Nel cuore verde della Francia, poco sotto Parigi, Claire e Michel, una giovane coppia, si apprestano a trascorrere qualche settimana di vacanza nella casa di campagna con le loro tre bambine. Che però hanno caldo in quella vecchia auto senza aria condizionata, e piangono. Così la donna e l'uomo litigano. C'è anche la prospettiva che piombino in visita i genitori di lui, prodighi di regalie, forse per meglio controllarli. Inoltre, Claire è fin troppo apprezzata dal suocero, cordialmente odiata invece dalla suocera.
All'autogrill, durante una sosta, Michel rivede dopo vent'anni un vecchio compagno di scuola, Harry. Li tiene uniti nei ricordi solo un'epica scazzottata. Harry è un estimatore del vecchio compagno, anzi, è ossessionato dai suoi traguardi mancati. Ne conosce a memoria una lontana poesia, sa tutto di un vecchio abbozzo di romanzo... Ricco per eredità, con una moglie del tutto succube, comincia a risolvergli i problemi a modo suo: facendogli, cioè, progressivamente il vuoto attorno perché ricominci a scrivere. Non dirò di più.
Dirò solo che il film, malgrado qualche deragliamento nel finale, è ben concepito e mai banale, frutto, con ogni evidenza, della più felice ispirazione del suo autore, il tedesco naturalizzato francese Dominik Moll, in seguito approdato a maggior fama con “Il monaco”, e dell'opera di un cast ottimamente diretto. Va visto, essendo non solo al capolinea del percorso segnato dall'inarrivabile “Shining”, dal buon “Misery non deve morire” (1990, di Rob Reiner, tratto da Stephen King) e dallo splendido, crepuscolare “Il viaggio di Felicia” di Atom Egoyan (1999), ma anche alla loro confluenza: l'inquietante flemma dello psicotico di fatto al centro della storia, qui interpretato dallo spagnolo Sergi López i Ayats, premiato al César 2001 e agli European Film Awards come miglior attore per questa performance, vi richiamerà il Joe Hilditch impersonato da Bob Hoskins (personaggio certo più complesso); quando vedrete le strade che tagliano i boschi sontuosi della Francia solcate da minuscole macchinine copme nel labirinto d'un clima di sospensione, e quando vedrete lo spettro della degenerazione della vita famigliare, lì ritroverete “Shining”; al constatare la cura di Henry per Michel rivedrete la follia dell'infermiera di “Misery” verso lo scrittore suo idolo; e in quegli scenari desolati, dove squarci di luce e soprassalti di terrore fendono la quiete della campagna, risentirete la voce terribile dell'inconscio.
Poi l'ultima immagine vi chiarirà molto di quanto avevate creduto di non aver compreso appieno, il significato reale della storia, o almeno della sua seconda parte.
Il film ai César del 2001 vinse i premi per miglior regia, miglior sonoro, miglior montaggio e, come prima si diceva, miglior attore.
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