Nella mia recensione dell'E.p. d'esordio dei Dogstar ho sottolineato quanto la presenza in formazione di un divo del cinema avesse fuorviato media ed audience, trasformando un trio autentico e credibile nell'ennesimo capriccio hollywoodiano di una star. E credibilità ed autenticità è ancora ciò che ricorre al termine dell'ascolto di questo loro debutto in formato long.
La band di Bret Domrose camuffata in band di Keanu Reeves suona un grunge-postgrunge radiofonico ("Forgive", "Honesty Anyway", "Goodbye"), sagace ("Nobody Home", "Bleeding Soul" coi suoi vuoti-pieni-vuoti di chitarra), poderoso ("Enchanted", la finale "Denial") ed anche lieve in brani quali "Breathe Tonight" e nella titletrack.
Ci mettono una versione sugosa di "No Matter What" dei Badfinger, che è gradevole quanto fuori canone, e piazzano un paio di pezzi di musica americana senza fronzoli... Ascoltate per credere "And I Pray", magari immaginandola suonata dai Soul Asylum... Questi ci avrebbero messo una chitarra acustica ad addolcire e legare il tutto, e David Pirner l'avrebbe cantata con la sua inconfondibile voce strozzata, tra i mille arpeggi ed arpeggini.
Non una band imprevedibile, non una band eclettica magari, però solida, efficace, valida, robusta e con un pugno di canzoni niente male. Per chi ha amato il grunge, son sicuro che l'ascolto di "My Little Visionary" varrà anche più di quanto riassunto in questo capoverso. Molto di più varrà per coloro che del grunge e di quegli anni avrà un po' di nostalgia. Un disco che fors'anche coglierà di sorpresa colui che più o meno tutto credeva d'aver ascoltato e conosciuto di quel genere musicale...
Ma non biasimo nessuno: e chi se l'aspettava la buona musica dall'ennesimo capriccio musicale d'una star del cinema hollywoodiano?
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