Ci voleva una serata particolare per farmi tornare la voglia di scrivere quassù!
Da qualche anno a questa parte il Duo Bucolico è parte integrante di quelle compilazioni fatte per i viaggi in auto che allietano anche i figli più piccoli che divertiti le cantano sereni a squarciagola, divertendosi come matti… E quale migliore occasione se non quella di vederli al mitico Bloom di Mezzago? Al mio seguito c’è mia figlia, dieci anni fra pochi mesi ed una quarta elementare che volge al termine. Sorriso contagioso ed occhi furbi; prima di cena saluta le amiche con cui eravamo usciti ed orgogliosamente le avvisa che va al concerto col papà, in un posto famoso dove hanno suonato anche i Nirvana! (si, quelli del cofanetto appoggiato sulla libreria dice lei)
Ed eccoci dentro al BLOOM, dopo una veloce cena fuori dal locale ed in attesa del concerto! Vaghiamo nei pressi del palco, tra il banchetto t-shirt/ cd ed il mixer ed i ricordi vanno ad un mitico concerto dei QOTSA a cui ho assistito qui nel novantotto e di cui ancora porto il ricordo delle orecchie sanguinanti a fine esibizione per il volume assurdo tenuto durante tutta la serata.
Tutto è pronto, la sala è piena ed il Duo Bucolico si presenta sul palco; Antonio Ramberti alle tastiere vestito in modo eccentrico e Daniele Maggioli più low profile, in nero. Ma qui contano poco i vestiti, i due romagnoli sono matti come cavalli e la scena è subito loro. Tastiera, chitarra acustica, mixerino per gli effetti, un megafono, due giocattoli di una volta che camminano sul palco ed i vestiti da scena tenuti in una valigia sono il corollario di un’ora e mezza abbondante di illogico cantautorato anarcoide con sprazzi di musica reggae, elettronica, folk, ballate acustiche, techno e chi più ne ha più ne metta!
Le canzoni scivolano leggere tra l’ilarità divertita del pubblico che canta, ride e balla tra le improvvisazioni dei due che cercano parecchio il contatto con chi li ascolta, interagendo qua e là prima con mia figlia in prima fila (“li voglio anche io quei pantaloni lì come i tuoi!” dice il Ramberti), a seguire con un altro bambino ancora più piccolo ( salito poi sul palco ) e poi con altra umanità presente e danzante di un pubblico che interagisce e sta al gioco divertita.
Poi come sempre succede, dietro (e dentro) a testi che raccontano storie assurde in totale libertà e bizzarria, ci sono tutti i temi e le verità di questo mondo raccontate in maniera leggera e stravagante e le amarezze della vita sono trattate sempre con un sorriso e con la leggerezza.
E così, senza batter ciglio, si passa dalle canzoni del bevitore longevo (“che ha portato i crisantemi
Uno per uno a tutti quanti i suoi amici astemi”) al Neuroscettico che ( “Europa già mi manchi Le facce di Strasburgo, quei barbari vichinghi “ ) passando per la zia che si è sposata ( “ si è sposata la mia zia settant’anni di clausura verginella la sua prima giarrettiera sotto l’abito da sposa la pancera”) per concludere con Tempi d’oro, la loro hit cantata a squarciagola da tutti, vecchi, bambini, zie, padri e figli.
Accorrete, accorrete numerosi cani, gatti, cavalli, mogli e buoi dei paesi tuoi il prossimo concerto è per voi!
…Voglio andare al mare si! Ogni santo dì! Voglio andare al mare sì! Che tte devo dì!?...lalalalaaaaaaaaaaaa
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