Il salto rispetto al già gradevole debutto è spettacolare e spiazzante. Con Jackson ai fiati e Potter al basso l'incredibile formula VDGG è quasi completa: manca solo la scelta coraggiosa di rinunciare alle chitarre.
  • hjhhjij
    29 dic 15
    Hanno talmente rinunciato alle chitarre che nei due successivi le parti di elettrica le suonerà Robert Fripp XD Non è mai stato un elemento primario del loro suono, ma c'è sempre stato, dietro al sax e all'organo e alle tastiere (voce a parte of course).
  • Dragonstar
    29 dic 15
    Tra i migliori del Generatore. Refugees da brividi, infatti, non l'ascolto mai prima o dopo Still Life (la canzone): due brani così di fila potrebbero provocarmi un infarto.
  • Tattone
    31 dic 15
    Quando mi sono avvicinato al progressive una delle cose che più mi ha colpito di questo gruppo era proprio questa cosa, che c'erano poche o nessuna chitarra...considerato anche che a mio parere meno chitarre conteneva l'album migliore era il lavoro, infatti considero i migliori i due successivi, i meno incisivi il debutto e questo, almeno fino a Still Life. Detto questo anche per me "Refugees" è la mia preferita di questo disco, una tensione lirica e un'interpretazione semplicemente irresistibile che si protrae per tutta la non indifferente lunghezza del brano. Però sicuramente i VDGG sono entrati nella storia per altri brani
  • hjhhjij
    31 dic 15
    Veramente "Refugees" è proprio uno dei loro immortali evergreen Tattone, proprio una di quelle canzoni per cui sono entrati nella storia.
Lavoro certo acerbo e ingenuo ma già di una certa eleganza. In particolare Banton e Hammill già in formissima (quest'ultimo solo per l'interpretazione della voce). Bellissima "Octopus".
  • bluesboy94
    24 nov 15
    Il particolare che più amo di questo disco , discreto, ma non indicativo del loro successivo percorso, è l'eco della voce di Hammill in "Running Back".
  • hjhhjij
    24 nov 15
    Be "Afterwards" è la perla immortale del primissimo Hammill ('67-'69) e "Octopus" è già diretta verso The Least, manca solo Jackson. Il resto è acerbo, legato agli anni '60 in una sorta di psichedelia proto-progressiva ma davvero molto piacevole e con alcuni bei pezzi e pure qualche bizzarria ("Aquarian"). Il talento si percepisce benissimo forse non si capisce ancora quanto veramente ce n'è... The Least sarà già qualcosa di nuovo, unico, personalissimo, inimitabile, perfetto, con un suono grezzo, oscuro e selvaggio che gradualmente, con i capolavori della maturità, non si troverà più nei loro dischi.
  • Robles
    24 nov 15
    Questi mi fracassano i c.... in modo pazzesco!!
  • hjhhjij
    24 nov 15
    5 giorni e già vuoi farti così ben volere ? Quanta buona volontà.
  • Tattone
    24 nov 15
    Bellissimi contributi! Tranne aRobles ovviamente, commento poco tecnico!
  • caesar666
    25 nov 15
    In realta' non e'poi cosi' acerbo. A mio avviso un grande disco molto psichedelico
  • hjhhjij
    25 nov 15
    No è acerbo eccome, il loro suono non è ancora ben definito, manca il sax di Jackson e la scrittura di Hammill in alcuni casi è ancora ingenua,grezza sebbene mostri già tutto il talento. Il disco è bello (vabè se lo chiedi a me...) e con richiami alla psichedelia ma non si può negare che sia acerbo e in cerca di una direzione, trovata subito dopo.
  • Littlelion
    25 nov 15
    C'è anche Necromancer che seconod me è un gran bel pezzetto!!!
  • hjhhjij
    25 nov 15
    Bel finale "Necromancer".
Un universo in poco meno di 50 minuti: 5 storie pervase da una cupa grandiosità che parlano dei pericoli e delle conseguenze della solitudine.
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