Il concetto del vecchio e del nuovo nel mondo delle arti é stato analizzato sotto ogni punto di vista. Io di certo non sono in grado di farlo. Non sono un critico e neppure uno studioso, eppure mi rendo conto che il mondo della musica é talmente vasto nel tempo e nello spazio che non riesco mai a sentirmi attualizzato, di avere una conoscenza tale da poter essere padrone di tutti i riferimenti necessari per poter giudicare un'opera.
La curiositá che mi spinge a procurare tali riferimenti non é mai completamente soddisfatta; quando si scopre un tassello, se ne trova un altro che ci rivela nuovi indizi in termini di evoluzione. Evoluzione che si nutre delle influenze temporali delle innovazioni apportate e influenze spaziali che nascono dagli incontri fra culture diverse.
Tuttoció anche per introdurre un quesito che a volte mi pongo: perché sono cosí ossessionato nella ricerca di questi tasselli? Perché mi sembra di non arrivare mai? E soprattutto perché non sono per niente attratto dalle ultime uscite discografiche?
Quest'ultima domanda mi fa sentire un lieve senso di colpa verso quegli artisti nuovi che magari meriterebbero la mia attenzione, eppure questa febbre del nuovo, dell'appena uscito, (anche nel campo della cinematografia) mi lascia completamente indifferente.
E cosí il tassello che vorrei scoprire oggi é quello dei DNA, difficili da incontrare nella stessa misura in cui é importante conoscerli. Per fortuna che la No More Records ha pubblicato nel 2004 "DNA of DNA", un cd dove é raccolto tutto il materiale della band.
I DNA si formano nel 1978, il loro genere viene definito "No Wave". Catturano lo spirito punk rubandone la rabbia e l'approccio musicale anarchico, la negazione stessa del musicista didatta. Non siamo in Inghilterra ma nella grande mela, in un momento cruciale per la musica del nuovo millennio. La loro prima incisione avviene su una raccolta curata da Brian Eno, intitolata "No New York". La loro unica uscita discografica sará un EP pubblicata dalla Rought Trade, "A taste of DNA", che rimane il momento migliore della raccolta in questione. "DNA of DNA" raccoglie anche dei pezzi composti per il teatro; "Fruit Of The Original Sin", canzoni live e inediti.
DNA é un trio, composto da Arto Lindsay, Ikue Mori e da Tim Wright, (bassista uscente dai Pere Ubu poco prima che incidessero il loro primo disco), subentrato al tastierista Robin Crutchfield.
Con Tim Wright al basso, la musica guadagna piú consistenza e corpo ma le strutture dei pezzi non si ammorbidiscono; rimangono folli e taglienti, la decostruzione musicale e lo spirito "antipop" non si affievoliscono per niente. E´ soprattutto Arto Lindsay con il suo personale modo di suonare la chitarra e cantare, a definire questo nuovo approccio musicale; squittisce, rumoreggia, graffia, cigola. Stupisce. Fá scuola senza aver studiato.
La vita del gruppo é breve, solo quattro anni, ma lascia il segno, un segno di follia e coraggio di un mezzo brasiliano e di una giapponese, un incrocio di due mondi diversi nella grande mela dove tutto é possibile. La fine dei DNA sará l'inizio di due fantastiche carriere musicali, che porteranno i due verso cammini separati ma affini, nell'originalitá e coerenza.
Proviamo adesso a riporre il tassello DNA al suo posto nella storia.
Chi é capace di vedere quali influenze hanno lasciato attorno a loro?
Chi riuscirá ad ascoltare da quali cellule musicali ci suona l´ereditá del loro codice genetico?
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