopravvivenza’: appesi ad asciugare dopo l’ultima tempesta.

La creatura del Carlame non è sempre stata lucidissima, ma per qualche strano prodigio il suo spirito di auto conservazione col passare del tempo gli ha ugualmente permesso di disciplinarsi.

Dall’auto commiserazione alla rassegnazione che si fa presa di coscienza, dal non avere nemmeno le forze per contare il numero di sbarre della gabbia al riuscire addirittura a vederci attraverso, un disco via l’altro il Mostro non ha mai smesso di dinoccolare lungo i diversi spettri dello stesso registro umorale.

Ed oggi, a tre anni da Mostrofonia, lascia a bocca aperta stare a guardarlo camminare come i giganti.

È caduto il velo, assieme all’ impaccio dei titoli - “Mostrofonía”, “Mostroscopía”, “Mostropatía” - e con Oh No! i Discomostro si fanno chirurgici, poiché liberi di quella libertà che appartiene a chi è completamente padrone di una cifra stilistica propriamente detta, ammorbidita nel fiorire di un rock scolpito e coerente.

E perciò sono cazzi.

Perché il Mostro ora non è più davanti a noi, è fra noi. È "il ragazzo della porta accanto al ragazzo della porta accanto", ed è ovunque.

Fa le fusa accovacciato sul divano, languido e malinconico. Ti saltella a mo’ di scimmia su una spalla, subdolo e sadico.

Vuole abbracciarti, ma finisce col rovesciare il veleno. Non è cattivo, è esuberante.

"Forse non mi basta un cuore / Forse sono una sgualdrina / Forse voglio solo tutto ciò che mi spetta" (Lima)

La furia hardcore dei suoi trascorsi è tatuata sugli avambracci, sottili e androgini, ma la costruzione dei dodici brani che lo compongono ne stempera la portata, così da annullare ogni latenza a livello lirico.

"Fumiamo senza parole, senza fretta, senza farci del male / E senza mai guardarci negli occhi / Perché fa tremare” (1996)

C’è del mestiere nel modo in cui Carlame ed i suoi sodali rimodellano un suono che esalta i contenuti allegorici del fu Skruigners.

"Prova tutto, vale tutto / Costruisci un passato che sarà bello riguardare un giorno / Perché tanto, tanto ritorna / Prima o poi ritorna / Come i peperoni e le mode del cazzo” (Peperoni)

La vera forza di Oh No! probabilmente risiede in questo: i nuovi Discomostro sono più band di quanto non lo siano mai stati, trasmettono la sensazione di essere un progetto centrato come mai prima d’ora.

Giada, il giro di boa della tracklist, ne è suo malgrado il manifesto. Canzone con la “C” maiuscola.

Non è tutto oro quello che luccica, il Mostro sarà anche cresciuto ma non ha ancora imparato a stare composto, bisogna avere pazienza. Spesso, durante l’ascolto, capita di dover distrarre lo sguardo altrove per prendersi una pausa e non venire risucchiati dallo sciabordio del suo ventre in tempesta.

"Perché tuo figlio non ti ha chiesto di nascere / Tuo figlio non ha scelto di nascere / Sei tu che hai deciso di lanciare i dadi / Tuo figlio non ti ha chiesto di esistere / Soffocare, ammalarsi e soffrire / O guardarti morire / Sei tu che hai deciso che ne vale la pena” (Cactus)

Buonjiorno, cover estratta dal disco in proprio di Carlame e Persona, intinta delle divagazioni acustiche del progetto solista di Andy, arricchiscono quello che è più del risultato di uno sforzo artistico, è la sublimazione di uno specifico filone del punk-hardcore nostrano.

Il Mostro è stato bravo, si è applicato.

Ed Oh No! è già un classico.

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