C’era grande curiosità per quanto riguarda gli Editors, in particolar modo dopo l’apprezzato “in Dream”.

Sesto lavoro in studio per Tom Smith e soci, questo “Violence” (registrato tra il 2016 e il 2017 e co-prodotto dalla band assieme a Leo Abrahams) ci presenta una band in buona forma, impegnata nell’ennesima muta della pelle dopo un bagno nell’oscurità e nella polvere col precedente album, che riconciliava la vena dark delle prime opere con il gusto per l’elettronica di “In This Light And On This Evening” del 2009.

Come dichiarato dallo stesso Tom Smith, un cospicuo aiuto nella stesura dei pezzi è arrivato dal musicista britannico Blanck Mass, all’anagrafe Benjamin John Power, ovvero metà del duo drone Fuck Buttons, che ha dato una mano ad organizzare in qualche modo le due anime predominanti messe in mostra dalla band per questo album; quella elettronica, ampiamente esplorata nei due dischi sopracitati, e quella chitarristica, patrimonio storico dei ragazzi di Birmingham.

Il risultato era ampiamente evidente già nei due (ottimi) singoli estratti, la strepitosa “Magazine” (probabilmente il miglior refrain degli Editors da anni) e l’altrettanto convincente “Hallelujah (So Low)”, tanto à la Muse nelle strofe quanto debordante e violenta nel ritornello.

In questo nuovo percorso troviamo un gusto più accentuato per certe architetture pop, come ampiamente chiarito dall’opener “Cold”, o nel ritornello della già citata “Magazine”. Anche “Darkness At The Door”, a dispetto del titolo, mostra una certa positività (solitamente estranea al mood della band) che si perde in un’insistita coda strumentale. Altrove si cercano soluzioni più complesse e stratificate, come nel lungo viaggio della titletrack o nella marziale chiosa “Belong”.

Curiosa la riproposizione di una riarrangiata “No Sound But The Wind”, pezzo storico già inserito anni fa nella OST di “Twilight – New Moon” e pubblicata in versione live come singolo già nel 2010. Qua presenta con qualche orpello in più (non necessariamente un male) ed un arrangiamento più curato e compiuto, fors’anche più epico e vagamente pomposo.

“Violence” è un buon disco, e gli Editors proseguono coerentemente nella ricerca di una propria definitiva identità che sembra non voler mai arrivare, per quanto apprezzabili siano i tentativi. In ogni caso, ennessimo episodio assolutamente apprezzabile ed arrivederci alla prossima trasformazione.

Brano migliore: Violence

Carico i commenti...  con calma