"Io lo odio Johnny Marr, profondamente. Ho coperto perfettamente con del nastro nero isolante laddove il suo nome tronfio appare. Bell'affare assorbire, respirare questo disagio da Condominium stile Ballard".
E Bernard Sumner? Viene benedetto da Rasputin? Non so chi sta "peggio".
Fatto sta che dopo i primi due lavori usciti rispettivamente nel '91 e nel '96, e comprati in diretta da me medesimo, vedere poi questo uscire inaspettatamente nel 1999, fu un fulmine a ciel sereno.
E chi se lo aspettava dopo la cicciona benevolenza di quei due ghiaccioli alla fragola che soddisfacevano la nostre parti serie e facete di un pop semi elettronizzato che non ti chiedeva niente di speciale, che comunque smuoveva serenità.
Ed ecco che il reitero della frescura appare anche sul terzo, e per la terza volta noi accantoniamo quell' "aridanghete" spietato nell'innescare indifferenza, anzi abbracciamo con gioia le nuove "tenerezze contorte". Altresì, armati di una coscienza vivissima stimolata da questa musica, cancelliamo strascichi di un albero genealogico che vuole che il terzogenito sia ormai trascurato dall'amore genitoriale per forza d'inerzia da stanchezza.
La freschezza di questo terzo parto ci allontana dal dispensare ingiuste privazioni emotive e senza pretese nè aspettative constatiamo una limpidezza che potrebbe fare scatenare crisi di nervi melense, ma l'accettazione del momento di dolcezza instilla ammorbidimenti che fanno brillare ricordi e solitudini varie.
Teneroni che non siete altro, orsù, confessatevi...
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